Mezze verità

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Fradici, infreddoliti e spaventati ci rifugiammo all'interno di quello che sembrava un edificio diroccato, dimenticato da tutti tranne che dai writers. Sollevai lo sguardo verso il rosone decorato e cercai di ricordare l'ultima volta che avevo messo piede in una chiesa.

Markus mi indicò una vecchia cassettiera impolverata. «Lì troverai dei vestiti asciutti. Cambiati, poi Josh ti medicherà il braccio. Simon, North, troverete anche delle sacche di sangue blu. Occupatevi dei feriti.»

Aggrottai la fronte. «Ma come...?»

«Un buon leader deve sempre avere un piano di riserva. Sono tempi difficili per farsi trovare impreparati.»

Gli sorrisi, incerta se essere piacevolmente colpita o preoccupata, e corsi a cambiarmi, impaziente di togliermi i vestiti umidi di dosso. Josh, grazie anche alla sua esperienza come infermiere, ci mise solo pochi minuti per rimettermi in sesto.

«Riesci a muovere il braccio?»

«Sì, era soltanto un colpo di striscio.»

«Per fortuna quel poliziotto aveva una pessima mira. Qualche centimetro più in là e ora non saresti qui a sorridere tanto.»

Gli feci l'occhiolino. «Vorrà dire che sorriderò di più allora, per ringraziare la mia buona stella.»

Feci scorrere lo sguardo intorno alla chiesa e indugiai su due androidi in particolare: una di loro aveva dei brillanti capelli di colore blu. Schiusi le labbra per la sorpresa...Ecco dov'erano finite le due devianti dell'Eden Club. All'improvviso i nostri occhi si incrociarono. Mi irrigidii sotto lo sguardo inquisitorio della Traci, fino a quando non abbozzò un sorriso e mi fece un cenno di saluto con il capo. Interdetta, ricambiai alzando timidamente una mano. Mi avvicinai a Markus, seduto accanto a Simon. Mi schiarii la voce. «Come state? Siete feriti?»

«Stiamo bene. Nessun biocomponente è stato colpito dai proiettili» mi rassicurò Simon.

«La tua gente dice che non vogliono correre nessun rischio con noi devianti.» Il tono di Markus era cupo, come mai lo avevo sentito prima. «Stanno continuando ad ammassare gli androidi nei campi ed è lì che finiranno tutti coloro che non sono riusciti a scappare da Jericho.»

«Possiamo ancora liberarli. Non dobbiamo arrenderci.»

«In poche ore noi saremo gli ultimi rimasti.»

«Quanti sono sopravvissuti all'attacco?»

«Un centinaio, più o meno» rispose Simon. «Ma forse ce ne sono di più, se contiamo quelli nascosti nelle altre città.»

North si unì a noi. «Se non avessi fatto saltare in aria la nave, saremmo morti tutti. Non hai sbagliato niente, Markus. In poche ore sarà tutto finito. O cambieremo il mondo, o il mondo ci distruggerà. Devi prendere una decisione adesso, forse l'ultima della tua vita. E delle nostre.»

Notai Markus stringere un pugno, ma subito Simon lo prese per mano. «Qualsiasi cosa vorrai fare, noi ti seguiremo.»

Si guardarono così intensamente che per un attimo mi sentii il terzo incomodo. Probabilmente North si sentì allo stesso modo, perché si allontanò con un mezzo sorriso sulle labbra. Feci lo stesso e sentii Markus sussurrare a Simon quanto lo amasse. Una vaga sensazione di calore mi si aprì nel petto. Mi sentivo un'ingenua a credere che l'amore avrebbe potuto salvarci tutti, ma ripensai ad Elijah e l'idea di essere amata, in quel momento, rendeva più sopportabile sprofondare nell'inevitabile sconfitta che ci attendeva dietro l'angolo. Vidi Connor appoggiato a una colonna, in disparte da tutti. Aveva l'aria abbattuta e si stringeva le braccia intorno al corpo. Vederlo rannicchiato nel buio, curvo su se stesso, mi fece dimenticare per un istante quale perfetta macchina progettata per cacciare e distruggere fosse. Mi posai al muro accanto a lui e restammo in silenzio per un po'. Finalmente si decise ad alzare lo sguardo su di me. Abbozzai un sorriso, cercando di sembrare il più accogliente possibile.

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