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Espresso per Hogwarts

Non ricordai cosa successe nelle seguenti settimane, capii solo di essere stata portata al San Mungo perché la mia reazione allo Schiantesimo era risultata troppo strana e quindi i miei genitori avevano voluto assicurarsi che stessi bene

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Non ricordai cosa successe nelle seguenti settimane, capii solo di essere stata portata al San Mungo perché la mia reazione allo Schiantesimo era risultata troppo strana e quindi i miei genitori avevano voluto assicurarsi che stessi bene.

Della mia permanenza al San Mungo ricordo poco e niente, visto che la maggior parte del mio tempo lo passavo a dormire o a fare la dormiveglia a causa di un bel po' di sedativi.

I medici, quando mi lasciarono andare, il giorno prima del ritorno ad Hogwarts, continuavano a non spiegarsi il mio strano comportamento di reazione all'incantesimo. E io ero stata molto attenta a non rivelare il mio strano incontro durante lo Schiantesimo; era sicuramente qualcosa che non capitava a tutti.

La sua voce continuava a ripetersi nella mia testa più volte di quanto volessi ammettere.

Mentre di quello che successe fuori dall'ospedale sapevo solo che papà e Percy fossero rimasti parecchio occupati, quindi non avevano avuto modo di venire a trovarmi.

Avevo ricevuto alcune visite regolari ma delle quali non ricordavo assolutamente il nulla. Sapevo solo che a parte la mia famiglia, tranne papà e Percy, fossero venuti anche Harry e Hermione, ma lo sapevo solo perché me lo aveva detto mia madre.

Quella mattina mi svegliai nel mio letto e fu un sollievo, dopo le coperte ruvide dell'ospedale, il mio letto sembrava una cosa meravigliosa.

Tuttavia a casa c'era sempre una tetraggine alla fine delle vacanze. Il rumore della pioggia era forte e mi faceva desiderare di mettermi a leggere un buon libro, ne avevo ancora parecchi che volevo assolutamente iniziare.

Mi dovetti alzare quando mi accorsi che Ginny non era più in camera e quindi era già andata di sotto.

Mi alzai, prendendo la mia divisa di Serpeverde e me la infilai con molta calma. Non avevo mai avuto voglia di cambiarmi sull'espresso per Hogwarts, e quindi mi mettevo sempre la mia divisa prima di andare nel treno.

Arrivai al pianerottolo e vidi che Harry, Ron, Fred e George erano già tutti in cucina.

«C'era una penna qui da qualche parte!»

Vidi papà chinarsi sul fuoco, intento a parlare con il signor Diggory che parlava molto in fretta, del tutto indifferente alle scintille che volavano attorno.

«...dei vicini Babbani hanno sentito dei colpi e delle urla, così sono andati a chiamare quei, come-si-chiamano... puliziotti. Arthur, devi andarci subito!»

«Ecco qui!» disse mamma, infilando in mano al marito un foglio di pergamena, una boccetta di inchiostro e una penna arruffata.

«...un vero colpo di fortuna averlo sentito...»

Andai in cucina e mamma mi notò, così si offrì di aiutarmi a fare la mia colazione.

Da quando ero tornata tutti continuavano a trattarmi come se da un momento all'altro potessi subire un crollo come alla Coppa del Mondo, anche Percy aveva smesso di rivolgermi occhiate penetranti.

[1] A perfect misfortune | 𝘿𝙧𝙖𝙘𝙤 𝙈𝙖𝙡𝙛𝙤𝙮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora