cap.2

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buio.

Le ultime parole che dissi erano rivolte al ragazzo del bar, cercai di chiedergli aiuto, non potevo rimanere in quel vicolo senza potermi proteggere, i marines mi avrebbero subito trovata.

Stavo combattendo contro i marines, mi avevano trovata e volevano prendermi, non è stato complicato sconfiggerli, a quanto pare però ho abbassato la guardia per un secondo e un marine sdraiato per terra mi mise una manetta di amalgotite alla caviglia, cercai di resistere, dovevo trovare almeno un posto nascosto, entrai in un piccolo vicolo e l'ultima cosa che vidi fu il viso del ragazzo, che mi donò uno smagliante sorriso dopo la risposta che gli diedi, poi buio.

Sento gli occhi diventare pesanti, li apro leggermente e vedo una luce, cercavo di capire dove mi trovo ma con pochi risultati, vedevo tutto sfocato e avevo un dolore allucinante alla testa.

Dopo un po iniziai a vedere meglio: ero in una stanza, davanti a me vedevo un soffitto in legno, mossi leggermente le dita della mano e sentii del morbido, ero su un letto.

Girai la testa di lato e vidi qualcosa muoversi: un piccolo esserino con in testa un cappello gigante era dall'altra parte della stanza, appena mi mossi lui si spaventò e si nascose dietro ad un armadio sbucando leggermente con la testa per vedere.

io lo guardo incuriosita, gli animali mi hanno sempre affascinata.

io:"una renna..." dico tra me e me ma senza aspettarmelo ricevo una risposta.

"si! sono una renna, nessuno lo ha mai detto al primo colpo" dice la renna leggermente felice, mi siedo di colpo sul letto e indietreggio fino ad arrivare con le spalle al muro.

"ODDIO UNA RENNA PARLANTE!!" urlo spaventata, poi ripenso a quello che mi ero trovata davanti.

"ODDIO UNA RENNA PARLANTE!!!" urlo di nuovo, questa volta con un largo sorriso in volto e gli occhi che splendono dalla gioia.

"non guardarmi così, hai lo stesso sguardo del capitano quando mi ha visto la prima volta" dice tremando, io allora mi ricompongo.

"scusa" dico da seduta.

io:"aspetta...capitano?"

"oh si, sei su una nave pirata, io sono il medico di bordo di questa nave, mi chiamo Chopper"

dopo un po sento di nuovo quella fitta alla testa, prendo la testa con le mani e stringo gli occhi."è normale che ti faccia male la testa ora, tranquilla dovrebbe passare già domani" lo guardo stupita, sembrava molto informato.


Guardo la mia caviglia e noto che non c'era più la manetta, solo ora noto di non avere gli stessi vestiti di prima: indosso una camicia bianca da notte, mi accarezzo la faccia con le mani per svegliarmi e sento un grosso cerotto sulla guancia.

"se ti va bene ora dovrei farti dei controlli" dice insicuro mentre si avvicina lentamente a me.

"certo" dico con un leggero sorriso con la speranza di tranquillizzarlo.

Lui si avvicina del tutto a me e mi tocca la fronte, poi il polso per sentire il battito, e infine prende una sostanza e me la mette sui lividi che la manetta di amalgotite mi aveva lascito sulla caviglia.

"bene, non hai la febbre e il tuo battito è stabile, proverai dolori alla caviglia ma non per molto, tra circa 4 giorni dovresti ritornare come prima.

ero sorpresa da quanto fosse informato quel chopper.

"grazie dottore" 

"d-dottore? smettila non mi rendi affatto felice così, stupida" dice mentre fa un balletto molto buffo, mi faccio scappare una leggera risata.

Il cuoco dei cappello di pagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora