𝘾𝙤𝙪𝙣𝙩𝙞𝙣𝙜 𝙨𝙩𝙖𝙧𝙨 || ᵏᵃᵍᵉʰⁱⁿᵃ ♡︎

𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊𝒅𝒖𝒆

Kageyama's p.o.v.

Hinata mi aveva trascinato in bagno, dove non molto tempo prima avevo confessato tutto a Yamaguchi.
Nonostante il luogo fosse lo stesso, la situazione in cui mi trovavo adesso era quasi opposta, e non ero così entusiasta di doverla affrontare.

- Che cosa sono? - chiese Shoyo.
Era una domanda divertente, perché sapevo bene che la mia risposta non avrebbe fatto la differenza.
- Niente, non sono niente -
- Ah no? Quindi adesso mi dirai che non ti servono, giusto? E poi cosa, cercherai di convincermi che non sono per te? -
- Ma no, io... -
- Pensi che sia stupido? -
- Non lo penserei mai -
- Però mi tratti da stupido. Nonostante tutto quello che ci siamo detti, tu... - gli occhi mi caddero sulle sue mani, e notai che aveva i pugni stretti.
- Credevo fossimo amici, ok? Credevo che gli amici si raccontassero tutto. A dire il vero, speravo che potessimo essere qualcosa in più. Forse ero completamente fuori strada -

Avrei dovuto urlare che no, non si era sbagliato, che potevamo ancora sistemare le cose.
Avrei voluto avvicinarmi a lui e baciarlo, impedendogli di dire altro.
Avrei potuto finalmente confessare quello che provavo, raccontargli quanto fosse stato difficile tenerlo nascosto.
Avrei dovuto anche dirgli che era stata colpa mia. Che gli avevo nascosto tutto perché non volevo che stesse male. Che sapevo di aver fatto un errore.
Ma non successe.

Rimasi in silenzio, come sempre, e Shoyo parló prima di me.
- Perché l'hai fatto? -
Non c'era traccia di rabbia sul suo volto. Forse c'era delusione, o tristezza, o pena. O tutte e tre.

- Io... -
"Non volevo che tu soffrissi".
- Avevo paura... -
"...che tu potessi lasciarmi solo".
-...che tu potessi lasciarmi solo -

Le sue mani si rilassarono e sciolse i pugni. - Perché mai... -
D'improvviso realizzò.
Sapevo che dopo quelle parole avrebbe messo insieme i pezzi.
Era giusto che sapesse.
Non gli avrei più mentito.
- Mi dispiace, tantissimo. Non te l'ho detto perché non volevo farti preoccupare, e ti giuro che se potessi tornare indietro sarei sincero con te. Però ti prego... non abbandonarmi come hanno fatto tutti. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata Shoyo, dico davvero -

In lui sembró scattare qualcosa.
Sembrarono scomparire tutte le parole che avrebbe voluto dirmi, tutte quelle che mi meritavo.
Rimase fermo, a fissarmi.
- Davvero? - la sua voce era quasi impercettibile, sottile.
Annuii. - Davvero -

Scoppiò a piangere.
Avrei dovuto aspettarmelo.
Avevo nascosto tutto per non farlo soffrire, e avevo finito per ferirlo comunque.
In una situazione normale, mi sarei concentrato sul fatto che Shoyo si fosse appena dichiarato.
Sul fatto che io gli piacevo.
Eppure non ci riuscii, perché il senso di colpa che mi schiacciava in quel momento era molto più grande della felicità che Shoyo di solito portava con sé. Perché non ne facevo mai una giusta? Perché alla fine ero sempre io quello che sbagliava?

Sapevo che era stato un rischio portare le medicine con me. Ma non farlo era fuori discussione. Se fosse successo qualcosa... no, non potevo stare senza.
Shoyo lo aveva capito molto tempo prima, quando le aveva trovate nel mio bagno. O meglio, aveva iniziato a capirlo, perché non gliene avevo mai dato conferma.
Chissà per quanto e quanto si era tormentato per questo, in bilico tra il voler sapere e l'aver paura di sapere.
Non avevamo mai parlato della cosa, dopo quel giorno.
Forse avremmo dovuto.
Forse parlarne prima avrebbe risparmiato le lacrime che stavamo cadendo adesso sul pavimento davanti a me. Le lacrime che io avevo causato.

Le bugie non reggono mai troppo a lungo, lo avevo imparato a mie spese.
E anche stavolta ero rimasto fregato.
Avevo detto a Shoyo che non mi era stato diagnosticato niente, che mi ero salvato, e avevo mentito.
In realtà ero malato. Ora lo sapeva.

Questo cambiava tutto.

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