𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒕𝒓𝒆𝒏𝒕𝒖𝒏𝒐

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Kageyama's p.o.v.

- Cazzo, ho perso -
- Sho! -
Hinata si lasciò cadere sulla sedia. - Eddai mamma, cosa dovrei dire? "Caspiterina, ho perso?" -
- Sì, molto meglio -
- Ah ah ah - lasciò le carte scoperte sul tavolo e si mise in piedi dietro la mia sedia, con le mani che mi accarezzavano il mento. - Cavolo, tu sì che hai fortuna - disse, dopo aver sbirciato le mie carte.
Non gli risposi, forse perché ero troppo distratto dalle sue mani, che adesso scorrevano sotto la mia maglietta. - C'è tua madre - sussurrai.
Disse qualcosa tipo "non ha visto niente" e andò a sbirciare anche le sue carte.
- Vince Tobio. - dichiarò. - Ragazzo 1, mamma 0 -
Sua madre lo spinse piano e gli sorrise.

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Hinata's p.o.v.

Le avevo detto di noi poche settimane prima. Eravamo in cucina. Io stavo apparecchiando, lei preparava la cena. Natsu era di sopra che dormiva da diverse ore.
- Tesoro, sai che puoi parlarmi di tutto, vero? - aveva già notato come picchiettavo le dita sul tavolo da un paio di giorni ormai, come le girassi attorno più del solito.
Trovare il coraggio di dire qualcosa e dirla sono due cose completamente diverse.

- Lo so. Una cosa ci sarebbe... -
Volevo che lo sapesse, volevo essere sincero con lei.
Sapevo che avrebbe capito.
- Riguarda Tobio, lui... - Inspirai. Espirai. - É il mio ragazzo. -
Lei smise di dosare il riso e si voltò.
Non vidi la sua espressione, perché mi ritrovai con lo sguardo basso e le mani sugli occhi. - Scusa... volevo dirtelo prima... non sono riuscito a... -
La sentii avvicinarsi, e subito le sue braccia mi strinsero.
Profumava di casa.

- Sho, non dire altro, o ti tirerò dietro il mio fidato mestolo di legno - intimò. Mi strinse un po' di più. - Ti voglio bene. Ti voglio tanto, tanto, tanto bene. Oh, piccolo mio... - mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio sulla fronte. - Grazie per avermelo detto. Sono tanto felice per te. E Tobio... è un bravissimo ragazzo, non potevo sperare di meglio per il mio piccolo mandarino... -
- Mamma! Non mi chiamavi mandarino da almeno tre anni! - rise e mi spettinò i capelli. - Sai che non devi chiamarmi così! -
- Posso chiamarti come voglio - disse, e mi mollò un altro bacio sulla guancia. - Ora va a svegliare tua sorella, o finirà per dormire fino a domani mattina. -

Prima di scomparire per le scale, le sorrisi un'ultima volta.

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- Cosa?? -
Tobio si era buttato di faccia sul letto, per poi rigirarsi verso di me poco dopo. - Sono molto contento che tu sia riuscito a dirglielo - agitò le mani in modo confuso sopra la testa, poi mi indicò. - Sei un grande! - esclamò. Lo raggiunsi e lo abbracciai.

- Adesso dovrai subirti tutte le domandine scomode - gli feci notare.
- Cavolo, non ci voleva. Eh vabbè, io mi subisco le domande scomode e tu ti subisci me, direi che siamo pari -
- Assolutamente no! Tu sei molto più difficile da gestire! - esclamai, mollandogli un cuscino in faccia.
- Brutto... -
Ricambiò la cuscinata e mi saltò addosso.
- Te la farò pagare! - urlò.

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Mi sentii pronto per dirlo a Natsu un pomeriggio particolarmente caldo.
L'avevo fatta uscire con una scusa, dicendole che mi servivano altre due mani per portare tutta la spesa a casa.
- Fa caldo, eh? -
- Troppo - rispose, asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
- Già... -
Cominciai a fissarmi i piedi che camminavano sull'asfalto bollente, senza aggiungere altro. Dopo poco lei si fermò. - Tieni - tirò fuori dallo zainetto una bottiglietta d'acqua e me la passò.
- Oh, grazie -
L'acqua era ancora fresca, doveva averla presa dal frigo poco prima che uscissimo di casa.
Ne bevvi quasi la metà.
- Ehi, moderati! - fece per prendermela di mano ma mi scansai.
- Dai, fammi prendere l'ultimo sorso -
Ignorai la sua faccia contrariata e mi girai dall'altra parte.
- Da quanto ti piace? -
Mi voltai. "Mmh?" mugolai, con la bocca ancora piena.
- Tobio. Da quanto ti piace? -

Sputai l'acqua.
Fortunatamente non su Natsu.
(O sfortunatamente, dipende dai punti di vista).
- Come... -
- Eddai, non sono stupida. Stavo solo aspettando di essere sicura che vi foste ufficialmente fidanzati. Ci avete messo un po', eh? -
- S-sí -
Mi asciugai la bocca con il dorso della mano.
- Quindi? Da quanto ti piace? -
- Oh, ehm... -
Quanto tempo era passato? Poco, ora che ci pensavo, eppure sembrava un'eternità.
- Da quando ci siamo conosciuti, più o meno -
Mi mollò una pacca sulla spalla, e con aria spaventosamente seria disse: - lo sapevo, l'ho sempre saputo. La mamma farà bene a ricordarsi della nostra scommessa -
- No aspetta, cosa? -
- Una delle prime sere in cui Tobio è venuto a casa. Avevamo scommesso su quanto ci avreste messo a dichiararvi. Ho vinto. -
- La... mamma lo sapeva? -
- Beh, era abbastanza evidente -
Mi ritrovai a sorridere.

Lo sapeva, l'aveva sempre saputo. Ma non mi aveva mai forzato a dirglielo, non aveva mai cercato di spingermi a farlo. Aveva rispettato i miei tempi.
Tutto ciò che mio padre aveva detto su di lei solo poche settimane prima sembrò ancora più assurdo. Mia madre era una persona meravigliosa. Niente che assomigliasse neanche lontanamente a una bugiarda.

Cominciai a sentire le guance calde, stavolta non per il sole.
Sentii il bisogno di vederlo condannato dopo il processo. Quell'attimo di verità mi tormentava. E se non fosse successo? La legge non è sempre giusta. Se fosse stato dichiarato innocente, e fosse tornato a casa con noi?
Natsu interruppe il mio flusso di pensieri.

- Non sei arrabbiato, vero? -
- Per cosa? -
- Perché non te ne ho parlato prima -
- No, io... certo che no. Non sono arrabbiato, anzi -
Sorrise e mi mollò un'altra pacca sulla spalla.
- Comunque, cosa avevate scommesso tu e la mamma? Soldi? Una delle nostre numerose proprietà? -
- Scemo - mi prese la bottiglietta di mano e bevve un sorso. - Abbiamo scommesso una cena -
- Una cena? -
- Scelta da me -
- Cioè, tu mi stai dicendo che se lei avesse vinto saresti stata tu a preparare la cena?? -
- Esattamente -
- Cavolo, povera mamma... -
- Ma che dici, sono più capace di te a cucinare! -
- Ci avresti avvelenati tutti, era il tuo piano sin dall'inizio, ammettilo! -
Mi avvicinai a lei con le mani alzate.
- No... - sussurrò. Sapeva benissimo cosa sarebbe successo. - Non ci provare, non provare a... -
Ma era troppo tardi.
Cominciai a farle il solletico e dopo pochi minuti eravamo entrambi a terra, con la pancia dolorante e le magliette sporche di qualsiasi cosa ci fosse sull'asfalto.
Natsu si buttò su di me e mi abbracciò.
- Ti voglio bene, fratellone -
- Anche io - risposi.

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buonasera, sono sempre io (incredibilmente viva dopo ben otto mesi, più o meno).
vorrei iniziare subito scusandomi per aver completamente dimenticato questa storia.
non starò a fare l'elenco di tutte le cose che mi sono successe anche perché il dato rilevante è che non pubblico capitoli da troppo tempo.
in ogni caso, sono tornata :)
cercherò di postare gli ultimi capitoli non appena riesco a finire di scriverli, e manca decisamente poco :)

grazie a tutt* quell* che continueranno a leggere la storia, a quell* che hanno iniziato a leggerla in questi mesi e in questi giorni, è grazie alle vostre notifiche che sono tornata <3

spero che stiate tutt* bene e che continuerete ad apprezzarla ^^

~ artxmismoony

𝘾𝙤𝙪𝙣𝙩𝙞𝙣𝙜 𝙨𝙩𝙖𝙧𝙨 || ᵏᵃᵍᵉʰⁱⁿᵃ ♡︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora