⚠️ in questo capitolo è presente una scena di violenza, la segnalerò ovviamente con un tw, ma leggete solo se siete sicur* che non vi dia fastidio <33 ⚠️
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Kageyama's p.o.v.
Fuori faceva caldo.
Non era un caldo fastidioso, come quello che c'era di giorno.
Era il tipico caldo soffice delle notti d'estate.
Andavo spesso fuori a quest'ora. Mi piaceva l'idea di uscire e non trovare nessuno che potesse interrompere il flusso costante dei miei pensieri.
Era... terapeutico, a suo modo.
Hinata camminava con la testa leggermente bassa, le mani nelle tasche dei pantaloncini. Lo sguardo era fisso sull'asfalto, sull'erba o su qualsiasi altra cosa gli passasse sotto i piedi. Ogni tanto mi lanciava qualche occhiata pensierosa, come per cercare di capire cosa mi passasse per la testa.
Uno dei due doveva parlare per primo.
Ero stato io a chiedergli di fare un giro, toccava decisamente a me.
Dovevo solo trovare le parole giuste.- Ci sono tante cose che non sai. In realtà... ci sono tante cose che nessuno sa. So che non è difficile da immaginare, ma... non mi piace parlare di me. Non mi è mai piaciuto. Non lo faccio non perché non voglia. È solo che... - faccio una pausa. Anche pronunciare queste parole mi costava un bello sforzo. - Dire ad alta voce cosa penso o provo, lo rende... reale, capisci? Non è più solo nella mia testa. Non è più al sicuro. Se nessuno sa, nessuno può ferirmi. O almeno nessun altro. - mi voltai verso Shoyo, per assicurarmi che mi stesse ascoltando. Sperai che non mi facesse domande sulle ultime parole che avevo appena pronunciato. Lui mi fece un piccolo sorriso e mi invitò a continuare.
- Così mi sono chiuso in me stesso. Sono successe delle cose, in passato, che non ho mai trovato la forza di dire a nessuno. E portarmele dietro non ha fatto altro che renderle più difficili da affrontare. Per questo... insomma, quello che voglio dirti, è che so quanto può essere dura condividere con un'altra persona le proprie esperienze. Quindi, solo se vuoi, ecco... io ci sono. Puoi parlare con me. Solo questo. Volevo che tu lo sapessi. -
Rimasi in silenzio. Non capivo cosa stessi provando in quel momento. Ero sollevato per essere riuscito a parlare o mi pentivo di averlo fatto? Mi resi conto che stavo respirando un po' troppo velocemente.
Avevo la fronte e le mani sudate.
Sentivo gli occhi umidi.
Quanto tempo era che non parlavo sul serio con qualcun altro? Forse troppo.Hinata aveva ancora lo sguardo fisso a terra. Non mi aspettavo che succedesse effettivamente qualcosa, ma ci avevo comunque sperato. Per una volta, sentivo il bisogno di aiutare davvero qualcuno. Qualcuno a cui tenevo. Qualcuno che mi aveva già aiutato a sua volta.
Shoyo colpì un sassolino che si era ritrovato vicino alla scarpa con il piede destro. Quello schizzò via in un punto imprecisato.
Ancora silenzio.
Si insinuò in me la paura.
Paura di avere esagerato.
Paura di aver detto qualcosa che non dovevo dire.
Paura di essermi esposto per niente.
Non sarebbe stato un grande traguardo.- Avevo tre anni. La prima volta che successe, intendo. - Era stato Hinata a parlare.
Lasciai che continuasse.
- Lo so perché... non è importante. Era sera tardi, forse notte. Sì, era sicuramente notte. Mi svegliai perché dovevo andare in bagno. E lì... sentii. Sentii tutto. Mamma e papà. Loro... parlavano. A voce molto alta. -
Spalancai gli occhi e sperai che Hinata non se ne fosse accorto. "Papà". Non mi aveva mai parlato di lui. Io non glielo avevo mai chiesto, ma nella mia testa in... avevo tante domande. "Perché non lo avevo mai visto a casa sua?"
"Perché non lo aveva nemmeno mai menzionato?"Shoyo continuò.
- Andai da loro. Erano in cucina. All'inizio pensai fosse successo qualcosa. Magari si erano fatti male, o magari stavano solo scherzando. Magari era tutto nella mia testa. Invece... -
Si era fermato. Aveva smesso di camminare.
Teneva i pugni stretti.
Mi avvicinai cautamente.
- Se non te la senti non... -
Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.
TW: - Era accasciata in un angolo della cucina. Papà... lui la sovrastava. Aveva il pugno alzato e la faccia rossa. La mamma teneva gli occhi chiusi, respirava a fatica. Corsi da lei. In quel momento... non capivo davvero cosa stessi facendo. Ero così piccolo. Così convinto che non avrei corso alcun pericolo, perché quello era mio padre, e mio padre mi voleva tanto bene. -
Calciò un altro sassolino, con più forza rispetto alla prima volta.
- La mamma mi vide. Non lo dimenticherò mai, il modo in cui mi ha guardato. Mai. Mi stava dicendo di scappare, ma io non lo capii. "Mamma" dissi invece. "Stai bene?"
- Fu in quel momento che mio padre si accorse di me. "Torna in camera" furono le uniche parole che si limitò a pronunciare. "Fai come dice papà, tesoro. Qui va tutto bene". Ma io non le credevo, non credevo alle parole della mamma. "Ma... t-tu..." balbettai. Mio padre non ci vide più. Un attimo dopo... me lo ritrovai davanti, col pugno alzato. Stavolta contro di me. Non ricordo se fece male. Ricordo che mia mamma si slanciò in avanti per cercare di proteggermi, ma spinse via anche lei. Dopo quella notte, lui... -~ fine tw
Scoppiò a piangere. Non cercò di trattenersi. Erano passati almeno tredici anni, ma non importava.
Non tutte le ferite guariscono allo stesso modo.
Non tutte le ferite devono per forza chiudersi.
A volte sono sensibili e si riaprono con niente.
Alcune non si cicatrizzano mai.
Avevo la sensazione che per Shoyo quella fosse una ferita sempre aperta.
Lo abbracciai. Non lo avrebbe aiutato a dimenticare il suo passato.
Non avrei potuto proteggerlo per sempre.
Ma non era questo che serviva.
Aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse qui e ora, qualcuno che gli desse una spinta per poi potersi proteggere per sempre anche da solo.
Decisi che sarei stato io quel qualcuno.
In quel preciso momento.
Alle quattro di notte.
Solo io e lui.
Il silenzio della notte
e la luce delle stelle.• ° • ° • ° • ° • ° ☾︎ ~ ☼︎ • ° • ° • ° • ° • °
perdonate la lunga assenza.
sono successe cose. imprevisti diciamo, e ho dovuto rimandare un po'. spero che stiate tutt* bene.~ artxmismoony
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𝘾𝙤𝙪𝙣𝙩𝙞𝙣𝙜 𝙨𝙩𝙖𝙧𝙨 || ᵏᵃᵍᵉʰⁱⁿᵃ ♡︎
Romansa«Avrei voluto piegare il tempo e strapparlo come un foglio di carta, riscrivere la nostra storia affinché nessuno dei due dovesse più vivere un solo attimo di sofferenza. Usare tutte le lacrime che avevamo versato come inchiostro, e lasciare sulla c...