Avevo 9 anni quando diagnosticarono il cancro a mia madre, lei sorrideva sempre, sorrise pure l'ultimo giorno in cui la vidi, era sdraiata su quel letto, mi disse di essere forte, di stare sempre con papà, che all'epoca era un avvocato molto famoso.
Mi disse che doveva partire per un viaggio lungo dove un giorno ci saremo riviste, ricordo quella lacrima che le scese su quel volto oramai quasi spento, era stanca, mi disse che voleva riposare e mi baciò in fronte, sentii il rumore delle macchine che la tenevano in vita, da quel rumore in poi capii che sarei dovuta crescere.Passano gli anni e papà iniziò a bere sempre di più, a giocare d'azzardo e a vendere tutto ciò che era in nostro possesso pur di mantenere i suoi vizi.
Avevo oramai 12 anni quando presero la nostra casa in pegno per i debiti di papà, con i soldi che avevo nel mio conto per il college comprammo una roulotte e da lì inizio l'inferno, mi dovetti ritirare dalla scuola dove andavo per via delle prese in giro che subivo quotidianamente e iniziai la scuola comunale e a fare qualche lavoretto pomeridiano per racimolare qualche soldo.
Ora ne ho 18 anni e tu, mamma, mi manchi ancora tantissimo.
Il suono della sveglia mi infastidisce perche no, oggi non è proprio giornata, ho ancora i glitter della sera prima sulla pelle, non si levano, come non si leva l'odore di sigaretta che ho tra le spalle e il collo, l'odore di Michele suppongo.
Sento bussare alla porta, apro.
Simone:"Buong.." si volta immediatamente.
Abbasso lo sguardo e mi rendo conto di essere rimasta in intimo.
Helene:"Cazzo" sbatto la porta e afferro una maglia di papà per poi riaprirgli.
Simone:"Eh niente ero venuto per vedere come stavi scusami tanto" si gratta il capo.
Helene:"Non devi chiedermi scusa, vieni entra pure" lo invito a sedersi mentre preparo il caffè.
Simone:"Come è andata ieri sera?" Mi chiede incuriosito.
Helene:"Direi bene mi hanno dato diciamo un'aumento"
Simone:"Ah e per quale motivo?"
Helene:"Eh lavoro dentro un night club" sgrana gli occhi mentre mi casca la caffettiera dalle mani facendo cadere del caffè bollente su di lui.
Helene:"Dio scusami tanto ti sei fatto male?"
Simone:"No tranquilla" si leva la maglia e la utilizza per pulire il tavolo e se stesso lasciandomi davanti al suo fisico marmorico.
Helene:"Aspetta che ti aiuto" afferro lo straccio bagnato e lo strofina sopra i suoi addominali che sembrano quasi disegnati.
Simone:"Hel" mi afferra il polso.
Helene:"Che c'è?" Lo guardo mentre arrossisce in faccia.
Simone:"Smettila".
Helene:"Ti sto pulendo" lo guardo perplessa.
Simpne:"No mi stai toccando in punti delicati" abbasso lo sguardo e comprendo il senso di tutto.
Helene:"Scusami non credevo di stimolare altro" rido fragorosamente
Cosa ti fa ridere?" Finisce di pulirsi con la maglia.
Helene:"No niente" Lui sorride e si avvicina prendendomi la mano e portandola sul suo ventre.
Simone:"mi piace quando una ragazza mi tocca l'addome, mi eccita, ti fa tanto ridere?"Si avvicina a me per poi sedersi e tirarmi da una mano facendomi cadere su di lui.
Helene:"Scusami non credevo ti infastidisse" le sue mani sfiorano il mio interno coscia ed un mio sospiro lascia intendere qualsiasi conseguenza.
Simone:"Vedi, ci sono punti che possono eccitare anche te" sposta la mano verso le cosce esterne e da uno schiaffo al mio gluteo sorridendo fin che il suo telefono che suona rompe il clima e ci rendiamo conto di essere semi nudi uno sopra l'altro.
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IL VELENO CHE MI DAI
ChickLit*STORIA PROTETTA DA COPYRIGHT * (In adattamento perdonate per gli errori e la confusione) Helene era una bambina felice fin quando non fu diagnosticato il cancro alla madre che morì qualche mese dopo, tutto ciò portò lei e il padre in un abisso di d...