1 - Cruel summer

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-Camila

Quando ero una ragazzina mia madre mi diceva sempre: sei fortunata, Camila. Sei fortunata perché sei carina ed essere carina, diceva, può aprirti molte porte. Quando sei carina, non hai bisogno di essere la persona più intelligente nella stanza o la più generosa, quando sei carina non devi fare niente. Non devi fare niente e la gente ti amerà lo stesso.

Mia madre questo già l'aveva capito quando era incinta di me, alla tenera età di diciannove anni, e lavorava come cameriera. Sapeva che le sarebbero bastati un rossetto, una maglia scollata e un sorriso smagliante per portare a casa qualche soldo in più. Così facendo, si portò a casa anche un marito ricco, per il quale si trasferì a Los Angeles. E fu anche grazie a questo che adesso io posso dire di fare la cantante di professione.

Perché le persone belle non hanno bisogno di avere molto talento. Le persone belle possono avere tutto, diceva sempre mia madre. Insomma tesoro, hai mai visto una cantante famosa che non fosse bella? No, che non l'hai vista.

Tutto questo mi ha portata qui oggi, a fiondare frettolosamente all'interno della sede della mia casa discografica. Mi dirigo verso l'ascensore il più velocemente possibile, o almeno quanto mi è permesso dai sandali col tacco basso che ho indosso e intanto la voce di Austin rimbomba nella mia testa. Tu almeno ce li hai dei sentimenti?

Pigio il pulsante per chiamare l'ascensore e intanto inizio a giocherellare freneticamente coi ciondoli che pendono dai miei braccialetti. Sono in ritardo. Di nuovo. Questa volta Andrew mi ammazza.

Non appena le porte dell'ascensore si aprono, mi fiondo all'interno dell'abitacolo e premo il tasto con su scritto il numero dieci.

Quando raggiungo l'ufficio di Andrew, lui che è seduto alla scrivania -e quindi ha una visuale perfetta della porta che si apre- mi fulmina con lo sguardo.

"Lo so, lo so, sono in ritardo. Mi dispiace. Ho trovato un incidente sulla strada", mento e quasi mi spaventa quanto mi venga naturale, quanto suoni convincente.

La verità è che ho dimenticato di mettere la sveglia e che quindi ho avuto meno tempo per prepararmi di quanto ne avessi bisogno.

In quel momento, la persona seduta di fronte ad Andrew dandomi le spalle, volta leggermente il capo nella mia direzione per guardarmi e mi si mozza il fiato. Già sapevo di chi si trattasse, l'ho riconosciuto soltanto guardandogli le spalle e il retro della testa, i capelli castani. Eppure adesso che mi guarda dritta negli occhi dopo così tanto tempo, lo stomaco mi si rivolta come se fosse sulle montagne russe, mentre i ricordi di ben sette anni fa riaffiorano alla memoria, anche se frammentati. Tutto quel tempo passato insieme...

Shawn si acciglia e il modo in cui mi guarda, come se fosse disgustato dalla mia semplice presenza, ha lo stesso effetto di un pugno nello stomaco. "Che ci fa lei qui?"

"Siediti", mi ordina Andrew, ignorandolo.

La sua voce mi ricorda che sono ancora in piedi, impalata come una stupida, e solo ora mi rendo conto della pelle d'oca sulle mie braccia, nonostante il caldo di Los Angeles e la sudata che ho fatto per arrivare fin qui. Potrei dare la colpa all'aria condizionata, ma mentirei soltanto a me stessa.

Prendo posto vicino al mio futuro finto fidanzato: Shawn Mendes. A giudicare dal modo in cui tiene le labbra serrate e da come i lineamenti di solito dolci del suo volto sono induriti, non è molto contento di essere qui. Sapevo che sarebbe stato imbarazzante incontrarlo, ma non avrei mai immaginato che queste sarebbero state le circostanze del nostro primo incontro dopo così tanto tempo.

"Ciao", gli dico a bassa voce, voltandomi a guardarlo.

Lui non risponde, anzi ritorna a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, puntando gli occhi su Andrew.

Señorita || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora