3 - Troublemaker

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-Shawn

Camila ha già scolato mezza bottiglia e tutti i miei tentativi di strappargliela dalle mani sono stati vani. Se la tiene stretta come una bambina tiene stretto il suo peluche preferito. Invece mi molla nelle mani la sua borsetta, urlandomi -per sovrastare la musica, che sembra diventare sempre più alta ogni minuto che passa- di tenergliela un secondo. Ho il sospetto che il suddetto secondo si trasformerà in un paio d'ore...

Prima che possa avere il tempo di capire che sta succedendo, la vedo salire su una sedia. Spalanco gli occhi e intanto Camila passa dalla sedia a salire su un tavolino, mantenendosi miracolosamente in equilibrio. Guardo le sue gambe tremolanti e i suoi tacchi, per niente adatti a fare una cosa del genere e nella mia testa si susseguono diverse immagini di lei che scivola e cade rompendosi una gamba, o peggio. Le corro praticamente dietro.

"Ma che fai? Scendi".

Lei mi ignora completamente e prende un altro sorso dalla sua bottiglia, muovendo i fianchi a ritmo di musica e cantando a squarciagola le parole di una canzone di Cardi B usando la bottiglia come microfono.

"Broke boys don't deserve no pussy! I know that's right!"

Un ragazzo nel bel mezzo della folla le fischia dietro, battendo le mani. Roteo gli occhi.

"Camila".

"I said my face bomb, ass tight", continua a cantare.

La mia ansia è direttamente proporzionale alla sua spensieratezza e, più si muove sul tavolo dalle gambe esili, più i battiti del mio cuore al secondo aumentano.

"Camila, ti fai male. Scendi".

"Sembri Andrew", bofonchia.

Sospiro. "Okay", le poso le mani sui fianchi, sollevandola per farla scendere. Si lascia scappare una specie di urletto per la sorpresa, ma mentre la rimetto coi piedi per terra non lascia andare nemmeno per un istante la bottiglia, pur appoggiando le mani sulle mie spalle per mantenersi in equilibrio. Se i paparazzi hanno immortalato questo momento, sono sicuro che sembrerà un qualcosa di romantico nelle loro foto e che nessuno si renderà conto di quanta ansia mi sta provocando invece questa donna.

Finalmente appoggia la bottiglia quasi vuota sullo stesso tavolino sul quale stava in piedi fino a poco fa. Faccio per toglierle le mani dai fianchi, realizzando solo ora di averle ancora premute sulla stoffa sottile del suo vestito, ma lei mi blocca posando le sue mani sulle mie e tenendole ferme dov'erano prima.

Quando aggrotto le sopracciglia, lei fa spallucce. "Per i paparazzi", spiega e il suo fiato mi accarezza la pelle del volto, facendomi rendere conto di quanto siamo vicini. "E mi gira la testa".

"Ma che sorpresa", borbotto. "Vuoi tornare a casa?"

Scuote la testa. "Noo, no, anzi sì, non lo so... quando sei diventato così alto?"

Sbuffo una risata. "Dai, andiamo".

Penso proprio che i paparazzi abbiano ottenuto abbastanza materiale per stasera.

Camila si aggrappa al mio braccio, mentre ci facciamo spazio fra la folla e i tavolini sparsi per il locale, fino a raggiungere l'uscita. Appena mi sfiora il braccio, boccheggia in maniera teatrale. "Wow, è così... duro", commenta quando siamo usciti dal locale. "Sarai davvero forte. Oppure è solo per estetica? No, non... non penso, prima mi hai presa in braccio".

"Non sei difficile da sollevare", sogghigno. "Quanto sei alta? Un metro e cinquanta?"

Lei mi tira una gomitata e mi fissa a dir poco indignata quando ci fermiamo sul marciapiedi e io, con un cenno della mano libera, chiamo un taxi. "Come ti permetti? Sono uno e cinquantasette, per tua informazione".

Señorita || ShawmilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora