Cap. 2

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Abel non aveva mai provato il primo amore. Non sapeva perfettamente cosa fosse, come si provasse o come si facesse a capire chi fosse la persona giusta? C'erano momenti in cui pensava che certe cose fossero solo una perdita di tempo, specialmente per un eroe.

Che cosa comporterebbe innamorarsi di qualcuno, essendo eroi? Dover necessariamente pensare alla vita del patner, difenderlo, evitare che si preoccupi o molto altro ancora.

La sua esperienza a livello di relazioni era nettamente scarsa rispetto a quella di suo fratello, che si divertiva qualche volta con ragazze diverse. E poi c'erano i suoi genitori. Al loro matrimonio fecero una sorta di patto. Se uno dei due fosse stato in pericolo di vita, l'altro non l'avrebbe salvato, per poter pensare ai cittadini in pericolo.

Un contratto squallido, secondo Abel, che nonostante ritenesse la madre una donna priva di qualsiasi sentimento...sapeva che non avrebbe mai abbandonato suo marito. L'amore era un sentimento così imprevedibile, che Abel voleva tenerlo a bada.

Eppure...c'era qualcosa che non riusciva a togliersi dalla testa da quella fatidica notte, durante il ritiro nei boschi con tutta la classe.

Erano mesi che lo sguardo di Bakugou, mentre veniva rapinato dal warp gate, l'accoglieva nel mondo dei sogni, facendola svegliare sudata, con un magone che minacciava di uscire e il sonno che volava via.

Erano passati un po' di mesi dall'accaduto, Bakugou era oramai sano e salvo, ma allora perchè quel ricordo la tormentava così tanto? Non era riuscita a salvarlo, quando avrebbe potuto schiacciare l'uomo del warp gate...invece rimase incastrata tra la paura di perdere un compagno davanti i suoi occhi e un altro nemico che si mise tra loro due, per impedire che facesse sciocchezze.

Era orribile quella sensazione che provava ogni volta che incrociava lo sguardo di Bakugou. Quante volte avrebbe voluto chiedergli scusa, dirgli che la prossima volta lo avrebbe salvato, eppure non ci riuscì mai. Perchè erano troppo diversi, troppo distanti per poter parlare e probabilmente il biondo l'avrebbe presa solo come un'affermazione per sottovalutarlo.

Abel non l'avrebbe mai sottovalutato. A furia di vederlo allenarsi, combattere...si era rassegnata all'idea di poter competere contro di lui. Forse in quanto furbizia o una particolare dote di osservazione, Abel sarebbe riuscita ad avere un po' di vantaggi...ma mai vincere. Bakugou era tremendamente forte e più lo teneva intorno a se, più odiava il divarico tra di loro.

Odiava la sua forza, la determinazione, la poca delicatezza che possedeva in qualsiasi azione, eppure lo sguardo che quella notte le rivolse, era diverso dal solito Bakugou. Gli occhi cremisi chiedevano aiuto, ma il biondino era così orgoglioso che non lo avrebbe mai detto. E lei...si lasciò cullare dallo sguardo in generale, non dagli occhi. Lasciò che sparisse, mentre continuava a tenere il suo solito sguardo glaciale.

Stanca di essere assillata ogni notte da quel ricordo, Abel si alzò dal letto del suo dormitorio. La sua stanza era vicina a quella di Uraraka e Mina, quindi cercò di fare quanto meno rumore possibile, sapendo che quest'ultima aveva il sonno leggero.

Quando si ritrovò nella sala principale del dormitorio, l'unica luce a filtrare era quella della luna. Rimase per qualche secondo davanti alla finestra, ammirandone la rotondità e la serenità che il satellite naturale le donava. La luna era l'unica cosa che la faceva sentire a casa in qualsiasi parte del mondo. Anche lontana dall'Egitto, Abel aveva spirito di adattamento, se con lei c'era la luna ben visibile.

Sentì alcuni passi arrivare vicino alla porta, quando spostò lo sguardo all'esterno del dormitorio, vide il professore Aizawa che trascinava Bakugou e Midoriya per le orecchie. Erano feriti, ricoperti di bende e cerotti e nessuno dei due sembrava avesse il coraggio di fiatare.

Fiore spinato ᪥ Bakugou KatsukiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora