Cap. 16

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Era già passata una settimana da quando Abel e i suoi compagni uscirono dall'ospedale. Lentamente l'aria autunnale iniziava a cambiare il paesaggio. Sempre più giornate piovose, ventose, ma il giorno in cui la piccola Eri andò a trovare i suoi grandi amici e prossimi eroi, uscì finalmente una giornata soleggiata.

<<ERIII CHE BELLO VEDERTI>> urlò Abel, alzandosi dal tavolo.

Tutti alzarono la testa dalle loro ciotole di cereali, per seguire la ragazza che si fiondò tra le braccia della piccola.

<<Eri, che bello rivederti!>> i restanti stagisti che le salvarono la vita, si avvicinarono alla piccola e le fecero i complimenti per l'adorabile vestitino che indossava.

<<E' stato il professore Aizawa a darle quel vestito>> annunciò Mirio.

<<Non sapevo che il professore avesse ottimo gusto in fatto di moda>> si unì Kaminari.

<<Specialmente perchè è sempre così impigrito..>> aggiunse l'amico Mineta, fregandosene completamente dello sguardo annoiato del diretto interessato.

<<Ora toccherà alla UA occuparsi di lei>> comunicò Aizawa, lasciando che il resto della classe si presentasse alla più piccola. <<Attualmente monitorerò le sue condizioni e valuteremo il suo quirk. Se dovesse andare tutto bene potrebbe riportare il quirk di Mirio allo stato iniziale>>

Abel rimase a guardare la piccola per qualche istante, come poteva fare una cosa del genere? Sembrava spaventata da tutto e tutti, sembrava così fragile da potersi spezzare da un momento all'altro eppure era lì...l'unica speranza di ristabilire anche il suo di quirk. Avrebbe davvero dovuto fare affidamento su di lei? Non se la sentiva di caricarla di tutte quelle responsabilità.

<<Eri>> si abbassò alla sua altezza, sfilandosi la collana di famiglia il cui ciondolo rappresentava la luna <<avrei voluto dartela in un altro momento, ma...non importa>> si schiarì la voce, un po' imbarazzata dagli sguardi curiosi dei suoi compagni <<Questa è la mia collana, o meglio, è la collana della mia famiglia. Lo so, forse non è il massimo come regalo ma...quando ti sentirai sola, basterà indicare questa collana e chiunque capirà. Tutte le volte che vorrai venire a trovarci, io e i miei compagni saremo qui...>>

La piccola aprì le mani e Abel lasciò la collana, scacciando via i pensieri di sua madre che se lo avesse saputo, si sarebbe infuriata e non poco. Dopo tutto quello era il simbolo di famiglia da generazioni.

Quando la piccola Eri andò via, la giornata di quel sabato sarebbe iniziata con una sessione di allenamenti. Pur essendo una giornata libera, molti decisero di allenarsi, anche in vista del freddo autunnale che stava arrivando.

Abel quella mattina si era messa in testa una sola cosa da fare e nessuno lo avrebbe scoperto. Aspettò che tutti i compagni andassero via, per avere casa libera e poter fare ciò che voleva in santa pace.

Se voleva ristabilire il suo quirk, non poteva certo vedere gli altri allenarsi e migliorare, mentre lei doveva rimanere seduta ad aspettare che le sue abilità si risvegliassero. Doveva ripartire dalle basi, esattamente come quando era piccola e iniziò ad usare e controllare il suo quirk.

La cosa importante era partire dalle cose basilari, come delle lattine o bottiglie di plastica.

Ne mise alcune sul tavolo e si posiziono a qualche metro di distanza dal tavolo.

<<C'è la posso fare>>

Alzò la mano e si concentrò sulle bottiglie, iniziò ad esercitare la stessa forza di sempre...quella che usava tutte le volte che voleva schiacciare un oggetto.

La mano iniziò a tremare, ma le bottiglie non si muovevano, erano ancora lì e per giunta iniziava a stancarsi molto facilmente. Non aveva funzionato.

Così riprovò di nuovo, ma questa volta su una sola bottiglia.

La mise davanti, fece qualche passo indietro e alzò la mano.

Aspettò quella pesantezza che provava ogni volta che usava il suo quirk, ma niente. Era così lieve da non riuscirlo a sentire. Allora ci riprovò.

Passarono minuti e infine ore. Tutto ciò che riuscì a fare fu schiacciare verso l'interno la parte superiore della bottiglia.

Era così stanca, così affaticata, che si accasciò a terra.

<<Abel>> si voltò quando sentì Todoroki avvicinarsi a lei. Già, lui e Bakugou dovevano occuparsi ancora della licenza provvisoria per questo mancavano da tutta la mattina.

<<Tutto bene?>> le chiese, aiutandola ad alzarsi.

La ragazza annuì per poi osservare la figura di Bakugou, che studiava le bottiglie di plastica sul tavolo.

<<Che stavi facendo?>> le chiese ancora una volta Todoroki.

<<Io...io stavo>> mosse velocemente la mano <<Stavo..cercando di usare il mio quirk>>

Si sentiva così stanca che dovette sedersi sul divano, mentre si massaggiava la mano un po' dolorante.

<<Dovevi proprio dirle quelle cose?>> sentì Todoroki sussurrare qualcosa al biondino.

<<Che cazzo vuoi bastardo a metà? Adesso è colpa mia?>>

<<Beh hai visto? Non può neanche schiacciare una bottiglia e si è sentita sicuramente->>

<<Questo cosa dovrebbe significare? Sono stato solo sincero>>

Abel si tappò le orecchie, fino a scivolare e stendersi sul divano per non ascoltare ancora quella conversazione. Com'era possibile che facesse così male? Facesse così male il fatto che lui, Bakugou la ritenesse così tanto debole. Non lo sopportava, non riusciva a digerirlo. Doveva riconquistare quella poca considerazione che era riuscita a conquistarsi.

<<Abel>> sentì Uraraka sussurrare il suo nome.

Quando aprì gli occhi era ormai sera e tutti i suoi compagni erano riuniti intorno alla televisione per ascoltare la prossima classifica degli eroi.

<<Guarda c'è tuo fratello!>> Midoriya le indicò la televisione.

Effettivamente quella sera avrebbero presentato a tutta la nazione, la nuova classifica di eroi. Al sesto posto si posizionò Jamal. Sembrava così fiero di quella posizione e la sua emozione di ritrovarsi in mezzo a tanti eroi fu adorabile, specialmente quando strinse la mano al nuovo eroe numero uno: Endeavor.

Todoroki era seduto poco distante da lei. Il suo sguardo non traspariva nessuna emozione, eppure sentiva che qualcosa sarebbe cambiata tra i due. Abel si sentiva così simile a lui in fatto di rapporti genitoriali. Endeavor, esattamente come sua madre erano persone difficili da capire.

Al calar della notte, Abel si presentò davanti alla porta del suo appuntamento fisso. Era così ostinata a far tornare tutto com'era prima, che bussò in continuazione fino a che la porta non si aprì.

<<Che problemi hai? Non hai niente da fare invece di dormire?>>

Era felice di vederlo, ultimamente Abel era sempre felice di vederlo, anche se significava meritarsi una minaccia di morte.

Si avvicinò al biondino e alzò lo sguardo <<Domani io e te riprendiamo gli allenamenti>> puntò il dito, notando come Bakugou avesse alzato un sopracciglio <<Ti dimostrerò che posso essere forte anche senza il mio quirk, Bakugou>>

<<La tua sicurezza fa così pena, da farmi ribollire il sangue, comparsa>> il ghigno sorridente, sorprese la ragazza che non ebbe il tempo di replicare quando si ritrovò la porta sbattuta in faccia.

Fiore spinato ᪥ Bakugou KatsukiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora