7| Una dama per doppi fini

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Con l'avvicinarsi dell'evento tanto atteso, e l'invio delle lettere di partecipazione, il ballo divenne sempre più concreto. Approdo del Re era in fermento, chiunque tra le strade della Capitale chiacchierava dell'imminente sbarco di Lord e Lady da tutto il continente di Westeros. A partire da Cregan Stark, Lord di Grande Inverno.

La Casata del Drago non viveva momenti così caotici dalla proclamazione di Rhaenyra come erede al Trono di Spade da parte di Re Viserys, nonostante vi fosse malcontento sia tra il popolo che a corte. Nessuno volveva una donna a governarli, il Trono veniva tramandato di padre in figlio, o comunque ad ogni erede maschio della famiglia. C'erano due possibilità: la prima era che Rhaenyra non sarebbe mai salita al trono, la seconda - più probabile - che la delizia del Reame sarebbe stata spodestata. Con la forza o meno non ci è dato saperlo.

Arthaemys era passata come di consuetudine nelle camere del Re per i resoconti finali dell'organizzato evento, ma La Mano, Otto Hightower, le ronzava intorno come una mosca fa con degli escrementi. Non si fidava affatto della fanciulla comparsa dai mari.

"Se permette, Vostra Grazia, vorrei controllare personalmente che sia tutto-" ma la voce persuasiva della mano del Re venne interrotta dal Regnante stesso. "Sono certo che Arthaemys abbia svolto un ottimo lavoro, permetti Ser?"

Otto calò la testa, umiliato, e increspò le labbra. La ragazza, sentendosi di troppo, decise di congedarsi con un inchino.

                                                                                                    

                                                                                                   ☽ 

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La biblioteca era silenziosa.

Arthaemys passava del tempo tra i libri quando aveva voglia di pensare alla sua adorata casa, benché non ne parlasse mai. La sua vecchia vita era terminata con la caduta di Valyria.

Quella nuova, era cominciata da poco e la giovane non sapeva se avrebbe avuto altrettanto finale.

Arthaemys decise di studiare un pò di filosofia, prima di raggiungere il Parco degli Dei e rilassarsi contro il tronco dell'albero, con la speranza di acquietare il suo cuore. Un rumore di passi fece scattare la fanciulla, con ancora il capo chino sul libro, e la coda dell'occhio rivolta verso la porta. A fare capolino nella grande sala era Aemond, il Principe Guercio, o come lo chiamavano segretamente, sussurrando tra le pareti, lo Storpio.

Arthaemys era curiosa. Perché mai avrebbe dovuto nascondere una ferita, che lei credette ricevuta in battaglia?

"Principe" si alzò la Valyriana, chinando il capo. Aemond si guardò intorno, prima di rivolgerle la parola, ahimé ammaliato dalla sua pelle lattea e gli occhi viola. "Vedo che non lasci mai i panni della scriba, tu.." ma il biondo non lo disse con scherno, bensì con curiosità.

"Io sono.." tentennò Arthaemys, ma Aemond replicò per lei. "La Maestra dei Sussurri, lo so. Anche se la tua vera identità non mi è ancora chiara."

"Chiunque sospetta, si tiene alla larga da noi. Mio padre serve il Re e la Regina come faccio io, perché è il nostro dovere. Abbiamo un debito con la vostra famiglia, Principe. Sta a voi credere o meno a ciò che diciamo."

"Mh." mormorò Aemond. Poi posò il suo sguardo sulle piccole mani delicate della giovane fanciulla, e un'idea gli venne in mente. "Non ho una dama per il ballo, potresti tornarmi utile, Arthaemys Nohreos."

𝐈𝐍 𝐕𝐈𝐍𝐎 𝐕𝐄𝐑𝐈𝐓𝐀𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora