2| Approdo del Re spalanca le sue porte

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A cavallo di Vermithor, vi era un uomo dai lunghi capelli d'argento, mandato - o probabilmente sceso di sua spontanea volontà - , per controllare chi fossero i due sconosciuti che stavano arrivando ad Approdo del Re, con l'intenzione di sbarcare nella Capitale.

"I vostri nomi, signore" domandò gelidamente l'uomo, volando intorno alla nave quasi volesse accerchiarla. Arthaemys era ipnotizzata dalla bellezza di quel drago così antico, che gorgogliava in attesa di un ordine del suo cavaliere, suo padre invece non sembrava essere della stessa opinione. Terrorizzato, ma al contempo composto, rispose a quello che si scoprirà essere - almeno da parte della giovane, in quanto suo padre era ben informato sulla dinastia del Drago - il Principe Daemon, di casa Targaryen, e fratello del Re reggente. "Jeor Nohreos, della vecchia Valyria. Lei è mia figlia Arthaemys.. E' da mesi che viaggiamo dopo essere scappati al disastro e ci cibiamo di carne secca. Principe, permetteteci di avere un'udienza con Vostra Grazia il Re Viserys..-"

Daemon non indugiò oltre, in quanto il sangue di vecchia Valyria non poteva mentire. E per ottenere la prova schiacciante delle sue chiare supposizioni, esclamò "Valar morghūlis". Jeor ripeté le stesse parole, ma nella lingua comune, chinando il capo. "Tutti gli uomini devono morire"

Quando la nave attecchì, il porto era gremito di gente

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Quando la nave attecchì, il porto era gremito di gente. Agli occhi della giovane vi era vita, quotidianità. E sperò con tutto il cuore che Approdo del Re potesse diventare sua dimora, presto o tardi.

Ad attenderli sulla terra ferma vi erano un paio di Cappe Dorate, accompagnate da Ser. Otto Hightower, il Primo Cavaliere del Re. Il suo sguardo indagatore, sempre frettoloso di giungere a conclusioni errate, si posò dapprima sull'aspetto trasandato di Jeor Nohreos, dopodiché su sua figlia, che aveva gli occhi viola tipici dei tratti Valyriani, e i capelli scuri e lunghi fino alle spalle rovinati dal sole e dalle intemperie.

"Il Principe Daemon ha già informato il Re, gradirei che mi seguiste" esordì l'uomo dalla barba ordinata, con le mani nascoste dietro la schiena, il quale sperava di riflettere autorità, quando in realtà viveva nell'ombra di Re Viserys sperando, egoisticamente, di prendere il suo posto un giorno. Ciò ovviamente non sarebbe avvenuto, in quanto aveva già manipolato sua figlia affinché vi si infiltrasse, dando al Sovrano dei figli.

Arthaemys e Jeor seguirono il Primo Cavaliere per le strade affollate della capitale, la prima osservando con stupore qualsiasi cosa su cui i occhi si posavano. La giovane fanciulla aveva ormai deciso inconsciamente, che se mai fosse riuscita a sopravvivere anche a quel giorno - in terra straniera - avrebbe fatto di Approdo del Re la sua casa.

Giunsero finalmente alla Fortezza Rossa, all'interno della quale era situato il Trono di Spade. Re Viserys chiaramente attendeva sul posto che aveva reclamato per diritto di nascita dopo Jaehaerys Targaryen, circondato dai suoi consiglieri del Concilio Ristretto. Tra di questi, Maestro Aemon.

"Siete al cospetto di Viserys I Targaryen, Primo del Suo Nome, Re degli Andali e dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signore dei Sette Regni e Protettore del Reame."

I due fuggitivi Valyriani si inchinarono al suo cospetto, in modo pronto ed elegante, non perdendo la compostezza nonostante la stanchezza e la fame. "In piedi" replicò bonario il Re, attendendo che l'uomo avanzasse la sua richiesta.

"Vostra Grazia, vorrei innanzitutto ringraziarla per averci ricevuti..Siamo reduci della distruzione di Valyria, scappati per aver salva la vita ed in viaggio da più di due mesi. Chiediamo clemenza, e avanziamo una richiesta di aiuto: se potesse ospitarci nella Capitale offriremmo servizio a Vostra Grazia il Re, così da ripagare la vostra gentilezza."

Otto tentò di obbiettare, che come sempre credeva di avere voce in capitolo su ogni faccenda del Re benché non ce ne fosse bisogno, ma Viserys lo interruppe con un gesto veloce della mano. "La Vecchia Valyria è nostra alleata, ti ricordo. Discendiamo dalla loro casata, pertanto non negherò le loro richieste ma le accetterò ad una condizione."

Arthaemys incrociò le braccia dietro alla schiena, febbricitante, e non riuscendo a smettere di ammirare quelle spade fuse tra loro, da Aegon il Conquistatore, quando decise di espandere il Regno dei Targaryen.

"Issa lenton iksos aōha lenton" (Casa mia è casa vostra)

Poi Viserys indicò la fanciulla con un cenno della testa. "Qualunque condizione, mio Re" replicò Jeor.

"Qualora vostra figlia avesse delle qualità, la accetterò ben volentieri tra le mura della Fortezza."

L'uomo annuì, grato, e lasciò che sua figlia parlasse al posto suo. "Vostra Grazia, so leggere e scrivere, ho studiato storia e filosofia prima del disastro. Spero di esservi utile in qualche modo"

Il Re ribatté pronto.

"Sarai la mia scriba personale, e Maestro Aemon ti affiancherà"

𝐈𝐍 𝐕𝐈𝐍𝐎 𝐕𝐄𝐑𝐈𝐓𝐀𝐒 [𝐀𝐞𝐦𝐨𝐧𝐝 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora