Ad un certo punto, Clarke si riaddormenta. Lexa le aveva detto cSahe sarebbe partita presto per incontrare uno scout. Il letto era ancora caldo, quindi non così scoraggiante. Forse un po' deludente.
Sa che è fragile, la piccola campana di vetro in cui stanno vivendo. Comprende che a non tutti gli piacerà, alcuni potrebbero provare a distruggerla attivamente, ma è qualcosa per cui vuole combattere.
E' strano, pensa, come è stato facile innamorarsi di Lexa, come se fossero fatte per stare insieme.
Non è mai stata una che crede nel fato o nel destino o che le cose succedono per un motivo. Così tante cose che le sono successe nella sua vita non avevano nessuna altra ragione se non quella di ferirla, quindi la cosa con Lexa non è fato.
No, è determinazione, più di Lexa che di Clarke, ma è pronta per fare uno sforzo per farla funzionare. Non ha nessuna intenzione di scappare o di nascondersi o arrendersi. L'ha fatto per due anni e cosa ha ottenuto?.
Un baratro di solitudine e anni lontano dalla sua famiglia che le è rimasta e ora non c'è abbastanza tempo per recuperare.
Clarke si alza e trova i suoi vestiti, indossa la maglietta e i pantaloni e vede che Lexa le ha lasciato un lungo cappotto per lei. Non è di Lexa, ma è in qualche modo simile. Il materiale è leggermente più chiaro, ma ci sono delle cinghie e passanti per tenere le armi.
Quando l'ha indossato, è sorpresa che le stia così bene. E' anche foderato con la pelliccia e incredibilmente caldo, Clarke può solo sorridere mente si infila dentro prima di mettersi gli stivali.
Quando si piega per allacciare i lacci, i suoi capelli le cadono in faccia.
Sospira, spostandoli da una parte mentre lavora. Non l'ha mai davvero disturbata prima, fino adesso che è tornata lì.
Fino a che Kane aveva menzionato quanto non era cambiata, quando, in realtà, lei si sente una persona completamente diversa da quella che era due anni fa.
Meno ingenua, più consapevole, forse po' più spezzata. Ma forse può rimettere insieme quei pezzi meglio di prima. Almeno è ancora viva per provarci.
Quando sposta i capelli dall'altra parte, vede il pugnale di Lexa dell'altra sera posato sul tavolo vicino al letto. Un'idea di forma nella sua mente, una cattiva idea senza dubbio, ma questo non è davvero qualcosa di cui vuole discutere con nessuno.
Così quando finisce di allacciarsi gli stivali, Clarke coglie il coltello dal tavolo e scorre il pollice sulla lama. E' affilato, ovviamente. Il Comandante dei Dodici Clan non sarà sconfitto perché l'arma è smussata.
Clarke si muove per la tenda, fermandosi davanti a un tavolo con uno specchio e una ciotola d'acqua. Vede uno straccio scartato dove Lexa si è tolta il dipinto dalla faccia la scorsa notte, solo per essere rimpiazzato di nuovo alla mattina.
Posizionandosi in modo che si possa vedere bene abbastanza, Clarke raccoglie i suoi capelli in una coda.
Chiude gli occhi, cercando di decidere se davvero dovrebbe farlo, a le parole di Kane risuonano ancora nella sua mente.
Sembri proprio come ti ricordavo.
Clarke non vuole che nessuno la ricordi così. Debole e all'oscuro, spaventata di vivere e scappare dai suoi errori, lasciando che tutti gli altri ricostruissero.
Non più, lei è lì ora e combatterà per quello che vuole.
Le costa un piccolo sforzo, ma riesce a tagliarsi i capelli fino in fondo e sente un peso scivolarle via quando cadono.
Tenendo il coltello in una mano e rimuovendo la coda con l'altra, Clarke chiude gli occhi e fa un profondo respiro.
Quando li apre ancora, si guarda allo specchio. I suoi capelli sono molto più corti ora, toccano a malapena le spalle. Non è perfetto e Clarke ci mette un po' di tempo per aggiustarli al meglio che può. Non è che può riattaccare i capelli che ha appena tagliato.

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The Long Way Home
FanfictionNon l'ho scritta io. Ho preso questa storia dal sito Archieve of our own beta ed è stata scritta da un utente di nome Simplykorra.