CAPITOLO 6

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You're still an innocent

Tornare a casa non era mai facile, ogni volta che metteva piede al JFK Airport era come se un velo le si spalmasse addosso, la imprigionasse. L'aria diventava più pesante, le montava nello stomaco una strana ansia. Teneva gli occhiali da sole nonostante fosse al chiuso, e fosse anche sera. Non aveva una bellissima cera e non voleva che i fotografi avessero troppo materiale per darle della drogata sui giornali. Non che avessero troppo torto. Indossava un jeans a vita bassa e un maglione nero che lasciava scoperta la pancia, sulle spalle un cappotto lungo Loro Piana e una sciarpa grigia attorno al collo. Appesa al braccio piegato la Birkin nera che si portava sempre dietro, aveva attaccato ai manici dei ciondoli che aveva comprato in Francia, in Italia, uno era Olandese. Le piaceva personalizzarla, un altro schiaffo alla povertà: giocare all'artista con una borsa da 70.000 dollari. I tacchi degli stivaletti scandivano il passo cadente. Il flash di una macchina fotografica la fece voltare a sinistra, alzò una mano per salutare.
Su una spalla teneva il borsone nero che si era portata appresso per mesi, recuperando roba un po' ovunque.

Cercò di sorridere ma tutti quei flash le fecero venir fuori solo una smorfia strana. Vorrei che ci fosse Vanessa. Lei avrebbe riso, le avrebbe preso la mano e insieme avrebbero corso fino all'autista che l'attendeva fuori dalla grossa struttura.

« Ciao Finn. » Era un uomo di mezza età, abbastanza piazzato e dolce. Troppo dolce. O forse lo era solo perchè lo pagavano bene. Comunque la salutò con un sorriso che la fece sentire davvero accolta, e poi allungò le braccia per aiutarla con i bagagli. « Buonasera Miss Van Der Meer. » La liberò dal borsone e lo chiuse nel bagagliaio, poi le rivolse il solito sguardo paterno e le aprí la portiera. Forse un po' le era mancato.
Cassandra salí sull'auto di lusso, aveva gli interni di pelle chiara e a separarla da Finn c'era solo un vetro che si poteva aprire e chiudere. Di lato un mini frigo conteneva dello champagne, decise di aprirlo. « Se non dovessi guidare ti proporrei un brindisi per festeggiare il mio ritorno. »
« È cosí contenta? »
« Tra un paio di calici si, potrei esserlo. »
Si mise a ridere, Finn scosse il capo da sotto il berretto blu e tornó concentrato a guidare. Aveva visto Cassandra nascere, crescere e distruggersi lentamente. Non aveva potuto fare nulla.

La bionda alzò le spalle e continuò a riempirsi il suo bicchiere.
Prese un primo sorso, poi si abbandonò con la schiena all'indietro e si tolse gli occhiali da sole. « Metti un po' di musica? »
« Certo, cosa gradisce? »
« Metti quella playlist che ti ho detto prima di partire. »
« Si. »
Allargò le gambe per stare più comoda, partí Everlong dei Foo Fighters. Prese a canticchiarla sommessamente, muoveva le labbra seguendo le parole e picchiettava con il tacco sul tappeto dell'auto a ritmo, piano.

« If everything could ever feel this real forever
If anything could ever be this good again. »

Fece una breve pausa per bere dell'altro champagne, quando Finn fece una curva per poco non finí contro il finestrino. « Alza, alza. » Finn la guardò dallo specchietto retrovisore e fece come gli aveva ordinato. « La conoscevi questa? »
« No, signorina. »
« Eh, è bellissima. » Lui annuí, scosse lievemente il capo e non disse altro.

« The only thing I'll ever ask of you
You've got to promise not to stop when I say when. »

Si versò dell'altro champagne, bevve il liquido ambrato e il sapore dolciastro le solleticò la lingua. « Spero di riuscire ad andare ad un loro concerto, una mia amica dice che li conosce, che sua madre ha scopato con Dave Grohl, o qualcosa del genere. » Tirò verso si sè la birkin di pelle, cercò freneticamente al suo interno un pacchetto di sigarette, doveva averne uno nuovo da qualche parte. Eccolo. Sorrise soddisfatta, lo scartò con le ditine esili e accartocciò la pellicola trasparente in un pugno, la nascose dentro la borsa.

REBORNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora