CAPITOLO 5

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It only has to make sense to you

Cassandra si svegliò che era ancora a Parigi, non dormiva cosí tanto da mesi. Si sarebbe dovuta sentire benissimo, e invece le sembrava di stare peggio di prima. Era certa di essere sola, eppure le parve che qualcuno le avesse tirato su le coperte. Merda. Le doleva la testa, si sentiva uno schifo. Non le sarebbe bastato neppure quello per smettere con la cocaina. La sensazione di onnipotenza che le dava era fantastica, si sentiva forte e sicura, felice, pronta a sconfiggere il mondo.
Poco importava se poi le crollasse addosso.

Solo quando mise bene a fuoco la stanza notò che fosse buio, che ad illuminarla vi fosse solamente un piccolo lume al lato del comodino. Forse quando aveva sistemato tutto in quel modo era troppo stanca e non ricordava nulla. Forse stava impazzendo davvero. Si mise seduta, istintivamente portò le dita sulle tempie, avrebbe tanto voluto un antidolorifico fortissimo, e un sonnifero, per continuare a dormire beata.
Che schifo tutta quella depressione. Doveva assolutamente scrollarsela di dosso, trovare qualche altra festa in cui rifugiarsi.
« Sei sveglia? »
« Non eri andata via dopo che ti ho... l'hai fatto dopo che ti ho rotto il telefono o quando ti ho detto che sei un'amica di merda... o una stupida. » Si rannicchiò sotto le coperte, teneva le braccia aggrappate alle gambe e la testa poggiata sulle ginocchia. Il piumone incastrato sotto il mento. « Non mi ricordo bene cosa ti ho detto, sei incazzata? » Magari avrebbe fatto bene a chiederle scusa. « Scusa se ho dato di matto. »
Andava già meglio. Ancora però non la vedeva, doveva essere in bagno perchè la voce proveniva proprio da lí, doveva essere uno schifo pieno di sangue.

Finalmente apparve oltre la soglia della stanza da letto. Indossava una tuta, abiti che non ricordava di averla vista portarsi dietro. « Ti ho comprato delle cose per stare comoda, e comunque non sono incazzata. » Le lanciò sul letto la stessa tuta, ma rosa invece che marroncina. « Ho pagato una domestica per farle pulire il bagno senza fare domande. » Lo disse come fosse una cosa normale, ma Cassandra sapeva bene non lo fosse, non per Vanessa.
« Mi sa che non ti fa tanto bene
frequentarmi. »
« Dici? È stato divertente, all'inizio avevo un po' d'ansia, poi mi sono sentita... » Non trovava le parole. « Tipo forte, capisci? » Camminò in avanti, piegò una gamba e si mise a sedere sul materasso, davanti all'amica. Cassandra alzò il capo e la guardò silente, lo sapeva fin troppo bene a cosa si riferisse.

« Si, si lo so. » Non era cosí entusiasta come si aspettava l'altra. « Mio fratello dice che tutto ha un prezzo, anche le persone. » Non parlava mai di Klaus, non di sua spontanea volontà. Dire quella cosa a Vanessa fu piacevole, era come se si stesse abbandonando a lei, forse funzionava cosí quando si esprimevano le proprie emozioni.
« E tu cosa pensi? »
Alzò le spalle. « Beh, fino ad ora ha comprato sempre chi volesse. » Tranne lei. Cassandra lo sapeva bene che tutti i soldi del mondo fossero inutili, ci aveva provato a farseli bastare, erano diventati la sua condanna.
« Io penso che non sia sempre vero. »
La bionda sorrise debolmente, avrebbe tanto voluto crederle. Eppure lei aveva visto cose che l'altra non poteva immaginare. « Noi non possiamo saperlo, siamo già ricche. »
La mora ci pensò un po' su. « Non ti compri l'amore, l'affetto, quindi non è vero che si compra tutto. » Klaus avrebbe risposto tutto divertito che infatti si potesse comprare solo quello che contasse. A volte Cassandra pensava che se davvero il mondo fosse cosí vuoto, se non esistesse altro oltre quello che si potesse comprare, allora fosse abominevole.
Che non avesse senso vivere.

« Senti ma tu che vuoi fare? »
Cass piegò la testa sulle ginocchia.
« In che senso? »
« Vuoi tornare a casa o partire? »
Vanessa si sentí colpevole, non le stava per mentire, eppure le dava fastidio non poterle dire che Aron si fosse presentato lí mentre dormiva, che insieme avessero deciso cosa fosse giusto per lei. Sapeva che a Cass avrebbe dato fastidio.
« Non lo so, è un mese che giriamo per l'Europa, magari possiamo rimanere un po' qui. »
« Giusto, tanto a casa che facciamo? »
« Potremmo andare al Louvre, mi piace sempre rivisitarlo. »
Cassandra annuí. « Si, qualcosa del genere. »
Si sentí serena, e Vanessa meno colpevole. Alla fine non le aveva imposto di tornare in America, non la stava manipolando, no?

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