CAPITOLO 18

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Lidia

⚠️ Avviso: smut ⚠️

I'm scared as hell
To want you
But here i am
Wanting you anyway

Lidia non era ricca come Klaus, ma la sua famiglia possedeva comunque abbastanza denaro per permetterle la migliore educazione possibile. Infatti, era divenuta una delle migliori, se non proprio la migliore, psicologhe di Manhattan. Tra i suoi clienti contava un numero svariato di celebrità, imprenditori, gente come Klaus. Vincenti agli occhi di tutti, distrutti nell'anima.
Inizialmente lo considerava un cliente normale, ma poi capì che fosse diverso, e non solo per il lavoro che faceva.

Era affascinante al punto tale da piegare chiunque alla propria volontà, compresa lei. La sua psicologa, quella che avrebbe dovuto sistemare la sua mente. Invece era successo che si erano entrati nella testa a vicenda, non era mai una cosa positiva. Sapevano come distruggersi, come amarsi, come far impazzire l'altro.

Stava camminando sui tacchi a spillo, cercava disperatamente un Taxi che la portasse a casa, aveva un po' di tempo tra un appuntamento e l'altro, voleva usarlo per studiare delle cose.
Non fece in tempo neppure a pensarlo.
Un messaggio di Klaus.

Hai tempo per una seduta?

Lo sai che non posso fartene, sono troppo coinvolta

Io invece sono certo che tu sappia benissimo come aiutarmi

Vediamo che si puó fare, mi raggiunga nel mio studio

Chiuse il telefono e liberó una risatina compiaciuta. Lo amava da morire, in un modo che neanche con i suoi studi avrebbe mai pensato potesse essere possibile.
Ci tornó davvero, nel suo studio. E lo aspettó, lo aspettó per un tempo che le parve infinito.
Intanto, le squilló il cellulare. Se ne stava seduta con le gambe accavallate, l'Iphone sul tavolino difronte alla poltrona.
Era sua sorella. « Ehi, dimmi. »
Rosa, voleva sapere sempre tutto, da brava sorella minore. « Come stai? Poi l'avete detto alla sorella? Non mi racconti niente. » Lidia si rese conto solo in quell'istante di quanto fosse brutto mentire a chi si amasse, Klaus aveva cercato di spiegarglielo tante volte, ma provarlo era totalmente diverso. Era una cosa che ti distruggeva. « Ehi, tutto bene, tu? Comunque si, le ha parlato e all'inizio sembrava non l'avesse presa tanto bene, ora meglio. »
« Ma perchè è gelosa di te? Cioè ha paura che le porti via suo fratello? »
« No, non penso. »
« E allora cosa? »
« Per tutta la vita sono stati lei e Klaus, e basta. Penso che sia stato il cambiamento a turbarla, non è facile accettarli quando trovi la tua stabilità. » Anche se è una stabilità sbagliata, in cui buona parte del lavoro l'avevano fatto droga, alcol, feste e sesso con gli uomini peggiori.
« Ma se venissi a trovarti? »
Lidia sorrise. « L'importante è che mi porti i miei nipoti. »
« Gli manchi tanto. » Il tono di voce era meno allegro, non si vedevano da tanto, tra il lavoro lontano e Klaus, sua sorella non aveva proprio tempo per nessuno.
« Anche a me mancano. » Sospiró, un po' afflitta. Portó una mano sul ginocchio piegato e inclinó la schiena all'indietro. Il capo poggiato sul cuscinetto. Non passava una giornata con la sua famiglia da Natale, si chiese se tutto quel successo professionale ne valesse la pena.

Klaus arrivó proprio nel momento peggiore, suonó il campanello quando la gioia sul viso della sua compagna s'era spenta da un po'. Lei si alzó per aprirgli, gli sorrise ma la Volpe comprese subito ci fosse qualcosa che non andasse.

« Ehi, che succede? » Come suo solito, pensó prima al peggio. Poi scavó nello sguardo scuro di lei e vide solo tanta malinconia. Chiuse la porta alle sue spalle, si spinse in avanti per cingerle i fianchi con le mani.
« Niente, niente di importante. »
« Se ti fa stare così vuol dire che è importante. »
Non era possibile nascondere qualsiasi tipo di verità a Klaus, niente. L'unica che ci riusciva era sua sorella, nessuno lo diceva, ma era evidente che avessero entrambi la stessa furbizia, per questo lui si era tanto arrabbiato quando aveva trovato la cocaina nel suo armadio.

REBORNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora