CAPITOLO 20

1.2K 45 21
                                    


Sometimes it's not the butterflies that tell you you're in love, but the pain

Greta fece preparare subito le stanze come aveva chiesto Cassandra, Lidia stava stranamente in silenzio. Solitamente sapeva sempre che cosa dire. La bionda si avvicinó alla sorella, la vedeva troppo sconvolta, forse aveva bisogno di qualcuno che la mettesss a suo agio. Così decise di sorriderle. « Qui siete al sicuro, io sono la sorella di Klaus, c'è una stanza per te e se vuoi ti presto un cambio. »
« C'è una stanza anche per Lidia, occupatene tu, perfavore. » Lo disse con un tono di voce che solitamente riservava a lei, a quando lo faceva impazzire con i suoi giochetti. Cosa c'entrava Lidia? Perchè non la stava baciando come faceva sempre? Quell'evento avrebbe dovuto unirli.

Decise di non turbarlo con altre domande, forse era solo ancora preso dall'adrenalina per quello che era appena successo.
« Si, venite con me. » Fece cenno loro di seguirla, andó su per le scale e aprì due porte, una davanti all'altra. « Scegliete quella che volete, avete un bagno in comune, ma potete usare anche
il mio. » Il bagno a cui faceva riferimento, era due volte più grande della stanza da letto a cui Aphrodite era abituata. « Vado a prendervi delle cose pulite. » Senza fare altre domande, Cassandra sparì nella sua cabina armadio. Cercó due tute, dei pigiami, biancheria intima. Lasció tutto nelle due camere e poi pensó che fosse meglio dar loro un secondo di pace, farle ambientare. Guardó Lidia, glie lo si leggeva negli occhi che volesse Klaus, eppure non capiva, perchè non era lì. Forse c'erano altre cose da sbrigare, forse c'entrava Aron.
Non avere notizie di lui era un'agonia. Allora decise di parlare, solo con la riccia, quella che conosceva. « Lidia, ma Aron sta bene? »
Lei le sorrise come se avesse capito perfettamente il motivo per cui le avesse posto quella domanda. Annuì. « Si, è tornato a casa sua. » Grazie.
Era assurdo, ma non era stato torto loro un capello. Si chiese che diavoleria Klaus si fosse inventato per sfuggire alla perfidia De Vito.
Scappó al piano di sotto, ma non lo trovava. Allora andó nella sua stanza, ma non c'era neanche lì. Ebbe paura, per la prima volta quella notte, distinse bene l'ansia dalla paura.
Tornó giù, in cucina. Lo vide che stava pulendo le tazze lasciate prima. Ma perchè? Avevano delle domestiche che pensavano a tutte quelle cose.
« Klaus... » Si avvicinó a lui piano, indossava una camicia sgualcita, le maniche larghe arrotolate su fino a metà braccio. « Che succede...? » Silenzio.
Poi un rumore sordo la scosse e la fece scattare come una molla. Aveva rotto una tazza, lo vide cercare uno strofinaccio con le mani sporche di sangue. Si avvicinó solo per porgergliene uno, quello che avevano già usato prima. « Tieni. »
« È successo un casino. »
« Ma stiamo tutti bene, almeno. »
« Lidia mi ha mentito, e ha fatto una cosa pericolosissima senza dirmelo. » Perchè le stava raccontando quelle cose? Forse era così turbato, che aveva bisogno di buttarle fuori. Allora Cassandra restó in silenzio, e attese. « E per poco non finivamo tutti nella merda. » Si era legato lo straccio su una mano, in poco tempo aveva iniziato a colorarsi di rosso.
La sorellina avanzó, egli si volse e poi gettó uno sguardo nervoso sulla stoffa sporca. « Andiamo su, così ti pulisco questi tagli. » Gli accarezzó le dita delicatamente, quasi temesse potessero rompersi da un momento all'altro. Era teso, preoccupato, si vedeva che stava cercando di sopprimere una guerra interiore. Serró la mascella e abbandonò le tazze nel lavandino.
Che intendeva dire, prima? Cassandra non chiese nulla, ma sapeva quanto Klaus odiasse quando gli veniva omesso qualcosa di importante. Quindi era colpa di Lidia se erano finite nelle mani dei De Vito? E la sorella cosa c'entrava?

Andarono nella sua stanza, lei sapeva già dove fossero le cose per medicarlo, erano le stesse che aveva usato per Aron.
« Vieni qua. » Gli teneva la mano ferma, mentre con l'altra glie la bagnava di disinfettante. Il sangue colava rosso sul lavandino ancora una volta, si chiese quante altre ferite avrebbe dovuto medicare, quando sarebbe finita. « Non credo ci vogliano dei punti. » Prese a fasciarlo lentamente, cercando di non stringere troppo per non fargli male. Lui restò zitto, la osservò come se avesse realizzato solo in quel momento, che non fosse più una bambina, ma una donna.
« No, è tutto okay, almeno la mano. »
« Ti va di raccontarmi cosa è successo? »
« Mi sembra assurdo, comunque non ho capito bene neanche io, domani parlo con Lidia e poi ci pensiamo. Ora ho bisogno di riposare la mente, mi scoppia la testa. »
« Va bene, allora se vuoi io ho una cosa che ti fa addormentare subito. »
« Se è erba non voglio neanche sapere dove tu la nasconda. »
« Melatonina, mal fidato. » Gli strappò un sorrisetto divertito, poi gli lasciò la mano dopo aver fermato la garza di cotone.
« E che sarebbe? »
« Un integratore, sono pasticche, conciliano il sonno. »
« Allora mi sa che ne prendo una. » Si avvicinò di più a lei, pensò che sua sorella fosse l'unica di cui potesse davvero fidarsi, la sola certezza in mezzo ad un mare di dubbi. Se solo avesse saputo chi altro aveva medicato in quella stessa stanza...
Era stranamente seria. Klaus aveva bisogno di riposarsi, ancora la cicatrice sul fianco non si era rimarginata. « Poi te le porto, mettiti a letto. » Si stava sottoponendo a troppi sforzi.
Lui, invece, rise. « Ora dai ordini? » Scherzò, come se si fossero scambiati la parte.
« Ogni tanto, quando serve. » Alzò le spalle, poi gli indicò di spostarsi a letto con un cenno del capo, lo sguardo rivolto oltre la porta del bagno.
Inaspettatamente, fece proprio come lei gli aveva ordinato, forse perché era il modo giusto di procedere. Cassandra lo seguì, prese un'asciugamano e cercò poi nel cassetto gli antidolorifici che aveva già usato qualche tempo prima. « Usa questa se ti sporchi, e quelle medicine usale solo se stai morendo di dolore, ti vado a prendere la melatonina. »
Fu bello prendersi cura di lui, era come se stesse ricambiando un po' tutte le volte che si era trovata lei, al suo posto. « Non mi rimbocchi le coperte? » Era stato così facile fargli scordare di Lidia, dall'altra parte della casa? Forse avrebbe dovuto controllare come stesse.
Gli fece l'occhiolino, prima di sparire nella sua stanza. « Certo, dopo la favola della
buonanotte. » Prese a spostare vecchie cose, vestiti nascosti nei cassetti dei comodini e completamente dimenticati. Non ricordava neppure d'esserseli levati, forse perché quando l'aveva fatto era sotto l'effetto di chissà quali sostanze. Finalmente, trovò la scatola di melatonina che usava lei ogni tanto, tornò soddisfatta da Klaus, ma vide che stava già dormendo beato. Gli tirò su le coperte e glie le rimboccò davvero, accanto al viso, dal lato della mano ferita, l'asciugamano che aveva preso prima.

REBORNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora