CAPITOLO 30

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For a star to be born, there is one thing that must happen: a gaseous nebula must collapse.

So collapse.
Crumble.
This is not your destruction.

This is your birth

Le giornate passavano cosí lente che a Cassandra mancava spesso il fiato, si sentiva come se il mondo volesse schiacciarla e quasi sempre si abbandonava a quel destino, si faceva divorare dall'universo e aspettava che quell'angoscia orribile finisse.

E invece non finiva mai.
E lei restava immobile, tratteneva ogni tanto anche il respiro e poi si lasciava amdare, quando proprio non ne poteva più.
« Secondo voi riesco a laurearmi entro l'anno prossimo? » Ricky esordí, Cass si era dimenticata fossero tutti insieme. Aveva guardato per un'ora solo il soffitto bianchissimo.
« Quanti esami ti mancano? » Vanessa era dolce in ogni momento, aveva deciso lei che dovessero passare del tempo con la sua amica. La vedeva peggio del solito. Era come se avesse abbracciato quella strana tristezza che la circondava sempre. Come se fosse diventata lei, quell'emozione cosí appagante e sicura.
« Se non sbaglio sei, circa. »
« Allora si. » Alzò le spalle. « A te quanti ne mancano? » Si rivolse a Cassandra. Era seduta a terra, la schiena poggiata contro il letto e il suo fidanzato comodo vicino a lei. Ci fu un momento di silenzio, i due si guardarono e poi fecero una smorfia strana.
« Cosa? »
« Gli esami, quanti te ne mancano? »
« ...Non lo so proprio, forse una decina, credo di dover studiare almeno altri due anni. » O magari persempre, magari non sarebbe mai tornata a New York. L'Europa era un'alternativa apprezzabile. Chissà che stava facendo Aron. Anche lui era in Europa, in quel momento. La voce era flebile, come se fosse in procinto di spegnersi. Come se parlare fosse uno sforzo troppo grande.

Ricky cambiò discorso. « Comunque alla fine ho deciso che festeggio in casa, cioè nella villa in campagna, restiamo tutti lí e basta. »
« Si, avoglia! Cosí possiamo fare quello che ci pare, vero? » Lanciò uno sguardo veloce alla bionda, di solito a Cassandra piacevano queste cose. « Cass, vero? »
Battè le palpebre un paio di volte, poi sospirò lentamente. Le mani sprofondarono sul ventre mentre inspirava piano, e poi si sialzavano seguendo il ritmo dell'aria che scivolava via dai polmoni. « Si, hai ragione. » L'aveva ascoltata sul serio? « Dovrei comprarmi qualcosa di nuovo? »
« Si! » Vanessa fu cosí sorpresa da quello strano entusiasmo che l'appoggiò subito. « Andiamo insieme. »
« Si, forse potremmo oggi. » Almeno avrebbe avuto qualcosa da fare, ultimamente odiava il maneggio e gli allenamenti le parevano tutti uguali.

« Si? »
« Si, dopo pranzo. »
« Oggi non tornava tuo fratello? » Vanessa cercò di capire il perchè di tanta fretta.
Cass increspò le labbra. « Ah, giusto. » Forse era quello il motivo per cui le era venuta improvvisamente voglia di passare la giornata fuori di casa. Non aveva idea se sarebbe tornato anche Aron, con lui. Ma credeva proprio di no. Comunque non aveva voglia di esserci.
« Non è che vuole vederti? »
« Non lo so, non mi ha detto niente quindi suppongo di no. » Il tono di voce era un po' infastidito, aveva chiamato solamente Lidia per tutto il tempo, ogni tanto lei faceva da messaggero ma non diceva mai nulla di vero. Oppure tentava di addolcire degli ordini vuoti.
« Lui non dice mai niente, ma lo sai sempre cosa vuole. »
«  Vabbe. Lo saluto e andiamo. »

Ricky decise ancora una volta di cambiare discorso. Si posizionò meglio sul tappeto.
« Ma della storia della sorella di Aron? »
Solo sentire il suo nome le fece chiudere gli occhi come a dover sopportare un dolore insostenibile per un attimo. « Non so nulla, ma a meno che non vogliano farci una sorpresa, dubito l'abbiano trovata. Lidia avrebbe saputo, avrebbero saputo tutti. » Tranne lei. Che scopriva le cose sempre troppo tardi. « Sinceramente spero sia tutto okay. » Anche perchè altrimenti lui sarebbe stato malissimo. Non riusciva proprio a preoccuparsi per Nowak. Quanto sarebbe durata, ancora?

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