CAPITOLO 27

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But for you,
You,
I'd leave it all

Il cervello di Cassandra ci mise pochissimo a collegare le parole di suo fratello ad un ipotetico, assurdo piano di Aron. Sapeva che sarebbe partito, ma non pensava cosí, non pensava che l'avrebbe abbandonata senza darle la possibilità di dirgli addio.
Sentí un vuoto nello stomaco, allargarsi fino alla gola e succhiarle via l'aria dai polmoni. Dovette reggersi alla ringhiera, le tremavano le gambe. Doveva vomitare. Avrebbe dovuto fermarlo, farsi dire ogni cosa e poi trovare Aron, ma non ce la fece. I piedi si mossero in automatico verso la sua stanza, aprí spingendola con forza la porta del bagno e poi si piegò sul water. Non se ne accorse neppure, mentre vomitava fuori tutta la sua rabbia iniziò a piangere. Teneva una mano premuta sulla fronte e l'altra reggeva i capelli per non farli sporcare. « Che merda. »
Sputò un grumo di saliva amara e poi si lavò, le mani, il viso, i denti come se dovesse togliersi uno strato di pelle di dosso. Il viso era arrossato, gli occhi non smettevano di bruciarle. Che poteva fare? Non sapeva neppure cosa dovessero sbrigarsi a fare, neanche dove. Forse lo sapeva Lidia. Ma non poteva svegliarla in piena notte per allarmarla in quel modo.
Polina. Recuperò il telefono sul comodino, si rannicchiò seduta sul letto e cercò il suo numero in rubrica. Non le importava fosse tardi, o che avrebbe potuto farle prendere un colpo. Polina sapeva per forza.
« Che diavolo vuoi? »
« Domani Aron va via, vero? »
« Perchè lo chiedi a me? »
« Perchè adesso lui è impegnato, voglio solo sapere se ha deciso di andarsene domani. »
« Si, ma chi te l'ha detto? » La sentí mettersi comoda sul letto, sapeva non sarebbe stata una conversazione facile.
« Ho sentito mio fratello. » Silenzio.
« Questa cosa non dipende da me. »
« Ma perchè non mi ha detto niente? »
« Se ci pensi non è difficile da capire. »
Forse anche Cassandra avrebbe fatto lo stesso. Chiuse gli occhi per un momento, forse decisa a rispettare la sua decisione. Forse era davvero la cosa migliore da fare.
Le tremava la voce. « Se ti do una cosa puoi fargliela avere? » Pensò che non l'avrebbe rivisto almeno fino all'anno dopo, lei sarebbe partita a breve per Londra ed era davvero improbabile che il destino potesse farli riunire. « Io devo andare in Europa, però tu ci sarai quando tornerà. »
« Va bene, cosa? »
« Una lettera. »
« Va bene, farò come vuoi. »
Non lo odiare, Cass. Serrò i denti e pensò che tante cose avrebbe voluto dirgliele di persona, non in una stupida lettera scritta prima che lui partisse. Pensò a cosa gli avrebbe detto se lo avesse avuto davanti e poi comprese che non c'era niente da dire.

La stava lasciando. Ma se non siete mai stati insieme. Se prima il mondo le era parso scomparire, adesso la stava soffocando. « Buonanotte Polly. » Parlò piano, come se avesse l'affanno.
« Aspetta Cass, tutto okay? »
No, non era tutto okay e non c'era neppure bisogno di domandarlo. « ...Lascia stare. »
« Sul serio, chiama Greta se ti senti male. »
« Si, e cosa le racconto? » Fece un attimo di pausa, si rilassò con la schiena contro il muro. « Le dico che sono triste perchè sono stata una stupida? » Una risatina nervosa le solleticò le labbra rosee. Qualsiasi cosa fosse successa, prima o poi sarebbe passata. E poi con che corsggio si lamentava con una madre che doveva salutare suo figlio. « Avrei solo voluto me lo dicesse, cosí è molto peggio. » Una lacrima le scaldò il viso.
« Ho paura che non riuscirò mai ad odiarlo, neppure adesso, neanche dopo questa cosa. »
« Vuoi che venga da te? »
« No, lascia perdere. »
« Allora aspetto la tua lettera. »
Si diedero la buonanotte e poi chiusero la chiamata. Cassandra cercò un foglio da qualche parte ed una penna, una che funzionasse. Le lacrime le rigavano ancora il viso, non aveva più voglia di combattere, di provare a fermarle.
Andò nel solito salottino, quando era lí le sembrava di non essere mai sola, come se sua madre in qualche modo le stesse accanto.
Si mise a terra e cercò di buttare giù qualche riga, ma non trovava le parole. Che diavolo poteva dirgli? Cosa non sapeva già? Tornò in camera; nel silenzio della notte prese a girare per la sua stanza, alla ricerca di una specie di ispirazione. Aprire il proprio cuore era sempre stato difficile.

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