If I had not created my whole world, I would certainly have died in other peoole's.Lidia decise che la sua vita sarebbe andata avanti come al solito, anche perchè per lei era tutto più facile. Non che fosse semplice adattarsi all'assurda vita della famiglia che si era scelta, ma non aveva mai temuto l'abbandono, non come Klaus, neppure come Cassandra. Non aveva subito la morte dei propri genitori in un mondo in cui nessuno fosse pronto ad aiutarla. Non viveva con il terrore di restare sola, di aver bisogno degli altri. Fu semplice, aspettare. La parte peggiore era non averlo accanto la mattina appena sveglia, ma nulla di tragico. Stava aiutando un suo amico e non stava, stranamente, facendo nulla di pericoloso. Era quasi sollevata.
Invece Cassandra era strana, la osservava e non capiva. Non riusciva a comprendere cosa la turbasse tanto, che diavolo provasse. Tendeva a tenersi ogni cosa dentro, Lidia l'aveva imparato, ma soffriva al punto che era impossibile contenere tutta quella tristezza. Le mancava Klaus? Eppure non era certo la prima volta che si separavano; era vero anche che negli altri casi fosse sempre stata lei ad allontanarsi da lui, e comunque sapeva benissimo che suo fratello la fecesse seguire ovunque. Non le succedeva quasi mai, di non comprendere gli altri. Sembrava volesse nascondersi a tutti i costi.
La riccia era tornata dal suo studio più tardi del solito, Andrea era già uscita per lavorare con Irina, quello era uno dei momenti in cui Klaus le mancava di più. L'aspettava sempre, ogni volta, ad ogni orario, lo trovava in casa per salutarla. A meno che non avesse qualcosa di importante che lo tenesse impegnato, lui c'era. Non aveva idea di dove fosse Cassandra, erano passate due settimane da quando era rimasta senza suo fratello e si erano palrate pochissimo, non che prima la bionda fosse di troppe parole.
Stava passando per il corridoio che portava alla stanza che condivideva con Klaus, stretta tra le mani la solita ventiquattrore di pelle, i piedi comodi nelle ballerine di tela morbida. Non aveva mai perso troppo tempo ad osservare i dettagli di quella casa, era subito stata colpita dalla sua maestosità, era difficile soffermarsi sulle piccole cose. Adesso che era circondata spesso dal silenzio, che non era distratta costantemente dalla bellezza del suo compagno, percepiva una specie di malinconia strana, riempiva gli spazi vuoti e rischiava di far impazzire chiunque ci passasse in mezzo troppo tempo.
Forse era per quello che Cassandra non amava stare in casa. E poi c'era il ritratto, quello dei genitori di Klaus e Cassandra, quando lui le aveva raccontato che sua sorella fosse identica alla madre non pensava in quel modo. Il signor Van der Meer invece era autoritario, anche mentre abbracciava suo figlio. Non avrebbe saputo dire se si trattasse di un ritratto felice, ma era certa che avessero da sempre una concezione di felicità diversa da quella degli altri.Inclinò il capo, si chiese che ore fossero in Polonia. Lei non era mai stata in Europa, era diffcile ricordarsi sempre del fuso orario. Infilò una mano in tasca e cercò il cellulare, dovevano essere sei ore indietro. Lí era ancora mattina.
Sorrise, pensò a quanto fosse bello svegliarsi con Klaus e decise di provare chiamarlo, anche se sicuramente era già sveglio. Sbloccò il cellulare e cercò il suo nome in rubrica, aveva voglia di sentire la sua voce. Camminò verso la camera da letto, il telefono premuto contro l'orecchio.
« Klaus? »
« Volevo chiamarti, ma pensavo stessi lavorando. »
« No, ho finito. »
« Come è andata oggi? »
Lidia si chiuse la porta alle spalle e si poggiò con la schiena alla superficie di legno. « Normale, oggi è venuta una ragazzina che penso abbia un disturbo alimentare, mentre parlava... non lo so, di solito non mi faccio coinvolgere psicologicamente, però mi è dispiaciuto. »
« Forse sei troppo stanca, se ti fa star male non so se è il caso che tu continui a seguirla. » Era terribilmente premuroso, Lidia sorrise. Le piaceva quando si preoccupava per lei, se fosse felice.
Alzò le spalle. « Magari ero solo giù di mio. » Non voleva farlo sentire in colpa, aveva solo bisogno di essere sincera.
« Vorrei essere lí con te. » Ma non si poteva.
Camminò verso il letto, si tolse le scarpe.
« Come va lí? »
« Aron è convintissimo di riuscire a trovarla. »
STAI LEGGENDO
REBORN
ChickLitCassandra è la sorellina minore del piú spietato boss di New York. Quando i loro genitori sono morti e Klaus ha preso il posto del padre, a soli ventidue anni, ha deciso di eliminare dalla sua vita la sorella, che mentre cresceva assomigliava sempre...