CAPITOLO 25

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"You
make me
feel...you make me feel," he said quietly, fiercely,
"and I don't like it. I want it to stop. Now."

Klaus odiava svegliarsi tardi, lo faceva sentire come se gli mancasse un pezzo della giornata, come se avesse sprecato del tempo utile. Apriva gli occhi sempre prima della sveglia, prima dell'alba, e si compiaceva sempre come se fosse una sfida. Sorrideva al soffitto affrescato della sua stanza da letto e poi da un po' di tempo volgeva il capo verso Lidia, l'unico motivo per cui avesse mai desiderato in vita sua di restare ancora tra le coperte. Le lasciava un bacio sulla fronte e le dava il buongiorno cosí, senza svegliarla.
Poi si faceva la doccia e mentalmente rifletteva su tutte le cose che avrebbe fatto durante il giorno, era una routine sempre uguale, uno schema che lo aiutava a restare sereno nonostante il lavoro pericolosissimo che svolgesse.

Quando usciva dalla doccia si fermava nuovamente ad osservare Lidia, vederla tranquilla e al sicuro gli metteva calma, se lei riusciva a rilassarsi tra le sue lenzuola allora voleva dire che non stava sbagliando proprio tutto.

Subito dopo essersi rivestito, mentre faceva ancora colazione, era solito chiamare Aron, per aggiornarlo sulle ultime cose e chiedergli dove fosse, tanto già lo sapeva che non avesse dormito per niente, o che fosse già in macchina per raggiungere qualche posto. « Klaus? »
« Sei al maneggio? »
« Si, mia madre mi ha chiesto di raggiungerla, dice che deve parlarmi di una cosa urgente, tu ne sai qualcosa? »
« No, forse Cassandra lo sa, anche lei è lí. »
Ci fu un momento di silenzio in cui Aron realizzò improvvisamente che gli stesse tenendo nascosta una cosa importantissima. Serrò i denti e respirò profondamente. Klaus pensò solo fosse agitato per quella storia con sua madre. « Non credo. Penso che mia madre non accetti semplicemente l'idea che io voglia partire. »
« Quindi è deciso? »
Aron annuí. « Si, è deciso. » Non poteva continuare in quel modo, si sentiva un verme ogni mattina. Forse la lontananza da Cassandra lo avrebbe fatto sentire meno in colpa, come se soffrire fosse un modo per espiare i sensi di colpa.
« Non esiste niente che possa farti cambiare idea? » Oh, come se esiste... Aron dovette mordersi la lingua, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Klaus s'insospettì. Non immaginava minimamente dietro ci fosse sua sorella, ma un'esitazione era comprensibile, due non potevano essere un caso. « A cosa pensi? »
Aron trasalí. Gli tremarono le mani. « Niente, penso a mia madre. »
« Allora non è niente. »
« No, infatti. » Non sapeva proprio dirgliele, le bugie.
« C'è qualcosa che devo sapere? »
Non poteva permettersi di esitare ancora. « No. »
Fu la risposta meno convinta della storia, e infatti l'altro se ne accorse subito. Conosceva il Lupo troppo bene. « Ora devo andare, poi ti chiamo per raccontarti cosa si è inventata. » So schiarí nervosamente la voce.
« Si. » Lo disse piano, sospettoso. Era evidente che Aron avesse la testa da un'altra parte, e non volesse dirgli il vero motivo per cui intendesse partire cosí, improvvisamente. Doveva necessariamente essere qualcosa di grave, altrimenti non lo avrebbe mai abbandonato.
La vera domanda era, perchè non poteva confessarglielo? Si erano sempre detti tutto, ed i loro segreti non erano mai stati leggeri.

Lasció il ceulare sul tavolo e poi continuó a sorseggiare il succo di frutta. Avvolse il bicchiere di cristallo con la mano destra, l'anello d'oro di suo padre che portava sempre sull'indice ticchettì contro la superficie trasparente. Pensó che dovesse farlo pulire, non splendeva più come prima. Storse la bocca e si chiese chi potesse sapere qualcosa su Aron.

Lasció cadere la schiena all'indietro, odiava quando non gli veniva detta tutta la verità. Era ossessionato dalle bugie, un'altra cosa che Lidia non era riuscita a curare. La mania di dover controllare ogni aspetto della vita di chi lo circondava. E Aron questo lato di lui lo conosceva benissimo, sapeva quanto fosse pericoloso.

Tra Cassandra che non gli parlava e Aron che aveva deciso di andarsene, sentiva come se gli stesse sfuggendo qualcosa. Forse avrebbe dovuto parlarne con Lidia.
Ma doveva occuparsi di altre cose. Andrea era ancora una fuggiasca e loro la tenevano in casa come se non ci fosse alcun pericolo, non potevano nascondersi per sempre, eppure cosa poteva escogitare? Un'identità nuova era fuori discussione, Lidia non l'avrebbe mai abbandonata.

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