secondo capitolo- Per sempre tu

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Sto per andare evidentemente in ipossia.
I nostri occhi si sono appena scontrati per qualche secondo ma subito ha distolto lo sguardo come se io, per lui, non fossi nient’altro che un semplice sconosciuto; come se fossi uno di quei passanti che attraversano la nostra fugace vita in corsa, senza lasciare alcuna traccia di loro. È proprio cosi che lui, ora, si è comportato con me e forse è proprio a causa di questo suo atteggiamento che tutto l’odio covato nel corso degli anni, in questo momento, sembra investirmi come un’onda in pieno tsunami. Sto provando una miriade di emozioni: rabbia, tristezza infinta, paura, ribrezzo ma soprattutto, NOSTALGIA. Per quale cavolo di motivo, il solo guardarlo, mi fa sentire il cuore più calmo? Perché rivedere quel viso, quelle labbra, quegli occhi sempre lucidi come se all’interno nascondessero un mondo, mi fa sentire finalmente tranquillo, come se il dolore fosse stato dissipato in un battito di ciglia? Mi rendo conto però, che tremo continuamente e anche Tae se n’è reso conto, forse è per questo motivo che si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla, sussurrandomi all’orecchio in modo tale che potessi ascoltarlo solo io: <Jk, ascoltami un attimo. Devi riprenderti. Vai al bagno, buttati dell’acqua fresca in viso e torna a presentarti, siccome non credo sia consono farti vedere in queste condizioni. Se qualcuno mi chiede di te, dirò che hai ricevuto una chiamata urgente e sei andato a rispondere>. Annuisco e senza pensarci una volta in più, corro verso il bagno, chiudo frettolosamente la porta e crollo a terra, prendendomi la testa tra le mani, quasi come a volermi strappare i capelli dal cuoio capelluto. La mia mente è ormai tormentata da milioni di domande e paure: “cosa farò adesso?”; “cosa farà lui?”; “perché ha finito di non conoscermi?”; “davvero non si ricorda di me?”; “bastardo, sei venuto qui di proposito per mettermi in crisi?”; “perché il mio cuore batte così forte?”
Devo assolutamente riprendermi ed è per questo che mi do qualche schiaffo in faccia. Ripulisco velocemente le lacrime che sono scese di nuovo, nonostante mi fossi ripromesso di non piangere mai più per lui e finalmente, esco. Mi vesto del coraggio di cui ho bisogno e mi avvicino al gruppetto che si è formato intorno a lui, supero Yoongi che mi bloccava la visuale e gli tendo la mano:<Ciao, scusami per prima ma ho dovuto rispondere ad una chiamata. Piacere, il mio nome è Jungkook> bene, ce l’ho fatta, sono stato naturale, vero? Però noto che mi trema la mano, cazzo. Lui, alza lo sguardo verso di me e dopo qualche secondo di silenzio che a me sono sembrati un’eternità, stringe la mia mano con le sue piccola dite affusolate e inaspettatamente avverto una scossa elettrica in tutto il corpo tale da farmi ritirare la mano e nasconderla dietro la schiena. Lui allora risponde, sfoderandomi un sorriso rilassato:<ciao, tranquillo. Piacere mio, io sono Jimin. Spero possiamo diventare ottimi “AMICI”>. Adesso, io non so se è una mia impressione o lui ha deliberatamente alzato il tono di voce sulla parola “amici”. Sono senza parole: Park Jimin, chi diavolo credi di essere per fingere di non conoscermi? Dovrei essere io quello arrabbiato, non tu! Non riesco a contenere la mia ira, vorrei poter rompere tutto ciò che mi circonda, ma non posso perché non vorrei risultare un pazzo schizzato di fronte i miei compagni, quindi l’unica cosa che istintivamente mi viene da fare è rispondergli acidamente: <siamo qui per lavorare, non per fare amicizia>. Cala il gelo in sala e se in questo istante volasse una mosca, riuscirei persino a contare i battiti d’ali, invece l’unica cosa che vola via è la mia anima che vorrebbe abbandonare il mio corpo per fuggire il più lontano possibile. Noto subito lo sguardo torvo di Nam, la faccia bianca cadaverica di Tae, la solita indifferenza di Yoongi ma, per fortuna, interviene prontamente Jin e ridendo dice:<non ci far caso, siamo tutti un po' sotto pressione e ci porta ad impazzire come è successo a Jk, ma ora che ci sei anche tu sono sicuro che le cose andranno meglio. Ah, lo sai che sono un ottimo cuoco? Facciamo una cosa, una sera di queste organizzo una cena a casa mia, siete tutti invitati per festeggiare colui che ha reso possibile il nostro sogno di debuttare!>. Risate e applausi cancellano il gelo che stesso io, ho creato prima, ma che in me non si è minimamente dissolto siccome lo vedo ridere come se niente fosse successo, come se non ci fosse nulla di sbagliato in tutto questo. Perché a pagarne le conseguenze sono sempre e solo io?
A mettere fine a questa mia catena di pensieri è Yoongi, che da quando è arrivato questo “ragazzino” sembra aver sviluppato una parlantina fluente come quando comincia a “rappare”:<adesso che sono finiti i convenevoli, Jimin, perché non ci fai vedere di cosa sei capace?>. Mi sembra una domanda più che lecita, ma io non sopporterei di vederlo esibirsi di fronte a me, ero consapevole del suo talento nella danza ma, innanzitutto non lo avevo mai visto ballare e soprattutto non sapevo potesse anche cantare! Tutti lo incitano ad esibirsi mentre io sento morirmi dentro, in questo momento vorrei essere semplicemente a casa mia, da solo nella mia camera, a sprofondare la faccia nel cuscino. Il “ragazzino” si avvicina alla sua borsa che aveva lasciato all’entrata ed estrae un CD, nel mentre io, mi soffermo ad osservare contro la mia stessa volontà, tutti i suoi movimenti: è cambiato, è molto più sicuro di sé, inoltre si muove con un’eleganza nota a pochi; i suoi capelli troppo lunghi e biondi come l’oro, gli ricadono spesso sugli occhi, costringendolo a passare una mano tra essi per posizionarli dietro le orecchie e così facendo, noto anche che porta degli orecchini a cerchio non eccessivamente grandi e nel momento stesso in cui mi stavo costringendo a distogliere lo sguardo, noto che una cosa non è cambiata: ha ancora l’abitudine di mordersi il labbro, infatti ricordo che al liceo dovevo costantemente minacciarlo di strappargli denti e lingua se non avesse smesso con questa “mania”, ma sapevo che lo faceva quando era preoccupato o agitato.. ah quindi, caro diavolo, sai anche essere agitato? Perso tra i miei pensieri non mi rendo conto che, intanto, Hobi mi si è avvicinato e mi tira una ginocchiata sussurrandomi: <amico, perché ti stai mangiando con gli occhi il nuovo arrivato?>. Allora io mi volto e gli ricambio la ginocchiata sussurrandogli: < chi vuole mangiare chi? Sono semplicemente curioso di sapere cosa è capace di fare> BUGIARDO BASTARDO, QUINDI ANCHE TU, QUANDO VUOI, SAI MENTIRE.
Finalmente sembra che il “ragazzino” si sia deciso ad avvicinarsi all’impianto stereo e subito fa partire un suono melodioso. Improvvisamente comincia a cantare. Sembra una canzone scritta da lui, io ascolto attentamente mantenendo lo sguardo fisso su di lui, così come lui, ha lo sguardo fisso su di me mentre pronuncia queste parole:
“PERMETTIMI SOLTANTO DI AMARTI.
SIN DALLA CREAZIONE DELL’UNIVERSO,
TUTTO ERA STATO GIA’ DECISO,
PERMETTIMI SOLTANTO DI AMARTI”
Mi fissa senza distogliere lo sguardo, senza battere ciglio e improvvisamente comincia a ballare, facendo vacillare il mio mondo retto da certezze che, evidentemente non sono del tutto salde. Mi sento come un pirata ammaliato dal canto delle sirene, in questo momento vorrei solo rimanere in un angolo a godermi tutto lo spettacolo che questa “sirena” mi sta offrendo.

Io sole.. tu luna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora