Capitolo 21

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Furono inequivocabili gli sguardi languidi di intesa che Ykaar e Amaltea si scambiarono nel susseguirsi delle loro giornate gelide e solitarie, che fossero in tavola o nella sala comune dove oramai, come d'abitudine, l'intera famiglia vi si riuniva una volta al giorno per discutere di argomenti filosofici e mistici. Ykaar in quel contesto era l'unico estraneo, dato che il salotto riscaldato da un'enorme camino nella pietra scura era frequentato solamente da Loki, Frida, Axel, le rispettive tre figlie e i fratelli Laufey, compreso l'emblematico Niven. Il giovane servo di Loki, per l'appunto, aveva il compito di offrire agli ospiti cibo e bevande, restando per tutto il tempo in piedi al fianco di Loki, seduto con maestosa superbia su una poltrona che somigliava ad un trono. Amaltea non suggeriva nessun intervento, nonostante fosse abbastanza intelligente e preparata per tener testa a Loki stesso con la propria saggezza, dote che aveva ereditato dal padre Axel. Ykaar si godeva le dolci espressioni curiose della giovane midgardiana, che piuttosto che blaterare dell'economia della ormai città morta di Asgard sorrideva senza nascondersi alle attenzioni del giovane.

Capitava sempre più spesso che alla sera Ykaar la raggiungesse alla porta della camera che Amaltea divideva con Atali, prima che il palazzo si addormentasse e il paggio di Loki potesse congedarsi. Ykaar con cautela percorreva i lunghi e vuoti corridoi che lo avrebbero condotto dalla figlia di Frida. Mai nessuno aveva scoperto il misfatto delle sue brevi visite poiché fosse abituato ad aggirarsi furtivamente come un felino dai remoti tempi ai bordelli di Asgard. Amaltea non lo faceva aspettare un solo istante, Ykaar nemmeno bussava. Amaltea lo attendeva muta e ansiosa, con la porta socchiusa in maniera così sottile da sembrare barricata. Non appena lo intravedeva, tutta eccitata, lo salutava bisbigliando con il batticuore. Ykaar non si era mai presentato una sola sera a mani vuote; perlopiù le regalava libri sottili rubati dall'enorme libreria di Loki, oppure, quando gli era proprio impossibile accedervi, faceva scorta di biscotti o panini abbastanza sia per Amaltea che per Atali.

Quella sera era stato fortunato, sotto il gilet smanicato di cuoio nascondeva un libro tra i suoi preferiti, che era stato a contatto per tutto il tempo con la sua bollente pelle nuda tempestata di rune e formule di protezione. Amaltea lo accolse ridendo con le guance paonazze di gioia. Ykaar fece per estrarre il suo dono dalla casacca, consegnarlo e fuggire via, ma Atali abbracciò la sorella da dietro e lo invitò ad entrare.

«Accetterei volentieri, ma se tuo padre lo scoprisse mi farebbe tagliare la testa seduta stante.» rispose iniziando a sudare freddo.

«Dovrebbe soltanto provarci, sono la sua amatissima figlioletta, se mi opponessi mi darebbe retta. Ha fatto tutto questo per avermi qui, so essere ruffiana quanto lui.» disse Atali fieramente.

Ykaar scosse la testa ancora, troppo spaventato per correre il rischio.

«Fidati, non permetterei mai che ti faccia del male.» Atali aprì del tutto la porta per invitarlo.

Ykaar guardò Amaltea, l'unica ragione per cui avrebbe rischiato di farsi giustiziare. Valeva la pena scommettere la propria testa per la giovane vergine. D'altronde era già morto una volta, sapeva esattamente cosa aspettarsi ad Hel. Imprecò ridendo, e senza farselo ripetere ulteriormente entrò nella stanza delle due e richiuse la porta a chiave.

Amaltea lo fece sedere sul bordo del suo grande letto ben fatto, quello di Atali era un assoluto disordine. La sorella maggiore si sedette a gambe incrociate ai piedi del materasso rivolvendo così la schiena alla porta. Tutti e tre formarono quasi un cerchio in cui Ykaar pose al centro il libro.

«"Sospiri di ghiaccio".» lesse Amaltea dal titolo scritto in runico sulla copertina rigida blu. Sia dalle lezioni avute da Frida che dai corsi di livello superiore di Ykaar, Amaltea riusciva a tradurre fluentemente le rune.

Atali e Ardesia - Le rune di Loki ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora