Capitolo 2

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La cena era il momento preferito dalla famiglia di Frida. Che fosse inverno gelido, con il vento pericoloso a soffiare sul mare, o un'afosa estate in cui tutte le finestre rimanevano spalancate, la loro cucina bianca e accogliente riuniva tutti e quattro ormai da anni.

Il tavolo da pranzo era rotondo, ed ognuno aveva la propria postazione gelosamente scelta per forza d'abitudine.

A fine pasto, dunque, si restava a chiacchierare per qualche minuto di argomenti di ogni genere, e degli eventi della giornata appena trascorsa. Quando mangiavano l'anguria gareggiavano a chi sputasse più lontano il proprio semino nero, e d'inverno si sfidavano a morra cinese per decretare chi avrebbe dovuto lavare le stoviglie sporche.

Quella sera, come molte altre, Frida era avvolta con un braccio da Axel, accoccolata al suo petto come se fossero ancora due adolescenti. Atali, non riuscendo a reprimere il suo brutto vizio, stirò le gambe anche nella sua parte di tavola, mentre Amaltea si stringeva le ginocchia al petto, facendosi piccola piccola sulla sedia.

Le tre donnine stavano cercando di far rilassare Axel, disturbato e seccato per il nuovo tatuaggio di Atali in bella mostra sul petto. Persino la timida Amaltea, intimorita inutilmente, aveva preso le difese della sorella maggiore.

Axel non era minaccioso, ed in fondo si era già sciolto, mostrava solamente un insopportabile seccatura fin troppo orgogliosa. Frida lo abbracciava ridendo, conoscendo benissimo il suo tenero Axel.

«E' un disegno piccolo piccolo, non si nota nemmeno.» insistette Atali come a volerlo conquistare. Con quello sguardo da cagnetto bastonato sapeva di tenere in pugno il padre.

Amaltea sollevò il mento dalle ginocchia; «E' poi ha un significato profondo, merita ogni vanto.»

Axel provò a nascondere il sorriso sforzandosi di non mostrare i denti. I baffi lunghi e rossicci tradirono gli angoli all'insù delle sue labbra.

«Tua madre vi dà un'esempio sbagliato, tutta colorata come carta da parati!» scherzò infine, non guardando Frida di proposito.

Lei si finse offesa, allontanandosi dalle sua braccia. Lo guardò con disappunto scherzoso, puntandogli il dito contro; «Ah si? Sarei una carta da parati?»

Tutti scoppiarono a ridere, mentre il vento sollevava la sabbia là fuori.

Atali si allontanò dalla tavola per dirigersi verso il frigorifero. Aveva voglia di un sorso d'acqua fresca, e proprio lì vicino alla parete stava appeso il telefono d'epoca rosso sgargiante. Il filo arricciato pendeva aggrovigliato, e la cornetta liscia fece venire in mente ad Atali la strana telefonata ricevuta.

«Quasi lo avevo dimenticato» disse, tornando a sedere al suo posto. «Oggi, quando siamo tornate a casa con Amèlie, uno strano tizio ha telefonato dicendo che cercava te mamma.»

Frida scosse il capo, sorpresa: «Me?»

«Hai un ammiratore segreto per caso?» scherzò Axel.

Frida sorrise; «Chissà, magari è un cliente a cui hanno lasciato il mio numero privato.»

«Poveretto, avrà aspettato che lo richiamassi tutto il giorno, ormai è tardi.» Atali si spostò i capelli disordinati dietro le orecchie.

«Domani lo richiamerò non appena avrò un momento, ti ha detto il suo nome?» chiese Frida ad Atali. La ragazza cambiò espressione, come se fosse infastidita; «Anche quello era strano, ha esitato prima di rispondermi, e poi ha detto un nome insolito, che non ho mai sentito in vita mia. Che fosse arabo? Era tipo Liem...»

Atali non riuscì a pronunciarlo, dimenticandosi alcune lettere; «Amaltea aiutami, l'ho detto subito a te!»

La sorella minore fece spallucce: «Non ne ho idea, non sei stata chiara nemmeno con me.»

Atali e Ardesia - Le rune di Loki ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora