1.9 - Sopravvivenza della specie

19 6 12
                                    

Umani. Che esseri straordinari. Sono passati dalla condizione di scimmie a signori della galassia, fino a estinguersi e poi sopravvivere in un pianeta dimenticato dall'universo. Sono esseri tenaci.

Un po' come gli scarafaggi.

Una di loro, no, una di noi mi guarda. Io la guardo. Lei mi guarda. Insomma c'è un intenso scambio non verbale. Nessuno dei presenti sa come reagire, me compreso, lei compresa.

Tuttavia, una cosa è certa. Io e lei siamo destinati a perpetuare la razza.

Non lo dico solo perché è molto carina (e lo è, persino per i miei standard, che vanno da cavallette giganti a sensuali nebulose di plasma), ma perché sarebbe un dovere in quanto ultimi esseri umani.

La sconosciuta ha un corpo snello nascosto da strani vestiti dai riflessi verde-azzurro. Capelli e occhi castani. La pelle del suo viso è ambrata, liscia. Quando si rende conto che la osservo mi sorride, allora le si formano due fossette sulle guance.

Ha un bel sorriso.

Nel rendermene conto capisco anche un'altra cosa, l'area di Broca del mio cervello, quella responsabile della mia vivace parlantina, si è spenta. Non so cosa dire. Per fortuna lei non ha il mio stesso problema e ve lo dirò, la sua voce è la cosa più bella che abbia mai sentito; piacevole, delicata, anche se ha un accento bizzarro, ma questo suppongo sia normale.

"Salve, stranieri" dice e io sono tutto un fuoco.

Nessuno risponde.

"Non avete nulla da temere" prosegue.

Bene. Tutto apposto allora. Parliamo del ripopolamento?

Dreida è la prima che si riscuote dalla stasi neuronale, "perché ci avete attirati qui?".

La ragazza assume un'espressione accigliata, le labbra si dischiudono esitanti "parli dell'antenna?", indica con un cenno il faro, Dreida annuisce.

"Non sappiamo come funziona. È stata creata secoli fa, alcune storie dicono che chiami gli altri umani, ma non è mai venuto nessuno."

"È una base umana? Ce ne sono altri come te?" sono stato io a parlare, per quanto incredibile che sia, sorprendo persino me stesso. Lei dice di sì.

La voce schioccante di Curick ci interrompe, "dobbiamo spegnere l'antenna".

"Non sappiamo come fare, mi spiace" la ragazza risponde con una preoccupazione che mi sgomenta. La mia presenza su questo pianeta è la risposta alle preghiere dei suoi antenati, i nostri antenati, e nemmeno se ne rende conto, anzi chiede scusa perché non sa come spegnerla. Dovrebbe ringraziare che fosse accesa, diamine.

"Come ti chiami?" le chiedo.

Lei dice in un fiato "Tannel".

"Ebbene Tannel, faremo in modo che la base entri tra i pianeti della corporazione mercantile. Tu e il resto degli umani sarete riforniti di tutto ciò di cui avete bisogno."

Tannel sgrana gli occhi, ammutolita dalla mia immensa generosità, è chiaro. Non mi dispiace mettere le vesti del salvatore della nostra specie, devo ammetterlo.

"Kal...", Flip prova ad interrompermi, ma lo ignoro e proseguo.

"Immagino che siate contadini, o allevatori, giusto?"

Lei annuisce.

"Vi daremo tutto ciò di cui avete bisogno, non sarete più soli."

Flip mi afferra per un braccio e mi tira in disparte. Provo a liberarmi, ma il fatto è che è armato e non l'ho mai visto impugnare una pistola prima d'ora, sono aggeggi piuttosto sensibili.

"Kal chiudi quella dannata boccaccia."

"Perché? Abbiamo trovato una nuova fonte di reddito, la corporazione sarà contenta. Vinciamo tutti."

"Fonte di reddito? Ma l'hai vista bene? Lei e chiunque altro ci sia qui riusciranno a stento a produrre quello di cui hanno bisogno, non hanno modo di pagare niente, né di difendersi. Se portiamo qui la corporazione, prenderà possesso delle terre con la scusa di aumentare la produzione e i tuoi cari simili diventeranno degli schiavi nella loro stessa base."

Mi volto a guardare la ragazza, è molto esile. Ed è vero, dannazione, non ha armi.

"Ti sembra ancora una buona idea?"

Non rispondo, libero il braccio dalla sua presa, questa volta mi lascia andare senza opporre resistenza.

"Per quello che ne sappiamo potrebbero essere gli ultimi umani nell'intero universo, Flip. Non posso abbandonarli."

"Ascolta. Capisco il richiamo che provi verso la tua gente, ma non puoi precipitarti in loro soccorso senza stravolgere la loro intera esistenza, devi essere più cauto."

Cauto? Detto da mister pesce rosso è un eufemismo, fosse stato per lui non avrei salvato nemmeno la Flyer.

"Tu che ne sai? non torni sul tuo pianeta da quando ti conosco. Inizio a pensare che siano loro ad averti cacciato."

Questo è esattamente il genere di riflessioni che avrei dovuto tenere per me. In genere non mi pento di niente, ma l'espressione da triglia all'amo di Flip mi stringe lo stomaco. Lo vedo aprire la bocca per rispondere, ma alla fine non dice nemmeno una parola.

"Dreida ha ragione, dovresti tornartene sulla nave, Flip."

"Stranieri", la voce di Tannel interrompe lo scambio, anche se suppongo non ci fosse più niente da dire.

"Vorrei poter ricambiare la vostra gentilezza. Se lo desiderate posso mostrarvi il resto della stazione Antares e condividere con voi un pasto prima che ripartiate."

Dreida guarda Flip, ha un'espressione grave, ma non riesce a dissentire. Abbiamo trovato gli ultimi umani, fanno parte della mia specie e se io voglio restare è questo quello che faremo. 


Risveglio e altre impreseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora