1.15 - Speranze disattese

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Tannel è splendida. Ho già in mente di farci frotte di figli, uno dietro l'altro, ripopoleremo l'universo solo io e lei. La guardo e so che lei è perfettamente d'accordo. I suoi occhi verdi affogano i miei, sorride mentre mi accarezza. Vorrei che questo momento non finisse mai, ma ho già in mente un modo per migliorarlo.

Passo la mano tra i suoi capelli, stringo delicatamente la sua nuca e mi avvicino. Mi chiedo che sapore abbiano le labbra umane, se siano così dolci quanto sembrano, invitanti fino al limite del possibile. Mi avvicino ancora. Lei fa lo stesso. È il momento culminante, l'apoteosi dell'erotismo dopo il sesso. Poi, ovviamente, succede qualcosa. Questo perché non posso essere così fortunato da togliermi dai piedi tutta la squadra di ficcanaso che mi devo portare dietro.

A interrompere il momento romantico per eccellenza è la soave voce di Dreida, che urla "fermo, Kalvin", come se io abbia davvero intenzione di fermarmi. Chiariamoci, continuo a pensare che Dreida sia un attraente ammasso di nubi cosmiche, ma ammettiamolo la biologia non aiuta, siamo troppo diversi. Io e Tannel invece, scommetto che c'incastriamo alla perfezione.

Ignoro Dreida e mi avvicino ancora di più a Tannel, sento il suo respiro sulle mie labbra.

"Allontanati, Kalvin, è un ordine!"

Mi volto verso Dreida, ha l'arma a impulsi puntata contro di me, no, anzi contro Tannel, il che non mi va a genio.

"Non è il momento di essere gelosa, Dreida."

Lei sbuffa, la sua nebulosa è attraversata da un temporale scuro, "Tannel non è un'umana, è una pianta".

Scoppio a ridere, "a me sembra parecchio umana. Ma se mi dai cinque minuti me ne assicuro".

Torno a guardare Tannel, negli occhi l'attraversa un lampo di rabbia. Non deve aver preso bene la storia che è una pianta. Poi, però, mi rendo conto che sta fissando qualcuno alle spalle di Dreida. Dietro di lei si nasconde Curick e un altro individuo, un umano, un umano maschio. Inizio a ingelosirmi.

"E lui? L'hai portato per rovinarmi la festa?"

"No, Kalvin, lui è un androide."

Cosa mi tocca sentire. Gli androidi sono scomparsi secoli fa, insieme agli umani. Senza nessuno a dargli ordini i pochi sopravvissuti sono rimasti impalati come stoccafissi e alla fine sono stati smantellati da qualsiasi predone si trovasse a tiro di schioppo.

"Kalvin" l'umano, anzi il presunto androide, si fa avanti, Tannel si ritrae all'istante. Spazientito mi alzo in piedi e mi frappongo tra lei e quell'essere.

"Non fare un passo, bello. Non mi piace nemmeno un po' il modo in cui guardi Tannel."

"Tannel è una pianta parassitaria capace di cambiare forma, per sopravvivere seduce membri di una specie e ne assorbe le energie vitali."

"Ho fatto sesso con una mermeriana che lì sotto aveva i denti, ho affrontato di peggio."

Dreida si schiaffa la mano contro la fronte e poi la fa scivolare sulla faccia, "che razza di problemi hai, Kalvin?"

"Bella domanda. Infanzia difficile?"

"Tutto il mondo ha avuto un'infanzia difficile, Kal. Questo non vuol dire che ci precipitiamo a fare sesso con la prima cosa somigliante a un'umana che ci capita a tiro."

"Un blocco piuttosto specifico, non credi?"

"Kal!" Urlò Dreida.

"Kalvin..." schioccò Curick.

"Che c'è?" Sbottai io, esasperato.

"Quella non è un'umana, Kalvin. Mi dispiace che la tua razza sia stata spazzata via e che per questo tu ti senta solo, anche io mi sento sola. Sono cresciuta senza genitori, ho vagato per il cosmo in cerca di un posto da chiamare casa e quella casa purtroppo comprende anche te, non ti farò morire solo per concederti una scopata. Quindi, hai solo due opzioni, ti sposti e mi lasci sparare a quella cosa, o rimani fermo e allora ti sparerò alla gamba e poi a quella cosa e credimi, per quanto preferisca la seconda opzione vorrei che tu scegliessi la prima."

Mi portai la mano al petto e finsi un'aria drammatica, "anche tu ti senti sola? Davvero? Allora adesso possiamo passare la notte farci le treccine e raccontarci i segreti?"

Il colpo parte improvviso, preciso al mio polpaccio, precipito a terra ululando per il dolore. Stringo le mani intorno alla ferita e poco elegantemente inizio a rotolarmi a terra.

Tannel scatta in avanti, mi scavalca e si avventa contro Dreida, sento i colpi della pistola a impulsi, urlo un drammatico "noooo!" Ma come prevedibile non serve a niente. Tannel cade a terra, si contorce per il dolore, poco alla volta la sua figura umana si sfalda per trasformarsi in un groviglio di foglie e rami dai fiorellini blu intenso.

Dannazione, forse l'androide aveva ragione. Lo dirò, è un duro colpo doverlo ammettere.

Dal groviglio cespuglioso che è diventata Tannel d'improvviso emergono dei rami che schizzano in direzione di Dreida. Allungo una mano, impotente, nella sua direzione, non mi va proprio che muoia, non adesso che ha ammesso che abbiamo qualcosa in comune. L'androide scatta in un attimo, afferra i rami e li respinge, ma è troppo lento, uno di essi lo trapassa. Quasi mi dispiace, se non fosse che così non dovrò mai dargli ragione. 

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