La prima cosa che vedo quando mi sveglio è il muso da insettoide di Curick. Non è che non apprezzi compagnia la mattina, soprattutto se me la sono portata a letto la sera prima, ma per quanto abbia bevuto non credo che fossi così ubriaco da avvicinarmi ai palpi labiali di Curick. Per essere chiari si tratta di piccole appendici mobili che lo fanno tanto assomigliare a una cavalletta gigante. A rendere l'immagine aiutano anche le antenne e i due grossi occhi composti, che fanno altrettanto senso, ma i palpi labiali - be' - quelli sono la cosa peggiore di tutte. Al resto ci fai l'abitudine. Più o meno.
Vederlo a un centimetro dalla mia faccia appena apro gli occhi mi porta pericolosamente vicino a un infarto, ma a preoccuparmi non è tanto questo, quanto lo scossone che mi fa cadere dalla branda e manda in tilt gli allarmi della nave.
Curick continua a fissarmi con tutta calma. Si avvicina e mi fa: "abbiamo un problema in plancia". Lo dice con estrema tranquillità, con quella sua voce a schiocchi che ti risale le vertebre e ti fa tanto venir voglia di espellerlo fuori dalla nave il più in fretta possibile.
"Non dirmi che state rigando la mia bambina" e quando dico bambina intendo la più veloce pantera della giungla intergalattica. Una Flyer di classe alfa. Faceva parte della flotta militare del sistema stellare Epsilon, una delle colonie umane più antiche di cui è rimasta memoria. All'epoca la Flyer era impiegata come caccia pesante in azioni lampo, veloce e quasi invisibile. Aveva bisogno di un equipaggio ridotto, ma con spazio di carico sufficiente per trasportare truppe ausiliarie.
Ho frugato a lungo tra i suoi file di memoria e sì, è stato eccitante quanto ve lo aspettate e anche stranamente erotico. La Flyer ha portato a termine con successo più di un centinaio di missioni durante la guerra coloniale. Poi ingaggiò quella che fu la sua ultima battaglia, resistette con onore, ma i sistemi di comunicazione sono andati fuori uso, l'ultimo colpo mandò in avaria anche il motore. Il resto posso solo immaginarlo. La Flyer finì alla deriva, mentre nel resto della galassia la guerra tra le colonie s'inaspriva. L'epilogo di quel conflitto fu devastante, o almeno così si racconta in giro, portò alla distruzione di cinque pianeti, destinando all'estinzione l'umanità che ancora resisteva sugli altri.
La Flyer rimase alla deriva nello spazio per secoli, sola, infreddolita, irrintracciabile.
Finché non fu ritrovata da una nave della corporazione dei mercanti. Era la Niante, io ero a bordo con l'ignobile ruolo di apprendista ingegnere quando gli scanner rilevarono la sua presenza. Dopo un'occhiata approssimativa, il capitano la bollò come relitto spaziale. Poverino, era un idiota. Voleva prenderne i pezzi che si potevano rivendere e lasciare il resto lì, alla deriva. Ovviamente non l'avrei mai permesso, era chiaramente tecnologia umana, inestimabile.
Dovetti prendere in prestito una delle navette di sbarco per riuscire a raggiungere la Flyer prima dell'equipaggio della Niante. Riuscii ad azionare le funzioni di base, niente di più delle luci e forse il riscaldamento, insomma avevo ben poco per dimostrare che funzionasse. I cinque cadaveri che c'erano all'interno non mi aiutavano. Se ci fosse stato un modo per farla ripartire l'equipaggio all'epoca era ben motivato a trovarlo, invece erano morti nel tentativo, ma io sapevo che ci sarei riuscito. No, d'accordo, non è vero, non sapevo nemmeno cosa fosse rotto, ma dovevo salvarla perché la Flyer, oltre me, era il lascito più importante dell'intera umanità, se non l'unico residuato tecnologico ancora funzionante. Fui abbastanza convincente e in qualche modo alla fine cedettero alla mia richiesta di salvare la nave. Forse soprattutto per zittirmi.
Penso spesso all'estinzione della mia razza e alla perdita di tutto il suo patrimonio tecnologico, discretamente avanzato persino per gli standard odierni, per quanto ne sappia i miei genitori forse erano gli ultimi rimasti della mia specie. Per questo sono affezionato alla Flyer, è di famiglia, ed è una delle principali ragioni per cui chiedo prontamente: "che succede?".
"Siamo stati intercettati da una nave", la voce priva d'inflessione di Curick la fa sembrare una cosa da niente, ma stiamo attraversando quadranti della galassia lontani parecchi anni luce da qualsiasi giurisdizione. Da queste parti i vicini non vengono a cercarti perché hanno finito lo zucchero, ma perché oltre allo zucchero vogliono prendersi anche tutto il resto.
"Vogliono l'accesso all'hangar di carico."
Ecco, visto? Ma non ci formalizziamo, in fondo è la legge del più forte, siamo tutte persone adulte e se qualcuno vuole accesso alla stiva della mia nave deve almeno presentarsi.
"Gliel'avete detto che prima ci devono invitare a cena?" perché la verità è che sono un tipo all'antica e la Flyer è una ragazza per bene.
Curick mi guarda per un istante, inclina la testa come a volermi squadrare meglio, io inizio a sentirmi un po' a disagio. Mi rimetto in piedi in fretta, inizio a infilare i vestiti, un paio di pantaloni cargo e una maglietta nera.
Curick finalmente elabora una risposta adeguata a quello che definisce il mio "modello comico".
"Non mi hanno dato l'idea di volere un rapporto serio".
Ammetto che questa è buona.
"Stai migliorando", sono sinceramente commosso, mi porto anche una mano al petto quando finisco d'indossare la maglietta.
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Risveglio e altre imprese
Science FictionKalvin è un abile ingegnere areospaziale e un altrettanto abile pilota, fortunatamente pare che sia anche l'ultimo essere umano nell'universo. Vola lungo le rotte mercantili su una nave che ama, con un equipaggio a cui è vagamente affezionato (affet...