1.13 - Persi nel verde

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Ad essere onesto Flip non è del tutto convinto che Kalvin non sia completamente stupido. Sa che potrebbe benissimo decidere che gli umani sono la sua priorità e portarli via da Antares. Motivo per cui trovare la navetta è la cosa più importante da fare.

Le tracce sul terreno continuano fino a una boscaglia fitta. Flip si domanda come accidenti abbiano fatto a trascinare una navetta di quelle dimensioni senza produrre nemmeno un suono, o una vibrazione che potesse allertarli. Gli umani sono dotati di tecnologie pericolose. La Flyer ne è l'esempio più fulgido e per quanto detesti ammetterlo Kalvin ha ragione, è una delle navi migliori su cui abbia mai messo piede. Tuttavia, è di gran lunga più facile apprezzarla senza il pensiero che gli si potrebbe rivoltare contro.

"Dobbiamo muoverci" dice serio. Sposta gli occhi su Dreida che sta seguendo con lo sguardo le tracce sul terreno. La vede annuire sovrappensiero, per poi sollevare l'arma a impulsi. Flip fa lo stesso e quando lei comincia a camminare la segue.

S'inoltrano tra le fronde con lentezza, mettendo un passo davanti l'altro. Flip si guarda intorno, ha la netta sensazione di essere osservato, un pensiero che lo fa rabbrividire. Quell'ambiente verde in ogni direzione la disorienta, così quando Dreida parla è ben felice di spostare l'attenzione su di lei.

"Credi davvero che Kalvin potrebbe abbandonarci?"

Flip sospira, una bolla si gonfia ed esplode quando raggiunge la sommità del casco annebbiandogli la vista per un istante, "credo che chiunque si sentirebbe solo al suo posto, persino un idiota presuntuoso come lui".

Flip lo sa meglio di tutti. La sua specie vive in simbiosi. Un contatto costante tra le menti di tutto il banco, un flusso di centinaia di pensieri, coordinati e armonici. Allertano del pericolo, informano dove si trovano i luoghi migliori per mangiare, condividono la conoscenza tramandata di generazione in generazione, accresciuta dai singoli membri. Quindi sì, Flip conosce il senso di appartenenza, così come il senso di solitudine, una mente capace di fare affidamento solo su se stessa.

"Potrebbe essere così stupido da cercare di salvare il suo popolo da questa stazione. Senza capire che non c'è angolo nell'universo in cui gli esseri umani siano ben visti. Sono guerrafondai, lo sanno tutti. Nessuno li vorrà ospitare, saranno dei reietti per il resto della loro vita."

Dreida si ferma, osserva Flip di sottecchi, lui ricambia la sua occhiata con fare interrogativo.

"È questo che vive Kalvin ogni giorno?"

"Fuori dalla nave, sì. Ha avuto tempi duri alla corporazione dei mercanti."

"Sono quasi dispiaciuta per lui."

"Non esserlo," Flip fa un gesto noncurante con la mano e così riprende a camminare "lui non mette praticamente mai piede fuori dalla Flyer, sta alla grande. Siamo noi quelli per cui dovresti dispiacerti, non ce lo togliamo mai dai piedi".

Dreida si lascia andare a una risatina che illumina le sue nebulose di plasma. Si agitano dentro di lei salendo e discendendo il suo corpo così simile a quello di Kalvin, ma in fondo completamente diverso.

Le tracce sul terreno si arrestano. Dreida alza una mano e così Flip si ferma. Gli ci vogliono poche occhiate alla boscaglia limitrofa per capire che: a) sono in mezzo al niente e b) sono fregati.

"Non può essersi volatilizzata" dice Dreida.

"Forse c'è una piattaforma nel terreno."

Flip abbassa lo sguardo, cerca linee di congiunzione che facciano pensare a un meccanismo a scorrimento, ma l'ipotesi non convince Dreida che continua a guardarsi intorno. Sono in una zona dove la boscaglia è così fitta da formare un muro. Un vicolo cieco di foglie e rami.

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