1.4 - Provvidenza quasi mortale

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La manovra Lunya teoricamente è semplice, devo portarmi abbastanza vicino al campo magnetico senza distanziare troppo i nostri inseguitori (questa è la parte facile, se escludiamo i laser) e alla fine farceli schiantare contro (questa è la parte difficile). Una volta in prossimità del campo dovrò eseguire una svolta ad "U" verso l'alto per evitare l'impatto e lasciare alla nave pirata lo spazio per schiantarsi. Il problema è che il margine d'errore si riduce man mano che mi avvicino. Una volta in prossimità del campo infatti, le forze magnetiche attirerebbero la nave con maggiore forza. Non dimenticate che le funzioni del motore sono al 60%, quindi lavoro con poco più della metà della propulsione a mia disposizione.

Come dicevo, un gioco da ragazzi.

La mia nuova divinità non ammette errori. A questo punto o ci salvo tutti o ci ammazzo tutti, ma almeno il futuro è di nuovo nelle mie mani e non in quelle di un branco di pirati qualunque.

Volo in direzione del campo magnetico alla massima velocità che mi consentono le vibrazioni strutturali. Le sento sotto le mani mentre stringo i comandi. È quasi doloroso il pensiero che in tutto il bellissimo scafo della Flyer si stiano creando punti di tensione. Finirà per frantumarsi se esagero con l'acceleratore, così si spezzerebbe anche il mio fragile cuore. Però, sono sicuro al novanta percento che la mia bambina possa reggere, è una tipa tosta. Magari al settanta percento.

Cinquanta, va'!

Spero che gli inseguitori dietro di noi pensino che stiamo provando a fuggire e che la strizza di rimanere a mani vuote li spinga a portare la loro nave a tutta velocità, tanto da rendere impossibile una decelerazione improvvisa all'accorgersi delle forze magnetiche.

Li osservo sullo schermo, li chiamo a me con gli occhi. La mia è una tipica manovra di seduzione, fingo di non essere interessato, mi alzo dal tavolo per andarmene, ma voglio solo essere rincorso. Voglio sapere quanto mi desiderano. Funzionerà, me lo sento, la Flyer è un bocconcino prelibato.

La nave pirata indugia. Non li facevo dei tipi difficili.

"Su andiamo, ce la spasseremo, vi farò entrare nell'hangar posteriore..."

L'equipaggio solleva versi di protesta.

"Kal è una cosa seria, potremmo..."

"Dreida, per favore! confondi i miei influssi seduttivi. Li concentrerò su di te più tardi."

"Complimenti. Ora spero di morire."

È più forte di lei, non riesce a smettere di flirtare.

Non accelero oltre, fingo di essere arrivato al limite concesso dall'integrità. E probabilmente è così, ma questo rende solo l'interpretazione più convincente. E infatti i pirati accelerano, i loro motori tengono il passo. Quei poveracci finiranno al macello. Forse noi con loro, ma almeno ce li porteremo dietro.

Curick calcola il momento di virata, lo proietta sul mio schermo, la curva dovrà avere un'inclinazione vertiginosa ed essere eseguita con i motori al massimo per respingere le forze attrattive. Sarà una passeggiata. Una passeggiata molto pericolosa.

La corsa romantica nello spazio prosegue e ha qualcosa di mitologico, probabilmente c'è qualche significato profondo sul fatto che la tracotanza porta alla distruzione, ma al momento non ho tempo per gli insegnamenti morali. 

Il campo magnetico si fa sempre più vicino. Il punto segnato da Curick è alla distanza di un passo. So che posso stringere la virata ancora di più di quanto abbia previsto lui. Non voglio parlare male di nessuno, ma appartiene a una specie notoriamente vigliacca. Noi abbiamo una sola speranza, cioè che i nostri inseguitori non abbiano il tempo di capire che stiamo per cambiare rotta. Ho intenzione di spingermi fino al limite.

Prima di virare aspetto un altro secondo. Solo uno. Un secondo lungo. Fatto di qualche altro secondo ancora più piccolo.

"Kalvin!" la voce del capitano gorgoglia alle mie spalle. Il cuore impavido dell'equipaggio.

Ma il secondo non è ancora finito.

Sento Flip scattare in piedi.

Scatta verso di me, pronto a strapparmi i comandi, ma è abbastanza lontano. Poco più di mezzo metro. Ho ancora tempo.

Un solo altro battito di ciglia.

"ADESSO!" grida Curick in uno schiocco.

Adesso.

Tiro a me i comandi. Alzo il muso della Flyer. Il capitano rotola via. Sbatte contro una parete, sento il tonfo e poi il suo mugolio bolloso. Sorrido tra me e me, questo è quello che succedere a non fidarsi.

Spingo i motori al massimo. La velocità rischia di far perdere stabilità alla coda della nave, ma stringo i denti. Curick attiva gli stabilizzatori. La vibrazione fa comunque saltare l'integrità delle strutture. Esplode una pioggia di scintille sulla plancia. La temperatura del motore sale oltre il limite. I segnalatori lampeggiano isterici.

Il capitano si aggrappa a qualsiasi cosa gli sia capitato a tiro. Arriva alla sua pulsantiera. Attiva i comandi e apre i condotti di refrigerazione per abbassare la temperatura nello scafo, il calore prodotto dal motore viene spinto via nello spazio fuori dalla nave dandoci un'ulteriore spinta.

Bella mossa.

Anche se rischiosa. Potremmo facilmente spezzare la nave in due, ma d'altronde l'alternativa è finire schiacciati. La mia bambina corre un rischio mortale.

Anche noi. Ovviamente.

Stringo i comandi, li tiro ancora di più a me, lo faccio come se potessi tenere in assetto la nave con le mie sole forze, so che non è così, ma aiuta.

Dreida grida rabbiosamente.

"Ancora un altro po', piccola!", mi riferisco alla Flyer.

Concludo la curva di virata, le vibrazioni producono lamenti violenti. Mi allontano a tutta velocità da sua santità il campo magnetico. La plancia smette un po' di tremare quando le sue forze d'attrazione si allontanano. Proseguo finché la carlinga non tramette più quella familiare vibrazione e so con certezza che il campo magnetico ci ha sganciati. Poi rallento, i motori tornano in assestamento, la temperatura cala e gli sfiatatoi si chiudono.

Ho la maglietta zuppa, il fiato corto, ma quando guardo il mio schermo so che ce l'ho fatta.

Siamo vivi.

Diamine, quanto sono bravo.

Dreida attiva lo schermo collettivo sulla parete anteriore della plancia per osservare ad alta risoluzione il destino della nave pirata. La vediamo provare a rallentare, ma la presa del campo magnetico la trascina al suo interno. Il metallo si accartoccia e il carburante esplode per l'alta pressione. Un lampo attraversa il campo per un istante, poi viene risucchiato di nuovo nell'epicentro metallico della forza pressoria.

Alla fine della nave non rimarrà che un relitto microscopico, una specie di diamante stellare, o un buco nero. Nessuno sa cosa succede, un evento del genere impiega millenni. Quel che è certo è che si muore, poi per il resto l'universo provvede, come sempre.

Quando la Flyer torna stabile mi volto a guardare il capitano e il resto dei membri dell'equipaggio. Li ritrovo aggrappati alle loro postazioni con un'espressione stravolta.

"So che adesso dovrei ostentare modestia, ma a chi la darei a bere" scuoto la testa. "Sono fantastico".

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