Capitolo 12

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-cosa volevi dirmi?- chiese Gayle finendo il suo terzo pancake osservando attentamente il biondo che si stava bevendo con calma il suo the caldo accanto a Sammy che invece si stava gustando il suo latte caldo con il cacao.

-non qui- sussurrò Carey osservando il figlio che era concentrato sulla colazione -vieni con me- aggiunse poi alzandosi portando con se la tazza con il suo the. Gayle osservò per un momento Sammy prima di alzarsi anche lui. Voleva portarsi dietro la sua tazza e metterci dentro un altro po' di caffè ma aveva paura delle possibili parole del suo migliore amico e non voleva avere niente tra le mani che potesse rompersi. Il beta seguì l'omega fino al piano superiore e quello che era il balcone della sua camera.

-allora? Ti ricordo che mi hai chiamato dicendo parole ansiogene- sbottò Gayle quando si trovarono completamente da soli con Carey che bevve un altro sorso della sua bevanda calma mentre osservava l'orizzonte.

-è colpa di mio fratello che mi mette pressioni- sussurrò il biondo -non volevo farti avere tutta quest'ansia e mi dispiace. Volevo anche parlarti immediatamente ma poi Sammy ha preteso che tu facessi colazione con noi quindi ho rimandato-

-smettila di girarci intorno e dimmi quello che devi dirmi- sbuffò il beta appoggiandosi di spalle alla ringhiera del balcone con il cuore che gli batteva a mille. Perché era così tanto agitato nemmeno lui lo sapeva o meglio lo sapeva ma non credeva seriamente che Carey volesse interrompere la loro amicizia.

-siamo amici da anni ormai- si decise a parlare Carey continuando a non guardare l'altro negli occhi -l'unico vero amico che io abbia mai avuto e l'unico anche che mi è sempre rimasto accanto. Sono stato cecato per così tanti anni che quando ho aperto gli occhi dopo la nascita di Sammy mi sono sentito quasi morire. Mi dispiace non averti fatto conoscere prima Sammy ma avevo paura che...avevo paura che lui potesse non piacerti o viceversa-

-come potrebbe non piacermi Sammy?- domandò sconvolto Gayle che ancora non aveva capito tutto il senso di quel discorso.

-sono andato in paranoia okay?- protestò Carey girandosi per guardare finalmente negli occhi il suo migliore amico -così come mi sono convinto che mi piacesse Manuel solo perché un alpha- Carey prese un respiro profondo, era arrivato il momento di sganciare la bomba -non so di preciso quando sia successo ma quello che è certo è che provo qualcosa di forte per te da prima che incontrassi Manuel solo che...me ne sono accorto troppo tardi-

-eh?- Gayle guardava l'omega con gli occhi sgranati mentre iniziava a capire appieno il significato di quelle parole.

-dovevo dirtelo scusami- interpretò male Carey -se tu non provi lo stesso non ti biasimo ovviamente e ti prego resta mio amico perché io non potrei...- le parole di Carey vennero interrotte dalle labbra di Gayle, Gayle che non aveva resistito a baciarlo dopo tutti quegli anni che voleva farlo.

-col cavolo- gli sussurrò poi -sai da quanto cazzo mi piaci Carey? Dal secondo anno di college- gli rivelò il moro con un sorriso sulle labbra mentre l'omega lo stringeva a se in un abbraccio disperato.

-se me ne fossi accorto prima e...-

-l'importante è che ci siamo chiariti adesso, il passato è passato- sussurrò Gayle alzandoli il volto dal mento per poterlo baciare nuovamente -sei tutto mio-

-ti vado davvero bene?- sussurrò titubante Carey.

-certo che si. Ti ho già detto che mi piaci da anni e conosco tutti i tuoi difetti quindi puoi stare tranquillo. Credevo che sarei morto senza poterti baciare nemmeno una volta- e Gayle si fiondò nuovamente sulle labbra di Carey sentendosi finalmente autorizzato a baciarlo tutte le volte che voleva.

-e Sammy? Io...ti va bene che io abbia un figlio?-

-sei davvero preoccupato di questo Carey? Capirei i tuoi dubbi se non fossi a conoscenza di Sammy ma io Sammy lo conosco e so anche tutta la storia quindi perché dovrebbe essere un problema il fatto che tu abbia un figlio?-

-Len aveva ragione a dire che dovevo parlarti- sussurrò alla fine Carey lasciandosi finalmente andare nell'abbraccio di quello che era diventato il suo ragazzo, almeno lo sperava.

-mi hai fatto davvero prendere un colpo ma adesso sono felice- sorrise Gayle baciandogli la testa.

-con Sammy...possiamo non dirglielo ancora? Vorrei prima che si abituasse alla tua presenza, anche se già ti adora, e poi dirgli che stiamo insieme-

-non ti preoccupare basta che posso baciarti quando voglio se siamo soli- e Carey annuì a quelle parole sgusciando fuori dall'abbraccio del beta per poi baciargli una guancia.

-scendiamo?-

-si, ho bisogno di altro caffè perché qualcuno mi ha svegliato- ridacchiò Gayle mentre il biondo alzava gli occhi al cielo. I due scesero le scale abbastanza velocemente e quando entrarono in cucina entrambi notarono lo sguardo indagatore di Lennard ma nessuno disse una parola di quello che era successo.

-Gayle- il moro a quel richiamo si avvicinò a Sammy con un sorriso mentre ne approfittava anche per versarsi altro caffè nella sua tazza.

-dimmi ometto-

-puoi rimanere qui oggi? Voglio giocare con te- gli chiese il bambino cercando di fare gli occhi dolci. A Gale venne un colpo perché capì immediatamente che non sarebbe mai riuscito a dire di no a quegli occhi.

-se per tuo padre e tuo zio non ci sono problemi rimango tutto il tempo che vuoi- gli rispose scompigliandogli i capelli sperando dentro di se che un giorno quel bambino l'avrebbe chiamato papà e non Gayle. Forse con quel pensiero stava correndo un po' troppo visto che lui e Carey si erano messi insieme solo qualche minuto prima ma era certo, il beta, di non voler lasciare Carey nell'immediato e anche di volerlo rendere ufficialmente il suo compagno.

-papà?- domandò il bambino facendo gli occhioni dolci a Carey che sorrise.

-non serve fare quella faccia Sammy- gli disse Carey sbadigliando leggermente, era stato contagiato dallo sbadiglio di Gayle -Gayle può restare qui-

-siiii- urlò il bambino fiondandosi ad abbracciare il beta che lo strinse subito a se nel mentre che Carey mandava le foto che aveva fatto suo fratello qualche settimana prima anche a Gayle, era certo che gli sarebbero piaciute.


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