14. Il Pascolo

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Molto bene, prima di procedere, che ne dite di riassumere un po'? Nello scorsa parte, nominata [Fuga del burattino pt.2] si è giunti al disastroso culmine della tensione accumulatasi sull'elicottero, sfociando in combattimento mortale in nome del sangue; tuttavia, grazie ad una fugace mossa di Kevin Shimmer, parte dell'equipaggio riesce a scappare. Sfortunatamente però, Moji Kawari scompare, avvolto da una strana creatura melmosa color pece.


Buona lettura.   -Il Dotto-

Immobile, incapace di reagire in alcun modo, Moji osserva impotente l'essere che si avvicina; la sua paura ha forma strana, non è consapevolezza di pericolo o incapacità di comprensione, è come se Moji fosse consapevole che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato e incontrollabile nell'aria. Una sensazione di angoscia esponenziale; osservando l'essere melmoso, ricurvo sul proprio volto, Moji ha la sensazione che ci sia qualcosa di familiare in quella forma indefinita.

Dopo essere stato avvolto dall'essere melmoso, Moji prova strane sensazioni. Il suo corpo è di colpo molto più leggero, veloci e frenetiche luci si palesano ai suoi occhi, mentre le braccia della creatura si fondono su di lui, ricoprendolo di una sostanza scura dalla viscosità indescrivibile.

Pian piano, le luci si offuscano gradualmente, finendo inevitabilmente per svanire; la melma si solleva dal corpo di Moji, creando una sfera compatta attorno a lui. Pur allungando le braccia in cerca della superficie di quella strana cagione oscura, le pareti circolari sono intangibili, finché non appare ovvio che l'ambiente attorno non sia più quello di prima.

Ora la sfera non è più solo un guscio nero, ma una vera e propria dimensione a sé; pur non potendo averne prova, Moji ha come la sensazione di non trovarsi più sull'elicottero in rotta di collisione ma da tutt'altra parte.

Il corpo comincia a galleggiare, come se non ci fosse più gravità; Moji non riesce a capire se sia in posizione capovolta o meno, tanto non ha importanza. Pur non vedendo nulla attorno a sé, Moji sente i suoi occhi ripristinati, come se fossero di colpo pieni d'energia, non provava quella sensazione da molto tempo; anche le orecchie subiscono una specie di rinvigorimento.

Moji non parla, è troppo sconvolto per aprire bocca, che senso avrebbe poi? I suoi pensieri sono l'ambiente perfetto per dialogare con il più importante fra gli interlocutori, se stesso; non vedendo nulla, è come se Moji avesse gli occhi chiusi. La quiete lo culla a tal punto da far fondere i propri pensieri con lo spazio circostante, facendo diventare il reale e l'immaginario un tutt'uno.

Dopo un indeterminato lasso di tempo, davanti a Moji si palesa una fievole luce bianca, un minuscolo bagliore poco più grande di un dito; si muove lentamente e senza meta, in modo confuso, l'esserino si avvicina a Moji.

L'istinto iniziale di Moji è quello di allungare la mano per toccare la luce, ma prima che possa fare qualunque cosa, nota altre luci in lontananza; lentamente, cominciano a palesarsi sempre più bagliori distanti, tutti intenti a gironzolare senza meta.

Alla comparsa degli altri, il bagliore iniziale di scosta da Moji per dirigersi verso lo sciame lontano. Le luci si moltiplicano a tal punto da diventare impossibili da contare; saranno milioni o forse molto di più, piccoli esserini bianchi che danzano in modo sconclusionato, immersi in una tela nero pece. Moji si sforza per guardarsi attorno, la gravità zero è non poco fastidiosa.

No, non sono milioni, i bagliori sono ora miliardi e aumenteranno sempre più; è come essere al centro di un cielo stellato, osservare gli astri durante una notte di campagna, dove ci si rende conto di essere davvero minuscoli nel mondo in cui ci si trova.

Il silenzio cessa, una strana e ovattata melodia lontana comincia a inebriare l'ambiente; il nero dello spazio profondo inizia muoversi con inquietante e caotico disordine, lasciando spazio a colori accesi e vivide nebulose. Moji osserva il cielo sopra di lui trasformarsi in cosmo pieno di vita, osserva il cielo sotto di lui accogliere stelle e astri incandescenti, osserva il cielo attorno a lui sgretolarsi in figure prive di una forma concreta; è uno spettacolo indescrivibile.

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