CAPITOLO 5

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Simon non è mai stato particolarmente legato al gruppo, voleva semplicemente unirsi per fare colpo su Sharyl.
Di fatto, della scomparsa di Molly non gliene importa poi tanto, ma la sua curiosità è mossa da un sentimento ancor più grande: l'atteggiamento violento del padre può avere senso se questo ha subìto dei traumi lì dentro.
Non vuole farsi vedere da nessuno, nemmeno da Sharyl, così salta di sotto dalla finestra di camera sua e poi gira verso una stradina per uscire dalla struttura senza farsi beccare.

Stradina? C'è un percorso allora oltre i cancelli per uscire senza problemi! Ma da dove si va per accedervi? Non sarà di certo Simon a svelarci questo mistero...

Una volta uscito senza problemi, Simon corre verso casa. Una baracca in legno dove vive il padre messa sotto sopra. Il caos regna sovrano, un po' come il caos nella sua testa. Bottiglie vuote ovunque, sparse di qua e di là, cartoni della pizza messi uno sopra l'altro a creare quasi un castello, la TV sempre accesa anche quando il babbo dorme nel divano con la bocca aperta e la saliva che scende nel mento. Con addosso una canotta sporca e stretta ed un pancione che sporge dalla maglia, il babbo apre la porta per accogliere il figlio in casa.

"C'è un po' di disordine, ma nulla di grave, poi metto a posto", si giustificò il padre

"Si, giusto un po' papà", aggiunse Simon in tono abbastanza sarcastico

Simon entra nel salone e trova nel divano un reggiseno da donna, lo prende in mano ed esclama: "e questo me lo spieghi?"

"Io e tua madre ci stiamo riprovando figliuolo, sei felice?"

"E me lo dici così?"

"No, sei tu che mi hai colpo in flagrante. Te l'avrei comunque detto fra poco mentre parlavamo"

"Si papà, non penso che saremmo usciti a questo discorso, perché ho bisogno che tu mi racconti una storia"

"Che storia Simon? Vuoi ancora la favola della buonanotte?", chiese il babbo ridendo a crepapelle

"Non sto ridendo, voglio parlare di una cosa seria"

"D'accordo sono tutto orecchi. Dimmi di che si tratta"

"Qualche giorno fa è scomparsa una ragazza in comunità. Alcuni dicevano fosse scappata, altri che fosse rimasta intrappolata in qualche posto lì dentro..."

"Fermo un attimo Simon, che c'entro io con questa storia?"

"Non mi hai fatto nemmeno finire il discorso papà", controbatté Simon

"Io non ho nulla a che fare con quella comunità, storia chiusa!", disse in tono furioso il padre

"Perché ti agiti tanto allora se non ne hai niente a che fare?"

"Perché io ero convinto che finalmente tu e io avessimo fatto pace dopo tanti anni, ed invece mi stai solo usando per ottenere informazioni da me. Informazioni di cui, tra l'altro, non ti so neanche dare la risposta. Io con quella comunità non ho mai avuto a che fare, fortunatamente".

"Scusa papà, non era mia intenzione. Potresti almeno dirmi perché hai aggiunto la parola <fortunatamente>?"

"Perché quel luogo era veramente un incubo per tutti coloro che ci abitavano. Il mio migliore amico viveva lì e, fino a quando non è morto, eravamo inseparabili".

"Ha vissuto tutta la vita lì?", domandò Simon

"No, non proprio tutta la vita. Venne portato lì all'età di 5 anni e poi ci rimase fino ai 23 anni"

"Ma la proroga di scadenza non è fino ai 18 anni?"

"No, ti fanno credere che prima o poi uscirai di lì, ma la verità è che se un parente non viene a prenderti, potresti restare lì per tutta la vita"

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