CAPITOLO 13

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Anastacia e Peter stavano pianificando il loro obiettivo: addescare qualcuno da condurre verso l'assassino.
Di quale assassino parlano? Ma, soprattutto, perché dovevano trovare un'esca e non potevano semplicemente trovare il colpevole e vendicarsi? È così che inizia la vera storia della tragedia successa anni fa dentro al manicomio...
Dopo la seconda guerra mondiale, molti pazienti dell'ospedale vennero usati come esperimenti per la macchina dell'elettroshock, indotti con la forza attraverso l'uso di droga. La terapia era un trattamento di trasformazione da malati mentalmente a normalizzati, o almeno questo era quello che affermavano per dare allo Stato una pubblicità positiva della nuova tecnologia. Questo trattamento, in realtà, si basava sulla speranza di  modificare qualcosa nel paziente, creandogli uno shock tale da entrare come "persona" e diventarne una "cosa". Questo permise ai medici di accrescere il numero di pazienti, i quali vennero distribuiti in diverse istituzioni. Gli ammalati, una volta entrati in questi luoghi, venivano spogliati della loro dignità e trattati senza alcun rispetto. Subivano ogni giorno diversi tipi di terapia, le quali erano delle vere e proprie torture, tanto che molti morivano al suo interno: alcuni ricorrevano al suicidio, altri cercavano invano di scappare e poi venivano catturati dagli infermieri, i quali per punizione li segregavano nei letti di contenzione, legati con delle catene ai polsi e alle caviglie, in stanze dove chiudevano porte e finestre con i lucchetti. Ma non solo, si ricorse anche alla lobotomia, all'insulino-terapia e alle docce fredde. Un'altra tecnica terribile era la sterilizzazione forzata, che veniva operata non soltanto sui malati psichiatrici, ma anche sui dissidenti politici e sui diversamente abili. (Si trattava naturalmente di un mezzo eugenetico, che ebbe notevole successo soprattutto nella Germania Nazista). I malati vivevano in condizioni igienico-sanitarie scarsissime: erano malnutriti, vivevano in luoghi sporchi e sopraffollati. I centri riempivano oltre la capienza reale e, in mancanza di letti, dormivano a turno, nella credenza che questo potesse rappresentare una "cura". Questo portò all'estrema conseguenza: la maggior parte della popolazione venne dichiarata instabile mentalmente, perciò i lavoratori attivisti decrebbero. Di fatto, questo, fortunatamente, provocò nel 1996 la chiusura dell'ospedale. Un paziente con disturbo psichiatrico, all'epoca dei manicomi, coinvolgeva tutta la sua famiglia andando incontro a limitazioni: l'impossibilità di fare concorsi pubblici, la difficoltà di spostarsi, il nascondersi e l'allontanamento come fosse una malattia contagiosa. Una volta diagnosticato, la persona perdeva anche una serie di diritti civili e politici: il voto, i beni immobili, l'eventuale eredità. La malattia veniva annotata nel casellario giudiziario, con conseguente macchia sulla fedina penale, come individuo pericoloso. Nonostante la società durante gli anni iniziò a condannare questo tipo di mentalità all'interno dei manicomi, alcuni medici continuarono ugualmente ad utilizzare questi trattamenti, poiché considerati i migliori metodi di salute, anche se venne scoperto che questi altro non facevano che peggiorare la condizione psico-fisica del malato, rendendolo uno "zombie"e, soprattutto erano cure senza una valenza scientifica. Di fatto vi erano delle vere e proprie leggi in cui bisognava distinguere il malato dal folle per poterli inserire negli ospedali e negli ospedali psichiatrici, i quali avevano come unico obiettivo quello di curare ed anche guarire i malati. Di fatto, si cominciò a parlare di Unità Sanitaria Locale. Ma quando il manicomio venne chiuso, i pazienti che vi erano all'interno vennero portati in altre strutture mediche, e per i traumi subìti una minima parte si coalizzò per vendicarsi dei medici.
Peter trovò diverse foto ingiallite e strappate di alcuni pazienti sotto tortura, ma restò colpito da un articolo di giornale:

 Peter trovò diverse foto ingiallite e strappate di alcuni pazienti sotto tortura, ma restò colpito da un articolo di giornale:

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