Capitolo 20

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Avevo sempre avuto paura della morte, per questo volevo vivere per sempre; sapere che non avrei mai più riaperto gli occhi mi spaventava. E poi, quanto sarebbe stato brutto sapere che tantissime persone avrebbero sofferto a causa tua? Era così doloroso pensarci.
Doloroso quanto sapere che a momenti avresti perso tu qualcuno di importante. È questo ciò che provai la volta in cui Mitsuya fu tra la vita e la morte: paura.
Avevo paura che se l'avessi perso avrei sofferto troppo; così tanto da non trovare più la forza di vivere.

E adesso correvo veloce, sotto la pioggia–caduta a causa dell'improvviso mal tempo–,per evitare che quella sofferenza incombesse su di me, speranzosa, ma piena di negatività. Avevo chiamato così tante volte lo stesso contatto che le dita mi facevano male, e avevo corso per così tanto tempo che non mi sentivo più le gambe. Non sapevo più dove andare, non conoscevo altri luoghi, ero sfinita.
Come potevo pensare di trovare Baji se non avevo nemmeno un indizio? Come facevo a sapere dove si trovava se non mi rispondeva?

Quando scoprii che era stato Draken ad avvisare Mikey e la Toman, e che Baji non era stato avvistato da nessuna parte, capii che qualcosa non andava, anche se avrei preferito non arrivare a quella conclusione. Kisaki aveva fatto qualcosa e mi chiedevo se fosse perché sapeva che il corvino fosse a conoscenza di tutto; speravo di starmi sbagliando.

Quando lo scontro fra Toman e Tonjuuki iniziò–per la seconda volta–io mi allontanai da lì. Non sarei mai riuscita a combattere sapendo che qualcosa di strano stava accadendo da un'altra parte; ero preoccupata e in ansia.
Ma come avevo già previsto, Mitsuya mi fermò prima che potessi sparire dalle circostanze. Mi chiese dove stessi andando e cosa avessi intenzione di fare, ma non gli diedi nessuna spiegazione e gli dissi solamente che sarei tornata il più presto possibile. Speravo non mi seguisse; non volevo che spuntasse fuori un altro problema.

Persa nel nulla, impotente, alzai gli occhi al cielo chiedendomi se magari mi sarebbe arrivato un aiuto per miracolo. La pioggia cadeva su di me, riducendomi ad uno straccio; sembravo essermi buttata in un lago vestita.
E come se la mia preghiera fosse stata ascoltata, il mio telefono iniziò a squillare. Rapida nei movimenti lo afferrai dalla tasca e, attenta a non farlo scivolare, risposi–dopo aver letto di chi si trattava.

«Baji!» esclamai.

«Non esattamente.» udii dall'altra parte del telefono, e quella voce mi rese nervosa.

«Non dire niente, so cosa stai pensando, quindi vieni direttamente qui...» mi anticipò e ancor prima che potessi rispondergli mi disse di incontrarci in un preciso luogo.

Ero certa che Kisaki fosse con Baji in quel momento e dovevo ben capire perché aveva il suo telefono; i motivi potevano essere più di due. Speravo tanto di non averne azzeccato uno.
Mi sbrigai a raggiungere il luogo e dopo qualche minuto, col cuore che batteva a mille e il fianco indolenzito, finalmente riuscii a scorgere una figura in mezzo al buio. Lui era lì.

𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀 𝐋𝐎𝐎𝐊 || Takashi Mitsuya Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora