Capitolo 28

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«Cosa sai di me, Yuriko?»

Mi sarei aspettata di tutto, ma di certo non questo. Era impossibile che conoscesse il mio nome o che magari avesse provato ad indovinarlo. Cercai di ricordarmi bene, ma ero convinta di non avergli mai detto come mi chiamassi.

«No, no. Qui sono io che devo fare le domande. Come fai a sapere come mi chiamo?» domandai un pizzico nervosa.

«È semplice, me l'hai detto tu.» mi rispose, lasciandomi un po' perplessa.

«Non prendermi in giro, non ti ho mai parlato di me.» ribattei più convinta.

«È normale che non te lo ricordi. Mi hai seguito così tante volte che non hai neanche memoria di tutto quello che hai fatto.»

Non riuscivo a crederci.
Restai sbalordita.
Non sapevo se credergli o meno; dopotutto non aveva tutti i torti. E poi, ero sempre confusa ultimamente, quindi è da prendere in considerazione la possibilità che sia come ha detto lui.

«Vuoi rispondermi tu adesso?» insistette.

Questa situazione iniziava a rendermi nervosa. Voleva davvero che gli dicessi che avevo viaggiato nel tempo? No, non potevo assolutamente. Forse il mio piano iniziale era quello, ma avevo cambiato idea.
Mi voltai dall'altra parte ignorando il suo sguardo insistente e mi sistemai il collo della maglietta.

«Inizia a fare caldo qui.» commentai.

«Siamo in pieno inverno, è impossibile che tu senta caldo.» ribatté, ma io lo ignorai.

«E non c'era bisogno che tu mi portassi dentro casa. Hai preso troppo sul serio il fatto che volessi conoscerti.»

«Hah!? Non è per quello, ma cosa credi?» negò, allontanandosi di qualche passo da me, prendendo aria.

Inarcai il labbro, accennando un sorriso, ma quest'ultimo si spense appena Mitsuya tornò all'attacco. Non mi ricordavo che fosse così insistente e fastidioso; avevo perso di vista la vera parte di lui.

«Ho bisogno di una risposta.»

E poi, perché insisteva così tanto nel volerlo sapere? Cosa ci avrebbe fatto della mia risposta?
Si avvicinò nuovamente a me e, dal momento che mi aveva stancato e che non potevo dirgli niente, mi innervosii e lo spinsi via.

«Smettila! Mi stai facendo impazzire!» lo rimproverai.

«Non so niente, okay? Sei insopportabile.» aggiunsi, guardandolo con disprezzo.

L'avrei guardato con occhi diversi se in lui si fosse fatto vedere colui che avevo veramente amato. Era come se questa nuova versione di lui mi disprezzasse e non mi volesse vicino; come potevo guardarlo amorevolmente se lui mi trattava così? Mi sarei sentita presa in giro.

Mitsuya si passò una mano sul volto e poi si toccò il setto nasale con due dita. Si guardò intorno, sbuffando, e poi decise di avvicinarsi ancora una volta a me. L'avrei schiaffeggiato se avesse fatto ancora un altro passo e non scherzavo affatto; non credevo che avrei perso la pazienza così in fretta.

𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀 𝐋𝐎𝐎𝐊 || Takashi Mitsuya Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora