Capitolo 17

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Ultimamente avevo iniziato a chiedermi perché Kisaki mi avesse minacciato sin dal primo momento, invece di trovare un modo per manipolarmi senza raccontarmi che cosa avesse in mente. Insomma, solitamente il nemico agisce in questo modo; cos'aveva concluso dicendomi sin dal primo momento che fosse lui il cattivo?

Forse ero io troppo intelligente per lui. Sapeva tante cose su di me e probabilmente aveva capito che non sarebbe stato semplice manipolarmi a proprio piacimento; era convinto che l'avrei sgamato immediatamente e avrei mandato a rovine il suo piano.
Ma quale sarebbe il senso di tutto questo? Mi aveva comunque in pugno, quindi il modo per avere la meglio l'ha pur sempre trovato.

Aveva in mente qualcos'altro forse? Secondo le informazioni che avevo su di lui, era probabile che potesse avere un mente un piano di riserva o altro. Se davvero riusciva a prevedere le mie mosse, o quelle altrui insomma, non avevo speranze di vincere questa battaglia.

Avevo sospirato e non solo perché questa faccenda di Kisaki mi stava facendo ammattire, ma anche perché pensando a lui non avevo capito nulla della pagina del libro che stavo leggendo; mi toccava leggerla nuovamente dall'inizio.
Mitsuya leggeva spesso, aveva uno scaffale pieno di libri che apriva nel tempo libero e per questo motivo quando mi andava ne prendevo uno-ma solo per passare il tempo.

«Hah!? Non ci posso credere!» esclamai.

È semplice agitarsi in questo modo quando in un libro accade qualcosa di inaspettato; questo era il mio caso.

«Yuri!» sentii chiamarmi, ma decisi di ignorare la voce e continuai a leggere.

«Lurido bastardo!»

«Yuri, vieni due secondi!» udii nuovamente, ma nemmeno questa volta le diedi tanta importanza.

«L'uomo dalla cicatrice afferrò la pistola e la puntò contro il corpo debole di Margaret, ma non premette il grilletto...» lessi velocemente due righi.

«Che cosa!? Non ha senso, avrebbe dovuto ucciderla!» mi lamentai.

Insomma, perché nei libri andava tutto così storto? Avevo letto che da sempre si usava la tecnica dell'abbassamento dei personaggi, ovvero farli diventare stupidi e non farli capire nemmeno le cose più semplici. Sì, era piuttosto normale come cosa, ma in questo libro l'autrice aveva esagerato.

«Questo libro è scritto davvero male. Per me è un grandissimo NO.» diedi un'opinione casuale, prima di chiudere il libro e metterlo via.

Era certamente Mitsuya colui che mi prese il volto con una mano e me lo girò verso di lui all'improvviso, facendomi sussultare.

«Mio dio, ma ci senti?» mi chiese, con le sopracciglia corrugate.

«Ma che vuoi, ero impegnata e mi stavi disturbando.» mi giustificai, anche se in realtà stavo dicendo la verità.

𝐉𝐔𝐒𝐓 𝐀 𝐋𝐎𝐎𝐊 || Takashi Mitsuya Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora