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TOSSICODIPENDENZA, PROSTITUZIONE, ACCENNI ABUSO DI ALCOL

Non appena il ragazzo varcò la soglia della porta di casa sua, una puzza nauseabonda e acre, penetrante, gli pervase le narici, costringendolo a tapparsi il naso con entrambe le mani, nel tentativo di ripararsi da quell'odore sgradevole, che era un mix di tabacco, alcol e droga, estremamente familiare per lui, avendo vissuto in quell'ambiente fino all'età di ventuno anni.

Pur avendo preso in eredità da sua madre quelli che chiunque avrebbe definito dipendenze, Hyunjin odiava le condizioni in cui si riduceva ogni volta che cadeva vittima di quelle sostanze, alcune delle quali procurate proprio dalla donna, altre cercate per conto proprio, assetato di riprovare sulla propria pelle i loro effetti, al culmine dell'estasi, una sensazione di  sublime appagamento e profonda pienezza, che gli garantivano soltanto un senso di rilassamento piuttosto effimero, alquanto insoddisfacente, nulla di più di quello che il ragazzo avrebbe tanto desiderato.

Anestetizzare il suo dolore, che gli aveva attanagliato le viscere, rendendolo schiavo di una atroce sofferenza fisica e mentale, una immensa angoscia emotiva.

Odore sgradevole, espressione di uno stile di vita sregolato, dissipato e vizioso, ma comunque estremamente piacevole, perché Hyunjin non era a conoscenza di altri, che avrebbero potuto rappresentare valide alternative per lui, cambiando l'idea che si era fatto sulla vita, in particolare sulla sua propria, e sul mondo in generale, che ai suoi occhi si presentava vuoto, ostile, crudele, non concedendo nessuna possibilità di riscatto per chi era come lui, vittima di pregiudizi e stereotipi.

Stile di vita, quello di sua madre, che si concretizzava nell'esercizio pratico di una di quelle attività che tutti definivano peccaminosa e immorale, eppure praticata da molti senza alcun senso di pudore, in modo sfrenato, ricavandone nient'altro che puro e immenso piacere.

Attività che permetteva alla donna di guadagnarsi il pane, cercando di arrivare a fine mese, riuscire a pagare l'affitto del loro modesto appartamento e saldare i suoi innumerevoli debiti, che il ragazzo aveva la certezza sarebbero un giorno, non molto lontano, diventati suoi, passati in eredità.

Hyunjin si fece lentamente strada lungo il corridoio che conduceva alla stanza della donna, avendo già la consapevolezza di cosa, o meglio chi, avrebbe trovato al suo interno.

Uno spettacolo che avrebbe cercato di evitare molto volentieri, se solo avesse un altro posto in cui andare e passare la notte.

Prendendo un grosso respiro, come per infondere a se stesso il coraggio di avvicinarsi maggiormente e aprire quella maledetta porta, poggiò la propria mano sulla maniglia, girandola leggermente, senza fare un minimo rumore, per poi tirare verso di sé la porta e spingerla nuovamente, facendo il suo ingresso in quella stanza e annunciando finalmente la sua presenza, che dubitava fortemente sarebbe stata gradita e apprezzata da colei che esitava a considerare sua madre, perché sempre stata incapace di adempiere a quel dovere, esercitare la potestà genitoriale su di lui, il suo unico figlio.

Come immaginava, la scena che gli si presentò davanti agli occhi suscitò in lui un grande senso di ribrezzo, profondo disgusto, che non sarebbe riuscito a celare in alcun modo, ma, a giudicare dalle condizioni, a dir poco pietose, in cui si trovava sua madre, semi incosciente, non credeva che le avrebbe prese di santa ragione, almeno non quella notte, che si sarebbe rivelata decisamente più fortunata delle altre.

La luce emessa dalla luna, ben visibile da dietro le tende scostate dalla finestra, illuminava le figure dormienti, che lui riuscì ad individuare come tre, stravvacate sul letto della donna, in modo sgraziato e poco elegante, completamente denudate, coperte solamente da un misero lenzuolo bianco, sicuramente a prova del rigido clima invernale.

die for you; hyunlix + minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora