𝗹𝘂𝗰𝗸𝘆 𝗰𝗵𝗮𝗿𝗺𝘀

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Non credo ancora di aver digerito la cosa.

Ho appena ricevuto una quantità enorme di informazioni, che mi sento la testa pesante, più stanco di ieri sera e ancora confuso.

Chè sta sdraiato su un lato, abbraccia il cuscino ad occhi socchiusi.

È stato adottato.

Deve essere difficile, deve... fargli male aver vissuto in una menzogna per tutta la vita.

«Non sono arrabbiato con Hia perché non me l'ha detto. Ma Kim, come ho fatto a non accorgermi che ero stato adottato in Corea? Mi hanno sempre detto che papà era il nostro eroe, me lo ricordo appena perché ero piccolo, eppure... era il mio papà, capisci?»

Sospira.

Lo abbraccio da dietro.

Annuisco.

Siamo a casa mia da ieri.

Abbiamo dormito qua, assieme.

Ne abbiamo parlato pochissimo, appena stamattina quando gli ho portato la colazione a letto.

Gli accarezzo la schiena con una mano.

«Porsche ti ha sempre voluto bene, Chè.»

«Ma perché... non dirmelo?» Ripete sottovoce.

«Non è facile dire una cosa del genere, no? Se sei sempre stato parte della famiglia, è come se non fossi mai stato adottato.»

Sospira ancora.

Si stringe a me, con una mano mi afferra entrambi i polsi per stringerli intorno al suo stomaco.

Lo tengo stretto.

Gli bacio il collo.

Ma senza nessun fine, solo per fargli capire che sono al suo fianco.

Non voglio che tu ti senta solo.

«Mi dispiace se mio fratello ha urlato contro tuo padre. In fondo, come hai detto tu, non potevamo controllare il futuro e le loro azioni anche se eravamo dei bambini.»

«Non è colpa tua, Chè. Anche io... sono un po' arrabbiato.»

«Per che cosa?»

«Mi ha seguito per un anno, ha scoperto di te, ora ha accettato che io non prenda più parte dei progetti della Fabbrica. Mi sento preso in giro, dato che per tutta la vita ho dovuto fare ciò che desiderava per non avere problemi.»

«Forse, cercava solo di proteggerti.»

Gira la testa verso di me, sorride un po'.

«Anche io, se fossi stato tuo padre, non avrei esitato a proteggere questo bel faccino.»

Ridacchio.

Lo bacio sull'angolo della bocca.

«I nostri genitori si amavano, eh. La storia si ripete, a quanto pare.»

Alzo un sopracciglio.

Chè ridacchia.

Mi chino per baciarlo su tutto il viso.

«Kim, aspe... Kim!»

Mi scosta un po', appoggiando una mano sul mio petto.

Con il gomito faccio peso sul materasso, per non cadergli addosso.

Ha gli occhi ancora un po' gonfi.

Il viso stanco, le labbra screpolate.

Che poi bacio, con leggerezza.

☽ 𝗵𝗶𝗴𝗵 𝘀𝗰𝗵𝗼𝗼𝗹 𝘀𝘄𝗲𝗲𝘁𝗵𝗲𝗮𝗿𝘁𝘀 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora