𝗰𝘂𝗽𝗰𝗮𝗸𝗲

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Mi passo l'asciugamano sulla nuca, con uno sbuffo apro la porta del bagno.

Alzo un sopracciglio.

Porschè fa un passo indietro, indica il salotto sul fondo del corridoio, da cui si riescono a percepire alcune voci.

I nostri fratelli stanno assieme.

«Hai finito? Kinn ti sta aspettando da un po'.»

«E perché hanno mandato te?»

Sbuffa.

«Per stare da soli, no? Devo andare in bagno, posso?»

Lo afferro per il polso, lo tiro verso di me.

Non sono riuscito a cambiarmi in tempo. Ho lasciato a Porschè la possibilità di prendere i ricambi di alcuni studenti, senza tenere conto che la maggior parte dei membri se li era portati a casa, mentre io sono rimasto senza, fino a quando non sono venuto qui, a casa di nostro padre.

La casa dove sono cresciuto.

In cui non metto piede, se non il necessario.

Queste pareti mi soffocano, la mia vecchia camera da letto è come un buco nero nel quale non voglio più rifugiarmi.

È come rivivere il passato.

Non ho mai avuto una bella infanzia, non ho intenzione di ricordarla.

Passavo la maggior parte del tempo con i miei cugini o la mia tata, perché la fabbrica non poteva smettere di produrre cioccolato solo per la morte della moglie del capo. Che puttanata, eh? Tre figli che sono cresciuti nel lusso, con la migliore educazione possibile, ma senza un minimo di affetto.

Non un abbraccio, non un "sei stato bravo" quando tornavi da scuola e raccontavi di aver preso il massimo dei voti.

I soldi, il futuro, l'eredità.

Le parole chiave della famiglia Theerapanyakul.

«Perché sei imbarazzato? Non abbiamo fatto niente di male, no?»

Il suo respiro mi soffia sulle labbra, la mia testa si inclina verso al suo viso.

«Non fare il timido, Porschè.»

«Non lo faccio. Io penso che tu sia spregevole, Kim.»

Ridacchio.

«Ne sei sicuro?»

«Si, ne sono sicuro.»

Mi avvicino ancora.

Le sue mani si appoggiano ai miei polsi, cercano di tenermi stretto per non farmi avanzare ancora.

«Posso, Porschè?»

Mi guarda.

E capisce.

Fa scorrere le mani sulle mie braccia scoperte, con i polpastrelli mi accarezza lentamente. Si ferma all'altezza dei gomiti quando mi chino ancora verso di lui, con le labbra che dicono posso baciarti?

Non ho mai approfittato di nessuno, non lo farò mai. Chiunque sta con me ha il diritto di non voler continuare a fare qualcosa, soprattutto se stiamo facendo sesso, ma qua si parla di un bacio.

Una cosa che voglio...

Perché mi piace come mi guarda, mi sfida, mi dice che sono insopportabile.

Si stacca di scatto.

Il rumore sulle scale.

Mi sposto l'asciugamano sulla spalla, prima che Tankhun scivoli dall'ultimo gradino con un sospiro.

☽ 𝗵𝗶𝗴𝗵 𝘀𝗰𝗵𝗼𝗼𝗹 𝘀𝘄𝗲𝗲𝘁𝗵𝗲𝗮𝗿𝘁𝘀 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora