𝗱𝗼𝗻𝘂𝘁𝘀

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Mi siedo sul divano, allungo un braccio dietro le spalle di Porschè, che mi siede di fianco, con un grosso sorriso sulle labbra.

Sono passati solo pochi giorni da quando... stiamo...

Non credo che ci sia bisogno di definirci, in effetti.

Io piaccio a lui, lui piace a me, passiamo in tempo assieme e siamo tutti contenti.

Con una mano lo accarezzo dietro la nuca, sorride di più.

«Sei stranamente più felice del solito.»

«La mamma mi sostituisce al negozio, come posso non esserlo? Posso star con te per più di qualche ora.»

Mi avvicino.

Lo bacio sulla guancia.

«Vuoi dormire qui?»

Il mio appartamento è abbastanza grande per lasciare spazio ad entrambi, in caso voglia stare un po' solo e non al mio fianco.

Sia chiaro, non voglio che diventi una malattia stare assieme. Potrebbe annoiarsi, e io non voglio.

Voglio che sia completamente a suo agio con me.

«Posso farlo?»

Estraggo una chiave dalla tasca, la faccio tintinnare tra le dita prima di posarla tra le sue mani.

«Puoi venire qui ogni singola volta che vuoi, anche soltanto per studiare e non andare in biblioteca. I miei soldi sono i tuoi, ora. Non ammetto repliche, d'accordo?»

Ridacchia.

«Il mio fidanzato è un riccone che mi vizia.»

Annuisco.

Con la coda dell'occhio noto Miu avvicinarsi al piede di Chè.

Sorrido.

«Qualcuno vuole darti il benvenuto, eh.»

Si china verso di lei, la prende in braccio.

La mia bellissima gatta persiana che mi è costata quasi un mese di risparmi, perché quando l'ho preso dal gattile era appena stata abbandonata per strada.

Con il pelo chiarissimo, gli occhi verdi penetrati.

Fa scivolare la zampetta sul petto di Chè, come per cercare di attirare la sua attenzione quando la tiene tra le braccia, baciandola nello spazio tra le orecchie.

«Che cosa le dai da mangiare? È cicciotta. Non avrà mica il diabete?»

Rido.

«La mia domestica a volte esagera un po'... quando le dico di prendersi cura dei gatti. Ma no, non ha il diabete, è solo cicciotta. Non è vero, piccina?»

L'accarezzo sul collo, sorrido di più appena incomincia a fare le fusa.

«Quando intendi i gatti... quanti, di preciso?»

«Più o meno una dozzina. Alcuni mi sono stati regalati, altri li ho comprati dal gattile.»

«Sei serio?»

«Ah, si. E poi c'è Tiffany.»

«Il cane che hai portato al negozio?»

Annuisco ancora.

«E ora dov'è?»

«Credo sia il giardino, assieme al resto dei gatti.»

«Ma prima... non ho notato nessun gatto quando abbiamo parcheggiato la macchina.»

Indico la vetrata sul fondo del corridoio.

«Il giardino d'ingresso è solo per la macchina, nient'altro. Quello dietro è per i gatti, e la piscina.»

☽ 𝗵𝗶𝗴𝗵 𝘀𝗰𝗵𝗼𝗼𝗹 𝘀𝘄𝗲𝗲𝘁𝗵𝗲𝗮𝗿𝘁𝘀 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora