Capitolo 18

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26 dicembre 1995

Mettiamo subito in chiaro una cosa: io non esco con nessuno. Non chiedo alle ragazze di essere la mia ragazza e non permetto loro di avere alcun tipo di pretesa su di me.

Non tengo la mano, a meno che non sia quella della Granger.

Non compro regali per le ragazze, tranne che per Granger.

Non mi piace che mi tocchino i capelli, a meno che non sia Granger.

E di certo non mi vesto di rosso, a meno che non sia Granger a chiedermelo.

"È perfetto!" Esclama, battendo le mani. La palla bianca e soffice continua a cadermi sulla fronte, nonostante le volte che la spingo di lato.

"Mi sento un cretino". Gemo, il cuoio capelluto mi prude già a causa del cappello. Ignorando le mie lamentele, mi posiziona davanti all'albero e alza la macchina fotografica.

"Sorridi!"

La mia bocca rimane dritta, le braccia incrociate sul petto. Mentre abbassa la telecamera dall'occhio, sicuramente sul punto di maledirmi per essere così difficile, il suo vile gatto si strofina contro la mia caviglia prima di sedersi e fissarmi.

"Che cazzo stai guardando?" Ringhio. La stupida cosa non batte nemmeno le palpebre, il suo volto è come al solito corrucciato e arrabbiato.

"Grattastinchi!" Granger scandisce il tempo, schioccando la lingua contro il tetto della bocca per attirare la sua attenzione. Quando la testa di lui si gira verso di lei, dalla sua macchina fotografica esce un flash luminoso che quasi mi acceca.

La pellicola scivola lentamente fuori dal fondo e le sue dita la tirano fuori e la scuotono leggermente mentre si avvicina.

Ora che è in piedi di fronte a me, appoggio le mani sulle sue spalle e il mento sulla sua testa mentre guardiamo la foto apparire lentamente.

"Questa sì che è una cartolina di Natale". Dichiara con orgoglio. Mentre si dilunga su come il cappello leghi davvero l'intera foto, proprio come aveva detto lei, mi chiedo se questo sarebbe stato un evento regolare.

Scatteremo altre foto ridicole come questa e le invieremo a parenti e amici per ogni festività che si presenta? Dovrò indossare un cappello assurdo per ognuna di esse? Lei sarà nelle foto con me? Forse per la prossima potrebbe sedersi sulle mie ginocchia, la mia mano appoggiata sulla sua coscia mentre il suo braccio mi avvolge le spalle.

So solo che se il mio aspetto da perfetto idiota la rende così felice, allora sopporterò questi pochi minuti di sgradevolezza.

Forse uscirò con qualcuno, ma solo se si tratta di Granger.

27 dicembre 1995

Oggi mi ha fatto conoscere una "delizia" babbana chiamata zabaione. È rivoltante come sembra dal nome. Lei, però, ne sembra entusiasta, uno dei suoi pochi difetti.

Un altro è il fatto che non riesce a tenere le mani a posto. Di solito questa caratteristica non mi dispiacerebbe, ma ieri sera ha scoperto il mio unico punto in cui soffro il solletico e si è presa la responsabilità di raggiungerlo ogni volta che le è possibile.

Nella maggior parte dei casi questo comportamento infantile mi farebbe arrabbiare, ma ormai ci sono affezionato perché mi dà l'opportunità di bloccarla sotto di me.

Oggi era sul mio letto, con i suoi riccioli in disordine sulle lenzuola verdi, i polsi legati dalla mia mano e i seni che mi sfioravano il petto.

Avrei potuto fare tutto quello che volevo con lei in quel momento, mi stava praticamente implorando mentre mi avvolgeva le gambe, ma non voglio farlo in questo modo.

Non è una sgualdrina qualunque che ho preso da parte perché ero ubriaco e arrapato. Se devo farlo, lo farò nel modo giusto.

È Hermione Granger, per l'amor di Dio, il minimo che si merita è di essere corteggiata come si deve.

28 dicembre 1995

Oggi le ho portato dei fiori, peonie per l'esattezza, le sue preferite. Me ne aveva parlato qualche volta al terzo anno durante una conversazione in erbologia su come fossero legate alla guarigione e alla buona volontà o qualche altra stronzata del genere.

Era una vera e propria rogna procurarseli, la stagione invernale non è esattamente il periodo migliore per loro. Ci sono volute lunghe notti di chiamate via floo all'Asia e una discreta quantità di galeoni per farle arrivare qui, ma l'espressione sul suo volto ne è valsa la pena.

"A cosa servono questi?" Chiede, chiudendo gli occhi mentre assapora il loro profumo.

"Per te?" Rispondo alzando un sopracciglio.

"No, questo lo so". Ridacchia. "Ma qual è l'occasione?"

"Deve essercene una perché io ti regali qualcosa?"

"Non ho niente per te, però". Si acciglia.

"Granger, non ti regalo cose aspettandomi qualcosa in cambio". Le dico, accarezzandole la guancia. "Vedere quell'espressione sul tuo viso è già di per sé un regalo".

Le sue guance si arrossano, l'angolo degli occhi si stropiccia leggermente mentre mi sorride.

"Sì, proprio quello".

29 dicembre 1995

Oggi abbiamo parlato della sua famiglia. Mi ha spiegato i loro lavori, ma non ho ancora capito il significato della loro occupazione.

Mi ha raccontato della sua infanzia, delle gite che facevano insieme e di come a volte avrebbe voluto avere un fratello, ma le piaceva averli tutti per sé. (Ovviamente dopo si è sentita subito in colpa)

Come ci si aspettava, l'approvazione dei suoi genitori per la persona con cui sta è molto importante per lei, ma se si trattasse della persona giusta non si farebbe condizionare dai loro sentimenti.

Nota per me stesso: cercare di essere meno stronzo quando incontrerò i genitori di Granger.

30 dicembre 1995

Le ho lasciato l'ultimo biscotto, questo fa guadagnare più punti dei fiori, giusto?

31 dicembre 1995

"Granger". Sussurro, scuotendo leggermente la sua spalla. Lei si strofina gli occhi prima di aprirli lentamente, il suo piccolo corpo si accoccola contro di me sulla panchina.

"Hmm?"

"Voglio mostrarti una cosa".

La sollevo da me, alzandomi in piedi prima di tenderle la mano per aiutarla a fare lo stesso. Guidandola attraverso il castello, ci dirigiamo verso la torre astronomica. È quasi mezzanotte, l'unica luce proviene dalla luna e dalle stelle sparse nel cielo notturno.

"Da questa parte". Le dico, posizionandola sul lato nord. Le sue mani si aggrappano alla ringhiera e io mi posiziono accanto a lei. "Dovrebbe arrivare da un momento all'altro". Le dico, controllando l'orologio.

Proprio mentre si avvicina alle 12, un fischio acuto proviene dal basso, seguito rapidamente da una piccola scintilla che vola verso il cielo ed esplode in vari colori. La sua bocca si apre leggermente mentre guarda i fuochi d'artificio spegnersi uno dopo l'altro.

"Non sapevo che a Hogwarts si facessero i fuochi d'artificio per il Capodanno". Dice.

"Non lo fanno". I suoi occhi si spostano su di me, con le sopracciglia aggrottate e uno sguardo confuso. "Mi avevi accennato che tu e i tuoi genitori li guardavate insieme, così ho pensato che, visto che quest'anno non puoi, te li avrei portati io. È bello sapere che i quarti anni non sono completamente incompetenti e sanno seguire semplici istruzioni".

"Devi smetterla di spendere soldi per me Draco".

"Spenderei la mia ultima falce per te senza pensarci due volte". Dico, appoggiando la mia mano sopra la sua. "Qualsiasi cosa tu voglia, basta che tu lo dica e sarà tua".

"E se quello che voglio è... te?"

Il suo corpo si sposta di fronte a me, le sue mani si posano sul mio petto mentre le mie trovano la sua vita. "Allora sono tutto tuo, Granger. Per tutto il tempo che mi vorrai". 

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