Fourth

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Punto di vista di Jason


Un gemito scocciato lascia la mia bocca quando la luce che entra dalla finestra arriva dritto alle mie palpebre chiuse, iniziando a rompere il cazzo prima ancora che lo faccia la sveglia del mio cellulare.

Abbasso le sopracciglia per il fastidio, voltandomi sul letto per voltare le spalle alla finestra, per poi intrufolare la testa sotto le coperte quando una folata di vento colpisce la mia schiena nuda.

Ma la mia smorfia scazzata si rasserena quando l'odore di vaniglia e biancospino entra nel mio naso, accendendo ogni fottuto neurone del mio cervello all'istante e portandomi ad aprire lentamente gli occhi.

So già che non dorme vicino a me e che è solo il profumo che i suoi capelli hanno lasciato sul cuscino, ma sono così stordito dal sonno che non riesco a fare a meno di aprire gli occhi e controllare.

Questa sera sarà stata lei a dormire sul divano.

Sospiro e ringhio per la frustrazione allo stesso tempo, chiedendomi quanto cazzo ancora devo aspettare che le scenda la rabbia.

Non la sapevo così testarda. Non pensavo che mi avrebbe tenuto testa così a lungo.

Anzi, le sono stato alla larga proprio per evitare che provasse ancora più odio verso di me, ma anche a distanza di settimane sembra che ogni cosa che faccio peggiori le cose.

Ho persino immaginato che non ci fosse un minimo di speranza che lei potesse tornare da me, ma al ricordo di ieri sera non riesco a trattenermi dal piegare gli angoli della bocca verso l'alto contro il suo cuscino profumato.

Se bastasse farmi vedere con altre donne per ricordarle di essere suo marito... Ci avrei pensato molto tempo prima.

Non si fiderà mai del sottoscritto, ma preferisco che faccia la stalker senza parlarmi, piuttosto che perda l'interesse verso di me, anche se ieri sera mi ha dimostrato di essere ancora così dentro da non avere nemmeno il coraggio di alzare la testa a guardarmi.

Allungo un braccio sulla testa per stiracchiarmi e allo stesso tempo stringere in un pugno il suo cuscino bianco, prendendo un forte respiro mentre reprimo ogni pensiero pervertito che inizia a farsi spazio nella mia testa all'idea di lei sdraiata su un divano a tre metri di distanza da questa stanza.

«Cazzo!» - farfuglio con un tono assonnato, contraento tutti i muscoli delle mie spalle per scacciare questi pensieri, ma più mi sforzo e più mi risulta difficile non immaginare il suo corpo minuto sotto il mio in questo momento, mentre la mia mano stringe in un pugno i suoi capelli morbidi e i suoi gemiti si mescolano alle bestemmie che escono dalla mia bocca sporca.

Senza pensarci due volte lascio il cuscino e porto la mano verso il basso, raggiungendo l'orlo dei miei boxer oramai stretti per far scivolare le dita in profondità, ma appena faccio per sfogarmi e raggiungere il mio obiettivo, la sveglia del telefono mi riporta alla realtà ricordandomi che ho un'azienda da capeggiare.

Almeno tra un documento e l'altro non ho modo di pensare a lei e alla sua pelle nuda a contatto con i miei muscoli duri.

Sposto le coperte in un gesto rapido e mi affretto a scuotere la testa per l'ennesima volta, mentre vado in cerca dei pantaloni con gli occhi socchiusi.

Porto una mano tra i capelli per smuoverli con un gesto rapido della mano, lasciandoli cadere di nuovo disordinati e scompigliati, mentre continuo a fissarli con uno sguardo perso nel frattempo che abbottono la camicia davanti allo specchio.

Sono solo le sei del mattino ma i rumori provenienti dal soggiorno mi fanno capire che Mark è già qui.

Sembra non abbia altro da fare nella vita se non il nonno di mia figlia.

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