Sixth

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Punto di vista di Jason

Getto la testa indietro e approfitto del ritardo per lanciare una rapida occhiata verso la porta chiusa della camera da letto in fondo al soggiorno.

È da un'ora che Channelle è tornata dal lavoro e si è chiusa là dentro. Vorrei andare ad aprire quella porta senza bussare per capire cosa diamine sta combinando, mentre nostra figlia è tra le braccia di una sconosciuta appena assunta.

Può anche fingere che non sia successo niente, ma non me ne starò calmo dopo averla vista seduta a due metri da quel uomo.

Non so come cazzo ho fatto a trattenermi dal trascinarlo fuori dall'ufficio, anzi fuori da Miami. Lui e Mikael, che ancora non ho avuto modo di affrontare.

Non so cosa abbia in mente di fare, ma qualunque sia il motivo per cui ha deciso di venire a Miami insieme a Mikael, farò di tutto per fargli capire che non deve nemmeno azzardarsi a incrociare gli occhi di mia moglie.

Anche a costo di mandarlo in ospedale.

«È un sorriso quello?»

Inclino la testa di lato e sposto gli occhi dalla tv alla ragazza seduta dall'altra parte del divano.

Ha una voce così bassa e dolce che quasi quasi non mi infastidisce averla in casa o sentirla rivolgersi a mia figlia, come se si aspettasse una risposta dalla mia piccola.

Non so da dove sia sbucata fuori questa ragazza, ma il fatto che stia sempre persa nel suo mondo, invece di gironzolare intorno come fa Mark quando bada a Kate, non mi dispiace affatto.

Ha un patetico fiocco rosa tra i capelli che si porta sempre appresso, facendomi quasi tenerezza.

Sembra una bambina.

La guardo di sottecchi portare Katty in braccio, per poi sollevarsi dal divano.

I suoi capelli sono un po' più lunghi di quelli di Channelle, ma di un biondo così chiaro che sembra di avere davanti una piccola barbie, ma con addosso una maglia di lana e un paio di pantaloni larghi.

Corrugo la fronte, guardandola dalla testa ai piedi mentre mi passa di fronte per allontanarsi dall'angolo del divano, costringendomi così a riportare la mia attenzione alla televisione accesa, in attesa di vedere il risultato della campagna pubblicitaria sulla sfilata di San Valentino che l'azienda lancerà a breve.

Sospiro pesantemente, guardando l'orologio intorno al polso e stringendo il telecomando tra le dita.

Mikael ha gestito la campagna ma se non ha seguito le mie indicazioni e ha fatto di testa sua come al solito gli spacco la faccia prima che ritorni a New York.

E al momento l'idea di farlo mi eccita.

Riprendo a guardare l'ora e di nuovo la porta della stanza a destra, quasi sul punto di alzarmi e andarla a chiamare per guardare insieme quello su cui abbiamo lavorato degli ultimi mesi.

Non so perché m'importa così tanto di averla al mio fianco per vedere una banale pubblicità, ma è raro trovarci entrambi a casa così presto, e l'idea di me e quella ragazzina seduti uno vicino all'altro a chiacchierare mentre guardiamo la tv, con nostra figlia in mezzo... Cazzo se mi piace.

Raddrizzo le spalle quando all'improvviso vedo la maniglia abbassarsi, rilassandomi all'idea che non si è chiusa in camera con l'intento di evitarmi e mettersi a dormire come al solito, ma appena faccio per accoglierla con un sorriso, la mia espressione torna subitobseria mentre la guardo dalla testa ai piedi.

I capelli raccolti in una coda cadono lisci sulle sue spalle, mettendo in mostra il suo volto pallido, mascherato da chili di trucco che la fanno sembrare un pagliaccio.

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