Parte 7 Scappare per ritornare

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Giulia

Sto evitando Edoardo.

Sì, lo so. Sono una codarda. Avevo detto che non volevo che il nostro rapporto cambiasse, temevo succedesse proprio questo. Eppure, non riesco a far finta che non sia successo, perché non è così. È accaduto. L'ho fatto. Mi sono dichiarata a Edoardo e la sua reazione confusa è valsa come una risposta negativa, un inequivocabile no.

Sono passati cinque giorni da quella sera. Io ed Edoardo ci siamo incrociati solo un paio di volte e io ho sempre evitato di guardarlo, anzi, sono sempre scappata con una scusa. Non metto nemmeno piede nel loro appartamento per paura di incontrarlo. Non riesco davvero ad affrontarlo.

Sono io quella che ci ha messo il cuore e la faccia e ne è uscita distrutta. Devo cercare di salvaguardare quello che ne rimane. Anche se sembro un cane che si lecca le ferite, non mi importa.

Solo io, Edoardo e Gloria conosciamo i dettagli di ciò che è successo. Thomas lo sa, ma a parte avermi sbeffeggiata la sera della festa, non è più tornato sull'argomento. La cosa mi ha stupita, ma gliene sono silenziosamente grata.

Nell'ultima settimana l'ho incontrato brevemente solo in ufficio, e solo per fatti legati strettamente al lavoro. Lui sembra aver dimenticato anche quello che è accaduto tra noi quella sera e io ne sono contenta. Preferisco non creare ulteriori tensioni e so che, se ritornassimo su quel momento, a quando lui mi braccava contro il muro della terrazza, l'elettricità tra noi aumenterebbe. Non voglio che il nostro rapporto si inasprisca ulteriormente, non adesso che lavoriamo nella stessa azienda.

Per fortuna abbiamo mansioni diverse, e questo ci porta a interagire praticamente mai. È un sollievo per me. In questo modo riesco almeno a rilassarmi durante le ore di lavoro e a svolgere al meglio i miei compiti.

Stamattina, per esempio, non l'ho visto per niente. Le mie ore di stage non sono molte, grazie a Dio riesco a tenere anche il mio part time in palestra che è ancora la mia maggiore fonte di sostentamento.

Oggi pomeriggio Elisa, la ballerina professionista di latino-americano che seguo in palestra, mi ha chiesto di andare prima perché ha bisogno di rivedere la coreografia che stiamo preparando per gli open day di gennaio. Non ne è molto soddisfatta e il fatto che nell'ultimo anno le iscrizioni sono calate, le fa sentire ancora più la pressione, peggiorando la situazione.

«Ci vuole qualcosa che attiri l'attenzione. Qualcosa che invogli le coppie ad iscriversi.» le dico per incoraggiarla.

«Certo. Hai perfettamente centrato il punto. A tal proposito ho pensato a un paio di cosette.»

Mi siedo sul pavimento rivestito della sala da ballo dedicandole tutta la mia attenzione. «Spara!» sa che non mi tiro mai indietro. Sono sempre pronta a dare una mano se serve. È il mio lavoro, si, ma mi piace anche molto e poi Elisa è davvero una brava persona. Si merita tutto l'aiuto possibile.

«Dobbiamo fare qualche modifica alle coreografie.»

«Che tipo di modifiche?»

Mi lancia un'occhiata sottile «Mia cara, qual è l'elemento che spinge una coppia a fare qualcosa insieme?»

Da come continua ad alzare le sopracciglia la risposta è solo una: «Il sesso?»

Sorride «Esatto! Il sesso.» si alza in piedi e comincia a muovere il bacino accentuando il movimento in modo da mettere in evidenza le curve dei fianchi e del sedere. «Più sensualità, più contatto. Meno giravolte.»

«Quindi vuoi aggiungere sensualità alle coreografie? Okay.»

Annuisce con vigore. «Non dico che deve essere un ballo spinto, ma...quasi.» mi guarda speranzosa e io non riesco a fare altro che ridere. «Mi sembra un'ottima idea.»

IL FRATELLO SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora