Parte 25 Guerriero

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Thomas

Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre

Sono due giorni che Gloria ascolta a ripetizione la canzone di Mengoni. La sento quando passo davanti alla sua stanza. La sento quando la trovo seduta in salotto con in grembo il suo portatile. E ancora quando è sotto la doccia.

Da quando siamo qui non è mai uscita. È sempre attaccata al suo computer. Continua a fare ricerche sull'Alzheimer. Spera di trovare delle novità che sono sfuggite ai dottori di qua, di trovare qualche cura sperimentale. Lo vogliamo tutti, ma è difficile sperare in qualcosa che è solo un miraggio. Almeno per me.

Io invece non sopporto l'aria opprimente che si respira in casa. Esco ogni volta che posso. Anche se non vado da nessuna parte. Mi limito a girare con la macchina. Percorro le strade desolate che costeggiano le campagne intorno al paese. Giro intorno. Non mi allontano mai. A volte mi inoltro nel boschetto dietro i campi sportivi. Lascio la macchina parcheggiata e cammino. Finché non sono stanco, finché non mi annoio.

A casa però non va meglio. Papà si sforza di comportarsi come al solito, ma si vede che non sta bene. Emana sofferenza da ogni sguardo, da ogni atteggiamento. Ci dice di avere pazienza, di essere forti, di essere positivi. A me viene solo voglia di spaccare qualcosa. Guardo Laura che si trascina per casa. Percorre il corridoio solo per spostarsi dalla sua stanza al bagno e viceversa. Ancora non è tornata a mangiare con noi. Non ha ancora accettato la malattia. Credo che adesso stia attraversando la fase della disperazione. E non vuole farlo sotto gli occhi preoccupati dei suoi figli.

Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto

Quando rientro in casa, Gloria è in cucina che ascolta ancora quella canzone. Non la cambia, l'ha impostata in loop e la voce calda di Mengoni ormai, vive qui con noi.

«Merda!» la sento dire a un certo punto.

«Cosa?» mi avvicino per vedere cosa sta guardando sullo schermo del suo computer, ma lei chiude di scatto il portatile e si volta per fronteggiarmi.

«Niente. Ho solo perso la concentrazione. Credo di essere sfinita.» mi sbadiglia in faccia. «Tu dov'eri?»

«Ho fatto un giro.»

Aggrotta le sopracciglia chiare «Eri con Pamela?»

«Che c'entra Pamela?» sono confuso.

«Mi ha chiamata varie volte ieri. Alla fine, oggi le ho risposte. Cercava te, naturalmente. Ha saputo di mamma e voleva offrirci il suo aiuto.» Una smorfia le deforma i tratti del viso, «dovevi sentire con che voce supplichevole me l'ha detto. Non è certo mamma che vuole aiutare!»

Distolgo lo sguardo e mi sfrego la faccia con una mano. «Spero che tu non le abbia detto di sì.»

«Certo che no! Per chi mi hai presa?» sibila scandalizzata «E comunque perché non le hai risposto tu?»

«Ho il telefono scarico.»

«Da tre giorni?»

Alzo le spalle. «Almeno non sono costretto a rifiutare l'aiuto di nessuno.»

Gloria scuote la testa ma nei suoi occhi balena la comprensione. «Beh, non voglio farti da segretaria, quindi se dovesse richiamare, vedi di essere reperibile.»

Abbasso lo sguardo. «Certo.»

Gloria sospira. Sembra esausta. Tutti sembrano esausti qua dentro. 

Con un balzo prende il suo portatile dal tavolo e se lo porta in salotto. La seguo fuori dalla cucina prima di proseguire su per le camere. Ho bisogno di una doccia.

Mentre passo davanti alla camera dei miei, sento dei sussurri concitati provenire dall'uscio socchiuso. Non è mia abitudine ascoltare le conversazioni private e non vorrei farlo neanche adesso, ma alcune parole mi arrivano comunque e hanno il potere di farmi bloccare sul posto.

«Ci sono io. Non ti lascio sola.» sta bisbigliando papà.

La voce di Laura e spezzata dal pianto. «Non voglio. Non voglio perdervi.»

«Non succederà. Siamo tutti qui per te.» Non so come faccia mio padre a tenere il tono saldo.

«Non capisci. Vi perderò comunque. Accadrà.»

«Ma cosa dici, amore...»

«Non voglio, ti prego. Non voglio dimenticarmi di voi.»

Il mio cuore smette di battere. Una voragine si è aperta nel mio petto.

Papà resta in silenzio. Sento frusciare della stoffa. Non li vedo, ma so che si stanno abbracciando.

Mamma singhiozza. «Non voglio dimenticarmi di te. Non riconoscerò i volti dei miei figli. Non posso. Non ce la faccio.»

Basta. Non posso più ascoltare.

Con estremo sforzo, mi sposto lungo il corridoio ed entro nella mia camera.

Dal salotto il ritornello di Guerriero arriva fino alle mie orecchie.

E amore mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai

E improvvisamente capisco perché Gloria continui ad ascoltarla.

Il conforto che trasmettono le parole della canzone mi è entrato sottopelle. Sembra una cosa banale da dire, ma è come se Mengoni mi stesse rassicurando, mi stesse incitando a essere forte, a non cedere al male, al dolore. E la sento addosso quella corazza, la sento espandersi da me alla mia famiglia, a mia madre. Posso essere forte anche per lei. Posso sostenerla. Papà e Gloria lo stanno già facendo. Anch'io posso essere il suo guerriero.

Dopo la doccia scendo nuovamente le scale per andare a mangiare qualcosa. Barbara ci porta il pranzo e la cena tutti i giorni,  aiuta nonna Ada anche nelle faccende domestiche, non si allontana mai molto da noi. Credo che torni a casa propria solo per dormire. Lei e Paolo sono come una seconda famiglia per me e i miei fratelli. Il loro sostegno, in questo momento, è imprescindibile, assolutamente necessario e quanto meno prezioso. Paolo sta continuando ad andare al lavoro, perciò non è sempre qui, ma Barbara ha chiesto le ferie ed è instancabile. In lei rivedo molto sua figlia. Giulia è una gran lavoratrice. Da quando siamo a Milano si barcamena tra lo studio e il lavoro senza sosta. In tanti anni non credo di averla mai sentita lamentarsi.

Pensare a lei accende una fiammella nel mio cuore. Il calore che sento mi provoca un sorriso. Non la sento da tre giorni. Mi manca. Troppo. Se mi fermassi ad analizzare la sua assenza direi di aver bisogno di lei. Non so quando è cominciata, ma la sua presenza è diventata necessaria.

Appena metto piede in salotto mi rendo conto della strana atmosfera che riempie la sala. Seduti sul divano ci sono Edoardo e Vanessa, mentre al tavolo vedo Gloria e Pamela.

«Oh, eccoti finalmente!» Pamela balza in piedi e mi viene incontro con le braccia aperte.

Sono così sorpreso che non faccio in tempo ad indietreggiare e le sue braccia profumate mi avvolgono. Troppo profumate.

«Sono così felice di vedere che stai bene. Che state tutti bene.»

«E' nostra madre a stare male.» La corregge freddamente Gloria.

Pamela si volta a guardarla. Il viso contratto in una tristezza quasi teatrale. «Certo. Infatti. Sono qui per questo.»

Le sopracciglia di Gloria schizzano in alto. «Davvero?»  La sua voce gronda scetticismo.

La ammonisco con un'occhiata e lei sbuffa incrociando le braccia al petto.

«Grazie per essere passata.»

Pamela mi accarezza il braccio. «Per te questo e altro.»

«Certo, come no.» borbotta Gloria, prima di mettere gli auricolari e azionare qualcosa sul portatile.

Guardo Edoardo che alza le spalle. Vanessa mi sorride. Vederla insieme a mio fratello mi ricorda Giulia.

Giulia. Quanto vorrei che fosse qui adesso.

IL FRATELLO SBAGLIATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora