22. Jus e Caity

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Presente

So, tell me how to be in this world
Tell me how to breathe in and feel no hurt
Tell me how 'cause I believe in something
I believe in us
Tell me when the light goes out
That even in the dark we will find a way out
Tell me now 'cause I believe in something
I believe in us
-James Bay

Caitlyn

<< Ho paura, papà >> sussurrai osservando il corpo di Justin disteso sul lettino, pieno di fili che erano legati ai macchinari che lo tenevano in vita.

Delle volte volevo solamente staccarli e lasciare che mio fratello smettesse di soffrire. Come poteva un bambino di soli tre anni trovarsi tra la vita e la morte.

Perché proprio lui? Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?

Il mio fratellino... aveva solo due anni in meno di me e già stava affrontando una cosa simile.

<< Andrà tutto bene, Caity. Non preoccuparti >> disse mio padre, ma probabilmente era più per convincere se stesso.
Ormai lo sapevamo tutti, niente sarebbe andato bene per Justin.

<< Andrà tutto bene >> ripeté mia madre, anche lei cercando di pensare positivo.
Non c'era niente di positivo in questa situazione, probabilmente ero l'unica ad averlo capito nonostante avessi solo cinque anni e loro fossero adulti.

Justin socchiuse gli occhi svegliandosi, infastidito dalla luce della stanza. I miei genitori si avvicinarono a lui, provando a parlargli.
Lui però non li ascoltava, non rispondeva. Guardava nella mia direzione, con il braccio intubato che penzolava dal lettino.

<< Ciao, Caity >> disse a bassa voce, non ne aveva più da qualche mese ormai.
Aveva iniziato a chiamarmi Caity da più piccolo, perché non sapeva pronunciare il mio nome per intero. Non capivo mai il perché dato che non mi sembrava molto complicato.

Era la prima volta che i miei genitori mi permettevano di vederlo da quando era stato ricoverato in ospedale, una settimana fa, e mi era mancato.
Non sapevo più con chi guardare le stelle, mamma e papà erano sempre impegnati con il lavoro e con le visite di Justin. Li vedevo raramente in questi giorni.

<< Ehi, Jus >> lo salutai sorridendogli, fingendo che la paura di perdere mio fratello così presto non esistesse.

<< Hai portato con te il Signor Stella? >> chiese notando il pupazzo che tenevo tra le braccia.
Era una semplice stella di peluche, su cui lui aveva disegnato due occhi e una bocca sorridente dicendo che mi avrebbe resa felice quando lui non sarebbe stato con me.
Non sapeva che mi sarebbe stata molto utile, perché presto non ci saremmo più rivisti.

Avrei tanto voluto essere al suo posto. Era troppo piccolo e non se lo meritava.

<< pensavo che avresti voluto un po' di compagnia la notte, non ti piace dormire da solo >> risposi posandogli il Signor Stella sul lettino, accanto al braccio pieno di lividi causati dalle punture.

Sorrisi vedendo che i capelli cominciavano a ricrescere. Justin è bello, ma senza capelli sembrava una patata con la faccia.
Erano corti, ma il color rame si vedeva perfettamente. Il verde dei suoi occhi era spento ma comunque bellissimo.

JulietDove le storie prendono vita. Scoprilo ora