5. Jealousy, jealousy.

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Co-comparison is killing me slowly
I think, I think too much
'Bout kids who don't know me
And I'm so sick of myself
I'd rather be, rather be
Anyone, anyone else
Jealousy, jealousy

Presente

Nathan

Tirai fuori dalla credenza la tazza di Sophia, e presi dal frigo il latte di soia che amava bere ogni mattina.
Lei era seduta sullo sgabello della penisola, mentre mi guardava preparare la colazione.
Presi anche i cereali, e dopo averli messi nella tazza ci versai anche il latte.
Le porsi la tazza e lei mi sorrise gentilmente.

<< grazie Nathan >> disse grata, il suo sguardo malinconico come lo era da ormai cinque mesi a questa parte.

<< ti ho già detto svariate volte che non c'è bisogno di ringraziarmi, Sophia >>

Mi voltai di nuovo, dandole le spalle, presi il contenitore della nutella e poi il pane.
Ci spalmai sopra il cioccolato, facendo lo stesso altre due volte.

Poi posai le tre fette di pane e nutella su un piattino.

<< Nathan, credo sia il caso che Caitlyn venga a sapere che non sono io a prepararle la colazione ogni mattina, ma tu. Tu non credi? >> mi voltai di nuovo in sua direzione, i capelli rossi come quelli di Caity raccolti in modo disordinato da un mollettone, e le occhiaie sempre visibili che si ritrovava dopo i turni notturni.

Sophia, la mamma di Caitlyn, tornava ogni mattina alle cinque dopo una nottata di lavoro. Se dormiva, lo faceva solamente negli orari in cui sua figlia era a scuola.

<< Caitlyn non mi rivolge la parola da sei mesi, Sophia, come credi che la prenderebbe? >> chiesi conoscendo già la risposta.

Il pane con la nutella era la colazione che le preparava sempre suo padre prima di morire, e l'ultima cosa che avrebbe apprezzato era proprio che io gliela preparassi ogni mattina.
Sapeva che era sua madre a farlo, ma in realtà ero io quello che voleva che ogni mattina al suo risveglio trovasse un piatto con la sua colazione preferita sul tavolo.

Le prime settimane dopo la morte di Prince lei si rifiutava di mangiarle, ma con il passare del tempo aveva ricominciato.
Sapevo che spesso saltava alcuni pasti, lo si vedeva dalla velocità con cui dimagriva, ma sapevo anche che la colazione era l'unico pasto che non saltava mai, se quella era composta da pane e nutella.

Faceva male, stare lontano da lei e vederla autodistruggersi, e faceva ancora più male avvicinarmi per poi venire subito allontanato.

Ma questo non era nulla se messo a confronto con il dolore che mi aveva causato vedere il suo braccio ieri. Era cosparso di lievi cicatrici, tagli arrossati.
Ero sicuro che alcuni di quelli fossero recenti, probabilmente del giorno prima.

E io potevo solamente stare a guardare, perché per quanto ci provassi, per quanto io non mi arrendessi, lei continuava a respingermi.
Continuava a distruggersi.

Come posso aiutare chi non vuole essere aiutato? Come potevo salvarla, se l'unica cosa che lei voleva era di affogare nei suoi ricordi più belli?

<< la conosci meglio di me, Nathan. Lei non ti allontana perché di punto in bianco ha smesso di provare dei sentimenti per te, ma perché sa che tu vuoi aiutarla >> annuii, nonostante Sophia si sbagliasse.

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