12. Un bacio galattico

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Riesco a cogliere una lieve malinconia nei suoi occhi.

– Ti avranno detto di stare attenta, che Jordan Baker è... pazzo, malato di mente, non è normale. È violento, è cattivo, è stupido.

Le ha dette tutte d'un fiato, senza sosta e la cosa non mi fa stare tranquilla. La sua voce è ferma, chiara e decisa, il che per me è una cosa nuova. Però sembra arrabbiato, nervoso.

– Ma no, non è vero, non mi hanno detto nulla di tutto ciò!– rispondo.

– E allora perché lo sai?

– Mi hanno detto che eri un modello e che la tua carriera è finita per... quello. Che sei stato in disintossicazione dalle droghe, che ora stai bene perché sei pulito.

Mi guarda stralunato, sta per dire qualcosa ma poi sorride amareggiato.

– Un altro modo di dire, ok. Mi... abituerò –, sospira, – Non sono stato a... disintossicarmi. Io non ho mai preso droghe, Florencia. Non bevo, fumo solo qualche sigaretta ogni tanto ma finisce lì.

Si ferma e poi riprende:– In quel periodo mi hanno ricoverato in ospedale per via dell'Asperger. Hanno provato a curarmi, mi hanno dato degli psicofarmaci ma alla fine hanno... capito che non è una malattia, non sono malato.

Sono... diverso. Ho modi di vedere diversi, punti di vista differenti. Non ho nulla di male, ma... ma sembra che per i neurotipici io... sia sbagliato.

Non ho notato particolari sentimenti nella sua voce ma è il concetto in sé a farmi venir una voglia matta di piangere. Sono tropo emotiva, lo so, ma non posso fare a meno di abbracciarlo pur sentendolo rigido tra le mie braccia.

– Voglio conoscerli –, gli dico.

– Che cosa?

– I tuoi punti di vista. Voglio vedere il mondo come lo vedi tu. Io sono... strana, sono ingenua e distratta, non riesco a concentrarmi su nulla e non m'impegno per farlo. Ma... non so perché, eppure penso che per te ne valga la pena. Non guardarmi così, non so cosa mi stia succedendo, eppure credo di sentirmi in qualche modo legata a te.

Jordan mi guarda a occhi spalancati.

– Quello che stai dicendo è... non lo capisco, scusami. Io non ti ho legata.

Scoppio a ridere e la tensione creata si scioglie, scivolando via assieme alla malinconia.

Questo suo lato è fantastico, meglio degli antidepressivi!

– L'ennesimo modo di dire. Ti prego, parla chiaro o... impazzirò!– mi supplica lui, ma io continuo a sghignazzare.

– Non posso, sei troppo buffo!

– Buffo?

A quel punto anche a lui scappa una risatina.

Decidiamo di uscire dal camerino per dirigerci a spendere del tempo insieme.

– Dove vuoi andare?– gli domando, curiosa di vedere come si comporta in situazioni diverse da quelle sul palco. Lui sembra riflettere.

– E te?

Mi viene subito in mente la mia più grande passione segreta, ma non posso certo rivelargliela, che figura ci farei? Ho fatto tanto per reprimerla, però... forse a lui potrei mostrarla.

– Perché sei diventata rossa?– mi domanda con l'ingenuità di un bambino.

Accidenti, se n'è accorto.

Volto appena la testa a destra per celare il mio rossore – Io...

– C'è qualcosa che vuoi... fare? – mi domanda lui.

La nebulosa del granchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora