29. La signora Campos

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Cassandra

– ...e? Cos'è, hai perso la lingua?

Martin mi scavalca, superandomi come se fossi fatta di carta velina e la cosa mi irrita non poco. Comsa osa, mentre sto parlando?

Mi volto per dirgliene quattro, restando a bocca asciutta anch'io.

Quella che si dirige verso di noi è una donna raffinata, di gran classe. I folti capelli castani illuminati da colpi di sole più chiari le cadono sulle spalle con una grazia tale da far pensare che sia appena uscita dal parrucchiere, incorniciandole un volto perfetto nonostante sia ormai solcato dai segni dell'età.

Gli occhi blu sono alteri come apparivano sulle copertine di vent'anni fa.

Paloma Campos, la madre di Florencia, avanza nella nostra direzione con passi lenti e misurati, le braccia rilassate come stesse sfilando. Non ha perso la verve nonostante si sia ritirata da secoli!

– Signora Campos!– esclama Martin, accogliendola come un cagnolino che fa le feste.

Questo servilismo mi fa venire l'acido gastrico in bocca.

Quella meraviglia di donna si guarda attorno, ignorando il fatto che io sia lì.

In realtà non saluta nemmeno Martin.

– Dov'è?– si limita a chiedere con tono scocciato.

– Sta riposando –, dice Martin. Quella lo guarda come fosse un insetto, cogliendo l'implicito invito a lasciare un po' in pace la figlia.

È evidente che la signora, come l'ha chiamata lui, non si rende conto della situazione.

Si sfila i guanti tirando con cura le dita una ad una, una calma esasperante che non sopporto e mi fa salire la rabbia.

Prima di dire qualcosa di sconveniente faccio per andarmene, venendo bloccata da Hans e Jordan che stanno venendo verso di noi.

Mio fratello si blocca a occhi sbarrati nel constatare chi ha davanti. Non osa fare un altro passo, anzi cerca di farsi piccolo piccolo, senza successo visto che quella donna lo becca subito nemmeno avesse gli occhi di un falco.

Lo guarda con aria saccente.

– Ah. Il pomo della discordia è qui.

Jo guarda subito altrove.

– Sono un uomo, non un ortaggio.

Sul viso della signora appare un sorriso canzonatorio.

– Certo, ovviamente le tue capacità si limitano a questo.

Guardo mio fratello preoccupandomi per la sua reazione, ma mi stupisce: invece di abbassare lo sguardo a disagio come fa di solito, guarda la donna con occhi pieni di rabbia.

Ma è Hans a mettersi in mezzo, intuendo che la situazione potrebbe scaldarsi.

– Signora, la prego, non lo prenda in giro. Il ragazzo è molto sensibile e...

– Lo so –, tronca il discorso la donna, ravvivandosi la folta chioma con le mani dopo aver sfilato il cappotto che Martin tiene tra le mani.

Ma insomma, un po' di dignità! Cos'è questo fare da perfetto lecchino?

– E lei chi è?– domanda volgendo gli occhi verso il dottore, che le porge la mano col suo fare cordiale.

– Sono il dottor Hans Norge, esperto in sindrome di Asperger.

– Ah, sì, sì, ho capito chi è lei. E cosa c'entra con mia figlia?

L'arroganza di questa tizia mi sta facendo venir voglia di metterle le mani addosso, tanto che Hans si volta verso di noi intimandoci di allontanarci qualche momento perché avrebbe dovuto parlare di cose personali con la signora.

La nebulosa del granchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora